Ed e Lorraine Warren (Patrick Wilson e Vera Farmiga), dopo aver messo le mani sulla bambola malefica Annabelle, la rinchiudono dentro una teca benedetta, situata in una stanza contenente una miriade di oggetti malefici. La stanza, l'equivalente di una polveriera, è chiusa. Inoltre sulla teca c'è un cartello: Attenzione! Non aprire assolutamente!
Insomma, ci sono tutte le premesse perché la bambola sia tutt'altro che al sicuro. Specialmente quando i due coniugi si devono assentare da casa.
Il pericolo non arriva dalla figlia decenne degli Warren, Judy (Mckenna Grace), che nonostante la piccola età è ben conscia della pericolosità della materia trattata dai genitori. Arriva invece da un'adolescente inquieta, Daniela Rios (Katie Sarife), amica di Mary Ellen (Madison Iseman), baby sitter di Judy. La ragazza, per scopi del tutto personali, e in una catena di circostanze senza senso, libera la bambola, la quale diventa il catalizzatore dell’attenzione di tutti gli spiriti maligni che aleggiano nella stanza.
Spiriti che cominciano a perseguitare la ragazze che, anche con l’aiuto dello spasimante di Mary Ellen, Bob “ha le palle” (sic) (Michael Cimino, ari sic), si prendono una bella notte di spavento nella missione di riporre la bambola nella teca, per bloccare il suo nefasto influsso.
Nel mentre i coniugi Warren sono impegnati in qualche caso, ignari dell’inferno scatenatosi tra le mura domestiche.
Il vero problema di Annabelle Comes Home, in Italia senza altrettanta molta fantasia Annabelle 3, sta proprio nel fatto che non c’è mai un vero e proprio senso del pericolo imminente.
I giovani protagonisti vagano per la casa, con spiriti di ogni sorta che muovono oggetti e si palesano loro più o meno a caso, come in una casa degli orrori da luna park. Spiriti che spariscono appena si illumina un po’ la stanza e che solo in rarissimi momenti sembrano volere il sangue, rimanendo comunque frustrati nei loro intenti.
È veramente poco per un film che in qualche modo vuole tirare le fila del The Conjuring Universe, con un “super gruppo” di spiriti maligni che potenzialmente potrebbe fare qualsiasi cosa, mettendo tutto a ferro e fuoco.
La tensione pertanto scema, perché 106 minuti di corridoi bui e di “spiriti che fanno bum!” sono un po’ troppi. A quel punto meglio l’attrazione del luna park, con la sua pur minima interattività, della sua stiracchiata e passiva versione cinematografica.
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