- La conquista del West – La storia
- Sentieri Selvaggi – Tecnica
- Gli Spietati – Gli attori
- C'era una volta il West – Conclusioni
Il western sta timidamente rientrando nella programmazione cinematografica d’alto profilo. Lo ha dimostrato Quentin Tarantino con The Hateful Eight e lo hanno ribadito i fratelli Coen con La ballata di Buster Scrugg, ora è il momento di Jacques Audiard di dedicarsi al genere dissacrante reso celebre da Sergio Leone. Lo fa con I fratelli Sisters, film che si promuove come commedia fortemente in contrasto con la filmografia del regista, ma che finisce con il fare lo sgambetto agli spettatori riconfermando per vie traverse la solidità del suo autore.
La conquista del West – La storia
Charlie (Joaquin Phoenix) e Eli (John C. Reilly) Sisters sono fratelli uniti tanto dal sangue quanto dalla violenza. Sono due sicari al soldo dello spietato Commodore (Rutger Hauer): lui comanda, loro eliminano. E sono molto efficienti nel farlo. Eli inizia a essere logorato da quella vita sporca di omicidio, sente la necessità di fermarsi e, magari, salvare il suo compagno dalla spirale di autodistruzione alla quale sembra sempre più abbandonarsi.
Un’ultima missione li separa dall'epilogo del loro percorso: devono approfittare delle informazioni raccolte dal detective John Morris (Jake Gyllenhaal) e terminare un insignificante personaggio che risponde al nome di Warm (Riz Ahmed). Le cose prendono però una piega imprevista quando Morris, preso da rimorsi e sincero interesse, fa amicizia con la sua preda, decidendo di aiutarlo nei suoi progetti e nascondendo le orme del suo passaggio.
Sentieri Selvaggi – Tecnica
Ancor prima dell’immagine, a investire lo spettatore è il suono. La pellicola si apre in una prateria, è il termine del crepuscolo, non vi sono luci artificiali: una voce rompe il silenzio domandando la consegna di un uomo. Nasce una sparatoria ritmata da bagliori stordenti. Torna il silenzio, torna l'oscurità. Il sound design, sin dal primo istante, domina i sensi, la musica li accompagna con classe e discretezza, senza mai imporsi con fare pacchiano o invadente.
Le immagini curate da Benoît Debie non sono da meno: nella fotografia nulla si staglia in maniera eclatante, Audiard non ha la necessità di urlare il proprio talento a la Denis Villeneuve. La camera da presa avviluppa, immerge, accompagna in un’esperienza che è prima di tutto narrativa. Vi sono pochi passi zoppicanti e sono tutti legati a scene oniriche o introspettive che, seppur di notevole qualità, male si armonizzano al ritmo intavolato.
Gli Spietati – Gli attori
Fenomenali tutti. Gyllenhaal si destreggia in un accento a lui alieno, ma mantiene salde le redini dell’esperimento accompagnandolo con una forte quando sottile fisicità; Phoenix è sempre garanzia di performance profondamente perturbanti; solo Reilly – gravato ormai da anni di commedie – sembra stridere con le tinte del progetto, ma bastano pochi minuti perché il personaggio di Eli possa prendere vita nella sua intricata complessità. Riz Ahmed sbiadisce all'ombra di tali bestie sacre: ha meno gavetta alle spalle e il personaggio da lui interpretato risulta piatto. Anche tenendo conto di queste insidie, riesce ugualmente a offrire una prestazione più che adeguata, ottima e funzionale nel supportare gli altri colleghi, veri protagonisti della trama.
Una nota essenziale: nei limiti del possibile evitate la visione della pellicola in lingua italiana. Frequentemente capita che il doppiaggio italiano non sia in grado di sostenere le sfumature dei più caratteristici attori di oltreoceano, ma qui stravolge completamente le atmosfere. Gli accenti vengono ignorati, le inflessioni della voce sono squillanti e sarcastiche, le sfumature di decadente miseria svaniscono lasciando un vuoto difficile da colmare.
C'era una volta il West – Conclusioni
Jacques Audiard sovverte ogni aspettativa: invita lo spettatore a godersi a mente leggera un western alleggerito da elementi comici, quindi tradisce la fiducia accordata facendo deragliare il tutto nel dramma più cupo. Il mondo de I fratelli Sisters è imprevedibile, crudele, caotico e spietato, la sofferenza intensa viene alleviata solamente dai rari sprazzi di speranza. Un film non per tutti, ma che si maschera con arguzia per coinvolgere un genere di pubblico che altrimenti se ne terrebbe alla larga.
Alcuni finiranno con il cadere vittima del trabocchetto, usciranno dalla sala di proiezione confusi, magari pure irritati, sicuramente sconvolti. La genialità dell’opera è questa: ancor prima del preoccuparsi di appagare i cinefili, il regista decide di voler trascinare nell'esperienza coloro che non andrebbero mai a cercarsela, cioè quei personaggi che più hanno bisogno di assorbire un punto di vista diverso da quello imposto dal linguaggio dominante.
I fratelli Sisters
Regia di Jacques Audiard
Con John C. Reilly, Joaquin Phoenix, Jake Gyllenhaal, Riz Ahmed, Rebecca Root, Allison Tolman, Rutger Hauer, Carol Kane, Richard Brake, Hugo Dillon
Scritto da Patrick DeWitt, Jacques Audiard
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