Abbiamo incontrato Mauro Uzzeo e Giovanni Masi, i due autori de Il Confine, in una piovosa mattina lucchese, nella cornice di una piazza Antelminelli dominata dalle prime immagini del prossimo film targato Bonelli, Dampyr, di cui Uzzeo e Masi sono co-sceneggiatori.
Il passaggio da una forma di scrittura all’altra non spaventa i due autori: fumetto e cinema sono linguaggi con grammatiche, con regole, diverse (e, ovviamente, con budget molto diversi!), ma loro sono abituati a declinare la loro scrittura nei più svariati ambiti.
Dampyr, pur non nascendo come storia per il cinema, è particolarmente adatto alla trasposizione sul grande schermo, grazie al percorso eroico del suo protagonista Harlan, che sullo schermo avrà il volto di Wade Briggs.
Avvistati in Romania i vampiri di Dampyr dal Lucca Comic & Games 2019
Svelato il titolo del primo film del Bonelli Cinematic Universe.
LeggiMa è sul loro fumetto Il Confine, che sfogliamo per la prima volta all’edizione 2019 del Lucca Comics and Games, che concentriamo la nostra attenzione: il primo volume, La Neve Rossa, ci spiazza per le sue improvvise virate sul colore rosso, intenso, che dominano la scena ogni volta che accade qualcosa di nuovo. Il Confine racconta la storia di un sonnacchioso paesino al confine tra Italia e Francia, nella zona di Bardonecchia, scosso dalla scomparsa di un’intera scolaresca in gita. La scelta del titolo, ci raccontano Uzzeo e Masi, non è casuale, ma ha accompagnato il progetto fin dalla nascita: un titolo breve, semplice da ricordare, non legato a un personaggio ma alla dimensione corale della storia e all’elemento strutturale portante del racconto, il confine appunto. La scelta dell’ambientazione non è infatti per nulla casuale: qualunque confine è, infatti, un mondo a se stante: da un punto di vista geografico (e la zona di Bardonecchia è uno dei punti scelti dai migranti per arrivare in Francia, un punto in cui molti sono morti); ma il confine è anche una barriera, come quella che separa sanità mentale da follia, o adolescenza da età adulta. Il confine è anche un luogo instabile, con una storia molto lunga, che possiamo immaginare come pezzi di un puzzle da ricostruire.
Per qualcuno, il confine può essere anche un punto di arrivo: ma solo chi ha un passato complesso e chi ha già, nella sua vita, attraversato un confine, può scegliere un luogo come questo come un punto di arrivo. I personaggi della storia, gli adulti che si muovono in questo mondo sconvolto dalla scomparsa dei bambini, sono tutti compromessi dalla vita e dalla loro storia personale: l’isolamento di un piccolo paesino di frontiera è, in sé, un setting border-line, adatto, secondo Uzzeo e Masi, a creare una culla ideale per un racconto corale. Se nell’immaginario comune possiamo intendere uno scenario cittadino come una giungla, il paese, più “barbarico” rappresenta l’archetipo della tribù. La storia ha comunque due protagonisti, i due investigatori chiamati a risolvere il caso della scolaresca scomparsa, che si trovano a interagire con quello che appare come un normale caso di cronaca, in cui però nulla è come ci si aspetta. Il Confine, infatti, è un thriller soprannaturale, dalle tinte lovecraftiane, in cui la presenza del fantastico è accennato, ma può esistere o essere solo una percezione dei lettori (e dei protagonisti).
L’ambizione dei due autori è ricreare le atmosfere del genere letterario cui appartengono Lost (per lo spiazzamento che causa nello spettatore), e, soprattutto, Twin Peaks: ed è proprio a Twin Peaks che Uzzeo e Masi fanno riferimento nel parlare del primo volume, La Neve Rossa: come la scomparsa di Laura Palmer diventa una chiave di accesso per permettere a un’ampia porzione di pubblico di entrare nella storia, utilizzando una struttura da soap-opera che viene sovvertita, così anche ne Il Confine la porta di accesso alla storia è ampia (la scomparsa della scolaresca, per permettere al pubblico di entrare facilmente nella narrazione, consentendo a tutti l’ingresso nel mondo narrativo). Tra i riferimenti che si possono leggere tra le righe possiamo trovare anche Les Revenants, in cui dobbiamo ipotizzare un avvenimento non spiegabile, in un fantastico che però non è mai direttamente approcciato. Ma la vera fonte di ispirazione per gli autori è un fatto di cronaca reale, la mobilitazione del pubblico davanti al salvataggio, in diretta, dei ragazzi rimasti bloccati in una grotta della Thailandia, e l’atmosfera angosciante, trasmessa da tutti i media, per l’incertezza del lieto fine della storia, cioè della sopravvivenza dei ragazzi. Non bisogna cercare troppi riferimenti ad altri testi ne Il Confine: il Postmoderno, con la sua ansia di riprendere altre opere, è un fenomeno che andrà a esaurirsi. L’esagerata ricerca di citazioni da parte degli autori (come accade in Stranger Things) è un mezzo per cercare empatia con il lettore, ma spesso i lettori trovano citazioni anche laddove non ci sono (quindi no, la scomparsa dei bambini all’inizio della storia non è un riferimento a Stranger Things!). Aspettiamo dunque di scoprire se nel proseguimento della storia la scomparsa dei bambini, e degli altri fatti strani cui assistiamo nel primo volume, troveranno una spiegazione e in che modo sarà declinato il fantastico all’interno della narrazione.
Aggiungi un commento
Fai login per commentare
Login DelosID