Incredibilmente bello e gelidamente coraggioso, Viggo Mortensen impersona Aragorn con una straordinaria aderenza sia al personaggio letterario scaturito dal genio di J.R.R. Tolkien che a quello cinematografico creato e voluto da Peter Jackson.

Come attore, cos’è che l’attrae di Aragorn?

La sua battaglia interiore, profondamente radicata in lui. E’ oppresso dal peso di innumerevoli segreti e conosce cose che pochi altri sanno, eccettuati forse Gandalf, Galadriel e Elrond. E’ un fardello veramente pesante.

Da dove vengono questi segreti?

Quando suo padre, erede del trono di Gondor, venne ucciso dagli Orchi di Sauron, sua madre lo portò, ancora bambino, a Granburrone dove venne allevato. Soltanto dopo vent’anni venne a conoscenza di essere un principe. Gli fu anche rivelato, però, che se Sauron fosse venuto a conoscenza che era sopravvissuto un erede al trono di Gondor avrebbe fatto di tutto pur di ucciderlo. Quindi Aragorn lasciò Granburrone sotto mentite spoglie e assunse un nome diverso e apprese diverse altre lingue. Dovette imparare a vivere nascosto e devo dire che ci riuscì molto bene.

Qual’è la più importante sfida che deve sostenere Aragorn?

La sua battaglia più grande è quella di essere se stesso, senza vergognarsi delle sue paure e dei suoi dubbi. Mi riferisco a questo tipo di sforzo. Mi è piaciuto contribuire al conseguimento, anche se in parte, di quel tipo di onestà intellettuale. Ritengo che in questo senso sia un personaggio assolutamente schietto.

Nel terzo film, nei rapporti tra Aragorn e Gandalf, si verificherà una svolta decisiva?

Sì, Gandalf è amico e mentore di Aragorn da prima ancora che abbia inizio l’avventura de Il signore degli Anelli. Ma in questo film Aragorn dovrà compiere delle scelte, quelle che tutti noi dobbiamo fare prima o poi – anche nei confronti dei nostri genitori o dei nostri maestri – e decidere autonomamente cosa fare della sua vita. Da allievo si trasforma in uomo.

Cosa pensa del legame tra Aragorn e Arwen?

Quello che mi viene subito in mente è che entrambi si rendono conto che la loro unione è molto profonda e che durerà oltre le loro stesse esistenze. Sono l’uno nella mente dell’altra. Sanno da sempre che sono destinati a stare insieme.

Le scene spettacolari costituiscono il marchio di fabbrica di questi film. Cosa si devono aspettare gli appassionati da Il Ritorno del Re?

Sicuramente Minas Tirith è una sequenza che fa colpo. Molto più spettacolare di Granburrone, o Edoras o Lothlorien. Intendo dire, se la scena del Fosso di Helm era imponente per la sua durezza, Minas Tirith è, come dire, l’altra faccia, quella limpida, del Fosso di Helm. Un posto ricco di tradizioni e storia, è un immagine molto bella.

Tra i doveri di Aragorn, uno dei più ardui consiste nel chiedere aiuto a una legione di morti. Chi sono questi guerrieri?

Molto tempo prima, quando Isildur era re di Gondor, questi uomini avevano stretto un patto con lui; ma, corrotti da Sauron, tradirono Isildur e l’alleanza tra gli Uomini e gli Elfi. Per questo motivo vennero condannati a condurre un’esistenza di fantasmi fino a quando un erede di Isildur non li avesse convocati per combattere a fianco del Reame di Gondor. Solo così avrebbero potuto riposare in pace.

Com’è stato girare le scene del Sentiero dei Morti?

Abbiamo girato le scene in uno strano posto nel nord della Nuova Zelanda che mi ha fatto venire in mente le Badlands del Sud Dakota. Un posto assolutamente proibitivo, con inquietanti formazioni rocciose sulle quali non cresceva niente. Non è stato come trovarsi davanti a uno schermo blu sul quale man mano si aggiungono gli altri elementi, eravamo lì fisicamente.

Dicono che le scene di battaglia de Il Ritorno del Re siano straordinarie. Qual’è il segreto che le ha rese tali?

La scena del Fosso di Helm, che rappresenta il punto focale del secondo film, sarà sicuramente superata dalle scene del terzo film. Peter Jackson adora le scene di battaglie, più imponenti sono e maggiore è il numero dei combattenti e meglio è. E qui che viene fuori il bambino che è in lui. Possiede una collezione di migliaia di soldatini. Le scene di questa epica battaglia funzionano perché lui ha fatto sì che le emozioni fluissero liberamente, è possibile vedere gli sforzi dei singoli individui, le loro sofferenze e le loro conquiste all’interno di questo gigantesco quadro.

Qual’è stata per lei la sorpresa più bella in quest’ultimo film?

Eowyn e la capacità di compenetrare il personaggio da parte di Miranda Otto. Quando mi sono reso conto che nel terzo film veniva dato risalto alle sue capacità di guerriero ne sono stato contento. La gente di Rohan ha sempre potuto contare sulle sue donne per difendere il loro paese e ho pensato che era importante che questo aspetto venisse messo in evidenza. Miranda ha svolto un lavoro superbo. E’ stata meravigliosa, sono sicuro che gli spettatori ne resteranno colpiti.