Angelo Zarcone (Luciano Scarpa) vaga spaesato per una metropoli che non riconosce. Stenta a identificare anche il proprio volto, quando i suoi occhi di ghiaccio si riflettono in una vetrina. Intorno a lui, tanti piccoli dettagli lo riconducono a un nome che gli martella in testa: Diabolik, Diabolik. Ma chi è questo Diabolik? E chi è egli stesso? Giungendo in un edificio abbandonato, rifugio di emarginati, trova aiuto in una giovanissima ragazza (Claudia Stecher). Grazie al proprio tablet, lei lo assiste nel mettere insieme i pochi brandelli di memoria, che passano soprattutto dai disegni realizzati quasi ossessivamente su un taccuino e sulla parete: un uomo dal fisico aitante, mascherato, dallo sguardo magnetico.
Mario Gomboli, direttore di Diabolik e autore di tante storie del celebre ladro, si è occupato della sceneggiatura a quattro mani con il regista Giancarlo Soldi, partendo da un’intuizione molto semplice, ma decisamente efficace per questo tipo di prodotto. L’idea di base è quella di ricostruire la storia della casa editrice Astorina e di Diabolik, passando per le sorelle Giussani, le creatrici del personaggio, raccontandola attraverso gli occhi di un disegnatore che è diventato quasi un mito, se non una leggenda: Zarcone, il disegnatore del primo numero di Diabolik nel 1962. Cosa succederebbe se quell’uomo, ipotizzando che avesse perso la memoria, si mettesse a cercare se stesso? Troverebbe Angelo Zarcone, oppure Diabolik?
Raccontare Diabolik a chi ne sa poco attraverso gli occhi di chi, all’epoca, ne sapeva poco come Zarcone, essendo il primo in assoluto a conoscere il personaggio oltre ad Angela Giussani e a suo marito, si è rivelata una soluzione vincente.
Il film è un evento speciale che viene distribuito al cinema solo l’11, 12, 13 marzo. La storia originale dell'indagine dello smemorato disegnatore alla ricerca della verità si intreccia spesso con chi ha lavorato su Diabolik, talvolta sottoforma di intervista tipica da documentario, fino all’incontro diretto degli attuali autori con il protagonista. Le conduttrici indirette dell’intero docufilm, però, sono le stesse sorelle Giussani, attraverso delle rare interviste riemerse dalle Teche Rai, dove parlano del loro personaggio, mentre sono al lavoro sull’ideazione di qualche elaborato marchingegno che permetta al ladro la fuga, oppure riprese durante i loro viaggi in giro per il mondo, fino a disegni dal vivo realizzati in redazione da Giuseppe Palumbo.
Zarcone, la leggenda
Miscelando sapientemente realtà e finzione, Diabolik sono io racconta la misteriosa vicenda legata alla scomparsa di Angelo Zarcone, disegnatore del primo numero in assoluto, Il re del terrore. Il punto è che non si ha notizia se sia morto, abbia perso la memoria o se si fosse trasferito altrove. Semplicemente, dopo aver consegnato le ultime tavole in redazione nel novembre del 1962, svanì nel nulla, senza lasciare alcun recapito. Quando Diabolik giunse al suo ventesimo anniversario, le sorelle Giussani ingaggiarono persino Tom Ponzi, un celebre investigatore privato per trovarlo e festeggiare insieme a lui l'importante ricorrenza, ma persino lui non ha avuto successo.
Soprannominato il tedesco, a causa della propria carnagione chiara, i capelli biondi e l’aspetto da turista teutonico improvvisato, lo Zarcone che compare nel film unisce questi piccoli dettagli all’aspetto del protagonista. Se non sappiamo chi sia Zarcone, probabilmente Zarcone è Diabolik stesso, così come compare nel suo unico ritratto esistente, che unisce le fattezze del tedesco a quelle del celebre ladro.
Angela e Luciana Giussani, le regine del terrore
Per restare in tema, “rubo” il titolo da un’approfondita biografia scritta da Davide Barzi dedicata alle due creatrici del famoso personaggio, perché calza veramente a pennello.
Angela Giussani è l’ideatrice del primo fumetto di questo genere, con contenuti dichiaratamente per adulti, a essere realizzato in formato tascabile, che poi è diventato uno standard per molte altre pubblicazioni. Successivamente è stata affiancata dalla sorella Luciana nella stesura delle storie e insieme hanno dedicato tutta la loro vita professionale alla crescita del personaggio e del mondo che orbita intorno alla fittizia città di Clerville, la cui urbanistica e collocazione geografica risulta sempre adatta per ambientare qualsiasi storia vogliano raccontare.
Queste due signore, capaci di intessere trame ricche di furti, complessi piani, ingengosi trucchi e omicidi (mai fini a loro stessi, ma soltanto necessari per assicurare la fuga) si rivelano nell’intervista una coppia di brillanti e umoristiche autrici, lontanissime dalla serietà del loro personaggio, ma profondamente appassionate del proprio lavoro. Un simpatico aneddoto ricordato da Mario Gomboli, riassume perfettamente la personalità delle sorelle Giussani: un giorno gli prepararono il famoso “uovo alla Diabolik”. Si rivelò una semplicissima omelette, una ricetta del tutto ordinaria, con una sola particolarità: pare che l’uovo fosse rubato.
Più film che documentario, Diabolik sono io riesce nel difficile compito dell’indagare sulla storia di uno dei più importanti personaggi del fumetto italiano e internazionale, intrattenendo il pubblico più variegato e non scontentando nessuno. Il docufilm, infatti, è della giusta durata per approfondire abbastanza gli aspetti più amati dai fan e allo stesso tempo non annoia i semplici curiosi o nostalgici. Ideale per coloro che desiderano approfondire la storia di uno dei fumetti che più hanno influenzato la cultura del fumetto italiano e internazionale, tanto quanto chi ama ricordare i bei momenti passati a leggere il “Giallo a fumetti” tascabile, magari nascondendolo alla vista dei genitori. Gli ingegnosi trucchi che il ladro utilizza per sfuggire dal caparbio ispettore Ginko e i piani studiati nel dettaglio insieme all’amata e bellissima Eva Kant, sono ancora oggi un appuntamento mensile sempre fresco e appassionante, che giustifica la realizzazione di un simile prodotto.
Bonus: altri illustri ospiti
Partecipano al documentario, in veste di intervistati o comparse, anche molte figure legate al fumetto italiano; Gianni Bono, giornalista, editore di Edizioni IF e creatore del Museo del Fumetto di Lucca; Andrea Carlo Cappi, autore di molti romanzi e racconti con protagonisti i personaggi dei fumetti tra i quali Diabolik ed Eva Kant, nonché collaboratore della serie Segretissimo Mondadori; Stefania Casini, sceneggiatrice, regista e produttrice che, tra le altre cose, ha partecipato con Giancarlo Soldi alla produzione del documentario Cercando Valentina. Il mondo di Guido Crepax; Alfredo Castelli, prolifico e colto sceneggiatore da cinquant’anni, ha creato il personaggio di Martin Mystère; Tito Faraci, attuale sceneggiatore di Diabolik, ma anche Disney, Bonelli e Marvel, curatore della collana Feltrinelli Comics; Carlo Lucarelli, scrittore, regista, sceneggiatore, conduttore televisivo e giornalista, ha creato l’Ispettore Coliandro e La Porta Rossa e ha scritto il soggetto per il numero 153 di Dylan Dog, La strada verso il nulla; Milo Manara, celebre fumettista internazionale grazie al fascino sensuale delle proprie tavole; i Manetti Bros, Marco e Antonio, registi, sceneggiatori e produttori cinematografici, vincitori del David di Donatello che stanno lavorando su un vero e proprio film di Diabolik; Giuseppe Palumbo, disegnatore del primo numero di Diabolik in versione remake su sceneggiatura di Alfredo Castelli nel 2001.
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