La meteora è precipitata, ha colpito la terra. Tutto quanto poteva essere fatto per evitarlo o per salvare il genere umano, è stato fatto.
E questo è ciò che ci aspetta dopo.
Uscito in anteprima, di quasi 2 mesi, in occasione di Lucca Comics & Games 2019, il numero 400 di Dylan Dog è passato quasi sotto silenzio a causa delle enormi polemiche che ha portato con sé l’annuncio da parte di Repubblica del matrimonio tra Dylan e Groucho. Non intendiamo tornare sull’argomento, se siete curiosi potete leggere la nostra recensione qui, ma possiamo assicurarvi che il numero davvero destinato a far parlare di sé, è questo. E Ora, l’Apocalisse! non è il solito e classico albo celebrativo. Beh, in realtà è anche quello, ma soprattutto è una storia potentissima destinata a scuotere la serie fin dalle fondamenta e, forse, anche a rivoluzionarla completamente.
Cercheremo, con enormi difficoltà, di parlarne senza fare troppi spoiler, ma sarà inevitabile che qualcosa possa filtrare lo stesso, proseguite la lettura a vostro rischio e pericolo.
E Ora, l’Apocalisse! esce in anteprima in edizione di pregio, con copertina rigida e in grande formato per far meglio apprezzare le tavole di Angelo Stano e Corrado Roi. Proprio per meglio godere del tratto originale dei due autori, dell’uso della china, delle mezze tinte e delle sfumature, la storia è in bianco e nero. L’edizione regolare che uscirà in edicola a fine dicembre, invece, sarà a colori, come ogni multiplo di 100 da tradizione Bonelli. Come sarà possibile aggiungere dei colori a queste tavole è compito arduo da immaginare, perché in bicromia hanno una potenza e un impatto veramente notevoli e la sensazione è che aggiungervi qualcosa rischierebbe solo di fargli perdere forza.
I disegni di Stano, suo praticamente tutto l’albo, sono a dir poco straordinari e bucano la pagina con una sapiente alternanza tra tavole estremamente dettagliate e realistiche ed altre ad alto impatto estetico, quasi fossero illustrazioni a sé stanti infilate nel mezzo della narrazione. Alternanza e gioco di stili reso possibile anche dalla particolare sceneggiatura firmata da Roberto Recchioni.
Ve lo anticipiamo: aspettiamo al varco le innumerevoli polemiche che porterà con sé, perché si tratta di un albo così tanto nello stile di Dylan e al contempo così tanto fuori dagli schemi, che non potrà che scatenare un putiferio.
In questo numero 400 Dylan sembra dover fare i conti con sé stesso, con ciò che è, ciò che era, ciò che è diventato e, forse, ciò che sarà. Più volte viene infranta la quarta parete sconfinando nel metafumetto, andando a toccare una tematica che Recchioni aveva già affrontato nella stagione finale di John Doe, ed evidentemente a lui molto cara, quella del rapporto tra un personaggio e il suo autore.
Il viaggio di Dylan sul suo galeone, e qui Stano sembra voler fare a gara con Cavenago, che aveva sfornato tavole meravigliose in occasione di Mater Dolorosa, perché realizza dei disegni che fanno strabuzzare gli occhi, è il viaggio di un personaggio alla ricerca del suo autore. Come in Cuore di Tenebra di Conrad (e più ancora nella trasposizione di Francis Ford Coppola Apocalypse Now), Marlow è alla ricerca del misterioso Kurtz, ma finirà per trovare sé stesso, così Dylan cerca qualcosa, ma è destinato a trovare altro.
Ma se ci si fermasse solo a quello che mostrano le immagini, non si renderebbe dignità a questo volume e al suo messaggio. E Ora, l’Apocalisse! non è soltanto una storia di Dylan Dog: spiazzante, assurda, profonda, dagli sviluppi potenzialmente destabilizzanti, ma anche un vero e proprio manifesto di Roberto Recchioni, della sua narrativa e dei suoi progetti sulla serie. Perché se da una parte c’è un continuo gioco di rimandi e citazioni, da quelle più auliche a quelle più pop, esercizio particolarmente caro all’autore romano, dall’altra c’è il chiaro intento di dichiarare la propria indipendenza, di scrollarsi di dosso l’ingombrante fardello del continuo paragone con un passato mitizzato. Questo numero 400 è un pugno in faccia a tutti i membri del partito: “ma i primi 100 erano meglio” e, al contempo, a coloro che desiderano un continuo cambiamento immoto. Nuove storie, tutti i mesi, purché tutto rimanga come è, nulla cambi, in una sorta di parafrasi della celebre frase del Principe di Salina “Tutto deve cambiare, perché tutto rimanga come è”.
Con il pensionamento di Bloch già si era gridato allo scandalo, al tradimento del canone, salvo, volendo leggere senza il paraocchi, accorgersi che questo cambiamento, in realtà, non aveva cambiato praticamente nulla. Al contrario Bloch era diventato più tridimensionale e anche più centrale nelle storie in cui compariva, rispetto a quello in cui si era trasformato negli ultimi anni, e l’introduzione di due nuovi personaggi come Carpenter e Rania ha creato nuove e interessanti dinamiche capaci di vivacizzare la continuity della serie.
Con E Ora, l’Apocalisse!, Recchioni sembra voler gridare in faccia a tutti i critici a prescindere di qualsiasi cambiamento, che non hanno capito nulla di Dylan Dog. Che il vero Dylan Dog, quello di Tiziano Sclavi, quello che hanno imparato ad amare, era un fumetto che continuava a mutare, sempre al passo con i tempi e con le mode. Non una sterile scimmiottatura di stilemi e tematiche che sembravano funzionare 20 e più anni fa, fossilizzato in un eterno presente che non lascia spazio all’arrivo del domani. Quello di Recchioni appare come un messaggio d’amore rivolto al personaggio, prima ancora che all’autore che l’ha reso grande, ma proprio per questo motivo estremamente destabilizzante per i lettori, forse anche quelli dalla mente più aperta.
Sarebbe esistito Dylan senza l’intuizione, la classe, il genio di Tiziano Sclavi?
Sicuramente no.
Ma può esistere un Dylan Dog senza Tiziano Sclavi?
Può il personaggio diventare più grande del suo immenso creatore?
La risposta di Recchioni è sì a entrambe le domande.
E Ora, l’Apocalisse! mette in scena, in maniera metaforica, proprio questo rapporto: la necessità di confrontarsi con il proprio creatore e di andare oltre per non rimanere per sempre imbrigliati nei fantasmi di un passato che non può tornare. Se non si può tornare al passato, dunque, è inutile continuare a cercare di copiarlo, bisogna guardare al futuro. Un futuro in cui Dylan ha bisogno di respirare aria nuova e di camminare con le sue gambe, senza continuare a guardarsi indietro. Bisognerà continuare a sperimentare cose nuove, magari anche commettendo degli errori, o non si potrà mai tornare ad avere le qualità indiscusse che l’hanno reso un fenomeno di costume negli anni ’80 e ’90.
Naturalmente tutto questo dovrà essere messo alla prova dei fatti di come la serie si evolverà nel proseguo e nei numeri successivi al 400, ma si tratta di un primo passo decisamente notevole. Il finale dell’albo, poi, lasciato alle sapienti sfumature di Corrado Roi, a ideale collegamento e rimando con il 401 (come già era stato il finale del 399), siamo certi che non mancherà di far parlare di sé a lungo per le possibili implicazioni che porta con sé, e che le interviste contenute in calce al volume rendono ancora più importante.
Per concludere, il numero 400 di Dylan Dog E Ora, l’Apocalisse! è un numero potenzialmente destinato a restare nella storia del personaggio. Sia per la storia in sé, dalla fortissima valenza simbolica e metanarrativa, che per i disegni di un maestro come Stano, che, infine, per quello che vuole apparire come il primo passo verso una vera e propria rivoluzione del personaggio fin dalle sue fondamenta. Quali conseguenze possa avere, ancora non lo sappiamo, ma siamo ansiosi di scoprirle.
2 commenti
Aggiungi un commentoSecondo me Roberto Recchioni sta promettendo esclusive, regali o gadget in cambio di queste "recensioni", che in realtà sono delle vere e proprie marchette. Mi chiedo dove sia finito lo spirito critico.... Gli appasionati di Dylan Dog ora sarebbero una sorta di nazisti reazionari perchè semplicemente non digeriscono le scelte assurde e ridicole di Roberto Recchioni, autore fra i più sopravvalutati e di cui non parla nessuno se non in Italia? A parte la citazione sbagliata (quella giusta è: "Se vogliamo che tutto rimanga com'è, bisogna che tutto cambi") vorrei capire se cambiare deve corrispondere a distruggere. Dylan Dog non è un fumetto Marvel o DC, non si può e, a mio avviso, non dovrebbe diventare un prodotto commerciale di quel tipo. Dylan Dog era un fumetto d'autore ora è diventato un'accozzaglia di citazionismo fino a se stesso, linguaggio inutilmente volgare, arrogante e presuntuoso, cioè Roberto Recchioni... Cambiare vuol dire mandare in pensione Bloch, dare un cellulare a Groucho e dare a Dylan un modo di esprimersi più "americano"? Questa sarebbe la grande rivoluzione che il partito dei conservatori avversa? Dylan era colto, l'horror e lo splatter erano presti per parlare di altro, dell'animo umano, dell'inquietudini, della società. Oggi, a parte i disegni che sono sempre di grande livello, abbiamo storie ridicole, scritte male, con testi che sfociano nel ridicolo. Per non parlare di questo ciclo della meteora che invece degli hype sta generando solo ansia e praticamente tutti i lettori non vedono l'ora che termini. La copertina con del matrimonio con Groucho non è solo una ruffianata, ma è pure roba vecchia. E' da 10 anni che serie tv e film sono popolate da coppie gay e affrontano il tema dell'omofobia... A questo punto era meglio far accoppiare Martin Mystère con Java che sa pure di selvaggio e primitivo... Infine questa storia del metalinguaggio non è altro che l'ennesima dimostrazione dell'egocentrismo di Roberto Recchioni che non si limita a fare un discorso alla Dario Argento per intederci, no, lui vuole proprio infilarsi ovunque, apparire, far sentire la sua presenza: Dylan deve essere come lui ma anche John Ghost, così come suo dev'essere lo stile e la linea editoriale. eh Basta... Speriamo di poter vedere una bella vignetta finale che mostra Recchioni sulla sua moto Tuareg (o quello che è) che si dirige verso l'infinito e oltre (molto oltre) con tutti i personaggi di Dylan che lo salutano invitandolo a non tornare più.
Tralascio il resto delle considerazioni perché ne potrà discutere con l'autore, se vorrà o potrà. Come direttore ci tengo a dire che questa non è pubblicità. L'albo il recensore se lo è comprato e non metto in dubbio la sua indipendenza di pensiero. E anche quando un editore fornisse un libro, non verrebbe mano la libertà di critica, positiva o negativa che possa essere.
Poi su tutto il resto potete discutere tra voi "dylaniati".
Saluti
Aggiungi un commento
Fai login per commentare
Login DelosID