Il primo capitolo di IT uscito al cinema nel 2017 si è chiuso con sette tredicenni che hanno fatto un giuramento, stretti in un cerchio, suggellando la promessa solenne con il proprio sangue: se It non fosse realmente morto, sarebbero tornati per finirlo. Bill Denbrough (James McAvoy), Beverly Marsh (Jessica Chastain), Richie Tozier (Bill Hader), Ben Hanscom (Jay Ryan), Eddie Kaspbrak (James Ransone) e Stan Uris (Andy Bean) in gioventù hanno abbandonato Derry e ottenuto successo nella vita dopo la terribile battaglia contro It (Bill Skarsgård), il Male assoluto. Hanno tutti lasciato la città, eccetto Mike Hanlon (Isaiah Mustafa), che è rimasto a Derry come un guardiano, per tenere d’occhio qualsiasi segnale sull’eventuale ritorno del mostro. Quando il ciclo di misteriosi omicidi e sparizioni è ricominciato dopo ventisette anni, per Mike è stato il momento di contattare i membri del club uno a uno. Sarebbero tornati tutti? E soprattutto, avrebbero ricordato la terribile esperienza?

I Perdenti riuniti dopo ventisette anni. Bill Hader è Richie Tozier, Jessica Chastain è Beverly Marsh, James McAvoy è Bill Denbrough, James Ransone è Eddie Kaspbrak, Isaiah Mustafa è Mike Hanlon, e Jay Ryan è Ben Hanscom. © 2019 WARNER BROS. ENTERTAINMENT INC.
I Perdenti riuniti dopo ventisette anni. Bill Hader è Richie Tozier, Jessica Chastain è Beverly Marsh, James McAvoy è Bill Denbrough, James Ransone è Eddie Kaspbrak, Isaiah Mustafa è Mike Hanlon, e Jay Ryan è Ben Hanscom. © 2019 WARNER BROS. ENTERTAINMENT INC.

Una scena potentissima e quantomai attuale celebra il risveglio di It dopo il lungo riposo, riportando il terrore a Derry. I protagonisti quindi abbandonano le rispettive vite per tenere fede all’importante giuramento del quale non possiedono più alcun ricordo, se non una sensazione di puro terrore.

Tornati in città e condividendo i racconti con i vecchi amici poco a poco l’antica amicizia riaffiora, insieme a terrori dimenticati. Avviene in un momento di convivialità a tavola, la quiete prima della tempesta, dove in maniera spielberghiana il regista Andy Muschietti tira le fila della storia precedente e la narrazione prende veramente il largo. Con la mente razionale adulta i Perdenti non si sentono certo all’altezza del compito. Se il primo film era un vero e proprio viaggio dell’eroe, qui gli archetipi narrativi continuano, perché assistiamo a un naturale rifiuto della chiamata. Però Mike ha un piano, questa volta è convinto che possano davvero uccidere It, ma devono essere saldi nella volontà.

D’altra parte è chiaro che It teme i Perdenti e si impegna al meglio per farli desistere dal portare a termine il lavoro cominciato ventisette anni prima. I suoi espedienti spaventosi funzionano bene, se non meglio, sulle menti razionali degli adulti, che rischiano di perdere persino la ragione. A differenza dei bambini non sono più abituati ad accettare il mostro sotto il letto come una, seppur spaventosa, quotidianità.

Ai Perdenti! © 2019 WARNER BROS. ENTERTAINMENT INC.
Ai Perdenti! © 2019 WARNER BROS. ENTERTAINMENT INC.

Sebbene la vicenda sia ambientata nei giorni nostri con i protagonisti adulti, sono doverose alcune nuove scene che seguono le vicende dei ragazzi, in un passaggio tra presente e flashback mai forzato. Questi collegamenti diretti tra le due pellicole hanno il pregio di approfondire meglio il legame tra i personaggi.

Vedremo quindi nuovamente l'originale Club dei Perdenti composto dai giovani Jaeden Martell il leader Bill "Tartaglia", Wyatt Oleff è di nuovo Stan, Sophia Lillis nei panni di Beverly, Finn Wolfhard è il chiacchierone Richie "Boccaccia", Jeremy Ray Taylor l'ingegnoso Ben, Chosen Jacobs è Mike, e Jack Dylan Grazer resta il solito Eddie.

Il regista Andy Muschietti dirige i giovani attori. Foto: Brooke Palmer. © 2019 WARNER BROS. ENTERTAINMENT INC.
Il regista Andy Muschietti dirige i giovani attori. Foto: Brooke Palmer. © 2019 WARNER BROS. ENTERTAINMENT INC.

Le atmosfere e soprattutto i comportamenti del clown Pennywise creano la giusta inquietudine e minaccia, soprattutto di fronte alle sue vittime predilette: i bambini. Il canone avviato nel capitolo uno è coerente, che resta vincolato a un orrore più materiale, sebbene questa volta un espediente magico sia stato inserito. L’essenza dell’IT narrativo, insomma, resta integra. Naturalmente le scene immaginifiche dell’omonimo romanzo di Stephen King, soprattutto nel confronto con la vera forma di It, non potevano essere riprodotte fedelmente, perché il cinema ha bisogno di una messa in scena visivamente appagante e pienamente comprensibile. Non mancano però le continue strizzate d’occhio al capolavoro del Re, che senz’altro verranno colte dai fan.

Una vecchia cicatrice può tornare a sanguinare, a Derry. © 2019 WARNER BROS. ENTERTAINMENT INC.
Una vecchia cicatrice può tornare a sanguinare, a Derry. © 2019 WARNER BROS. ENTERTAINMENT INC.

Raccontare una storia così strutturata con personaggi principali, It compreso, che vanno contati usando due mani comporta il rischio di lasciar sfuggire alcuni dettagli, qualche incongruenza logica che però non intacca l’esperienza emozionale. La storia è stata adeguatamente riadattata per il medium e ridotta per non allungare eccessivamente la durata, siccome raggiunge già la bellezza di quasi tre ore che tuttavia filano via molto lisce, forse persino frettolosamente. Il ritmo nel “tempo presente”, infatti, è una rincorsa. L’uso inevitabile della computer grafica non sempre raggiunge del tutto lo scopo; inscena visioni impossibili e terrificanti, ma in certi momenti risultano piuttosto artefatte e perdono efficacia.

Sono tornato! © 2019 WARNER BROS. ENTERTAINMENT INC.
Sono tornato! © 2019 WARNER BROS. ENTERTAINMENT INC.

Questa seconda e ultima parte non regge il confronto col primo capitolo, che offriva una trama più lineare e arricchita di maggior mistero. Il compito della pellicola è quello di spiegare quello che era rimasto in sospeso e chiudere il ciclo, alzando l’asticella della spettacolarità. Un incarico ben svolto, sempre considerando il prodotto nel suo spazio cinematografico. Chi cerca riferimenti ad altre opere e la connessione con un universo narrativo molto più esteso troverà tutta la magia di cui ha bisogno in un malloppo di 1200 pagine.

La recensione di It: Capitolo 1:

IT: Capitolo 1

IT: Capitolo 1

Articolo di Emanuele Manco Lunedì, 16 ottobre 2017

La recensione del primo film che adatta il romanzo capolavoro di Stephen King.

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La Tartaruga non ci può aiutare – Riservato ai Fedeli Lettori

I punti riportati di seguito non sono da considerarsi spoiler, ma rivelano alcune novità soltanto per chi non avesse letto il romanzo originale. Chiunque si sia sentito a disagio al pensiero di tenere in mano un malloppo alto un palmo oppure avesse abbandonato la lettura, se non vuole avere sorprese può tranquillamente interrompere in questo punto. Seguiranno semplici curiosità rivolte principalmente a coloro che Stephen King chiama Fedeli Lettori e che amano scovare i dettagli tra le opere tratte dai suoi scritti. Restiamo disponibili per una conversazione nei commenti o nel forum di FantasyMagazine.it.

Gli attori di It Capitolo Due si sentono molto "artistici". Foto: Brooke Palmer. © 2018 WARNER BROS. ENTERTAINMENT INC.
Gli attori di It Capitolo Due si sentono molto "artistici". Foto: Brooke Palmer. © 2018 WARNER BROS. ENTERTAINMENT INC.

Il luogo della battaglia finale a conclusione del primo capitolo non era che l’anticamera della vera tana di It. E questa è separata da una botola che reca un curioso simbolo.

Si dice che Eddie abbia praticamente sposato la propria madre. Infatti Myra è interpretata da Molly Atkinson, la stessa attrice che ha prestato il volto a Sonia Kaspbrak.

La “caccia ai ricordi” dei Perdenti adulti è dettata più dalla logica che dal vago “andiamo per Derry in cerca di qualcosa che certamente si manifesterà”. È legata alla nuova formula del rito di Chüd.

Fin dall’inizio del film allude che i libri scritti da Bill siano molto belli, ma dal finale poco soddisfacente. Un critica mossa spesso nei confronti di Stephen King, che lui stesso accoglie con molta ironia.

L’automobile che usa Henry Bowers in latitanza, purtroppo non è una Plymouth Fury bianca e rossa del 1958, bensì l’auto di Belch Huggins vista nel film precedente. Chissà se Belch (l’originale “tassista” di Bowers nel libro) l’aveva amorevolmente battezzata Christine…

Il finale, dopo la battaglia con It, è stato riscritto donando maggior coerenza con la storia in generale.