5 anni dopo Avengers: Infinity War e poco tempo dopo Avengers: Endgame, Peter Parker (Tom Holland) vorrebbe solo andare in vacanza. Peter è stato tra i “blippati”, ossia tra coloro che Thanos aveva letteralmente fatto sparire dall’universo. Anche altre persone a lui care hanno subito la stessa sorte, per cui il rientro è stato meno traumatico di altri che hanno scoperto che la vita di persone a loro care era andata avanti di cinque anni. Come abbiamo visto nel trailer, anche MJ (Zendaya), Ned (Jacob Batalon), Betty Brant (Angourie Rice) e persino Flash Thompson (Tony Revolori) non sono invecchiati di un giorno. Insieme a Peter e ad altri studenti adesso vorrebbero godersi il meritato viaggio d’istruzione in Europa, al termine di un periodo tanto tormentato. Anche la zia May (Marisa Tomei), ormai conscia dell’identità di Peter, cerca di riprendersi la sua vita dopo essere stata “blippata”.
Ma le minacce non finiscono mai. Creature elementali, fatte di acqua, terra, aria e fuoco, provocano morte e distruzione. A queste si contrappongono i ritrovati e un po’ spaesati Nick Fury (Samuel L. Jackson) e Maria Hill (Cobie Smulders), che hanno come insolito alleato Quentin Beck (Jake Gyllenhaal), soprannominato poi Mysterio, un uomo che sembra sapere molto della natura della minaccia. In mancanza di altri supereroi, impegnati in altre missioni o indisponibili, questa improvvisata task force chiede aiuto a un riluttante Spider-Man, costretto a intervenire quando uno degli attacchi si verifica proprio in una delle tappe del suo viaggio, a Venezia.
Peter si trova quindi coinvolto in diversi conflitti: la volontà di non essere coinvolto in imprese eroistiche; il peso del dolore per la perdita e del sentirsi indegno dell’eredità del suo mentore Tony Stark, sacrificatosi per la salvezza dell’Universo; la ricerca di un momento buono per rivelare i suoi sentimenti a MJ, con la concorrenza di altri spasimanti; la criticità del trovarsi sia a salvare i suoi amici, combattendo una minaccia che si rivela più pericolosa di quanto non sembrasse all’inizio. Il tutto viaggiando per l’Europa, dall’Italia a Praga, passando per l’Austria, con una battaglia in Germania, una puntata in Olanda e lo scontro finale a Londra, sfoggiando diverse tenute da battaglia.
Come Peter se la caverà è compito vostro scoprirlo. Spider-Man: Far From Home, diretto da Jon Watts, su sceneggiatura di Chris McKenna ed Erik Sommers, presenterà varie sorprese e capovolgimenti di prospettive, per cui sarebbe rischioso dire altro.
I suoi 129 minuti scorrono bene, anche se all’inizio il ritmo sembra frenato. Il motivo c’è in realtà, perché il primo capovolgimento sarà quello che comincerà a illuminare i punti oscuri del primo atto. Come un gioco di prestigio, scopriremo più volte che lo spettacolo in superficie era solo preparatorio al vero culmine, che se in alcuni casi era atteso, in altri rimette tutto in discussione.
Come in un puzzle ben fatto, alla fine tutti i pezzi vanno al loro posto.
Se il fronte del divertimento è assicurato, c’è da evidenziare che la messa in scena dell’Europa è evidentemente frutto degli stereotipi turistici degli statunitensi. Il film sembra auto ironizzare con una battuta su come gli americani pensano di essere visti dagli europei, ma è proprio un accenno. Fondamentalmente l’Europa è uno sfondo, gli scontri avrebbero potuto essere ambientati in qualsiasi posto con poche modifiche senza snaturare il film, diversamente da New York, ambiente naturale dei supereroi Marvel e di Spider-Man forse più di altri. Anche le canzoni e le musiche che fanno da sfondo a queste escursioni europee sono decisamente stereotipate.
Non brilla per originalità neanche la colonna sonora originale di Michael Giacchino, ma questo ormai è un problema ricorrente nelle scelte musicali del MCU.
In ogni caso, non si ha molto tempo per riflettere durante la visione. C’è tanta azione, tanti momenti ironici e divertenti. La storia, come da tradizione delle storie di Spider-Man, ha anche il giusto spazio per i comprimari. Una miscela ormai consolidata da una macchina produttiva che sbaglia poco, visto l'obiettivo di realizzare un prodotto di disimpegnato divertimento.
Alla fine ad essere accontentati sono tutti i fan Marvel. I vecchi fan che ritrovano la caratterizzazione di Peter come genio immaturo e incostante, ma che quando si concentra si rivela essere all’altezza dei migliori cervelli della Marvel. Allo stesso modo, i nuovi fan cresciuti con un MCU forgiato dalla figura di Tony Stark, sapranno che Spidey sarà uno dei punti di riferimento futuri.
Ripensando al film si evidenzia con chiarezza la sua doppia natura: da un lato chiusura della Fase Tre del MCU, dall’altra lancio di esche al pubblico che presagiscono alcuni temi della Fase Quattro.
Non pensiate però che Spider-Man: Far From Home sia un film per soli iniziati, nonostante in fondo sia un “finale di stagione”. La struttura del film non impedisce che possa essere un punto d’ingresso. La disponibilità in home video dei pregressi, e i passaggi in cui con semplicità si riescono a riassumere i temi delle puntate precedenti, lo rendono alla fine fruibile anche da solo.
A tal proposito concludo dicendo che questo è uno di quei casi in cui le scene finali, una dopo la prima parte dei titoli di coda e l’altra proprio alla fine, sono indispensabili e da considerare parte integrante del film. Le sorprese che contengono hanno la funzione sia di dare una spiegazione ancora più chiara di alcuni dettagli della trama, degli strani comportamenti di alcuni personaggi in questo film, che di aprire gli orizzonti narrativi del seguito di questo film e dell'intero MCU.
Buon divertimento.
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