La vita non è stata facile per Apollo Kagwa. Figlio dell'immigrata dall'Uganda Lilian Kagwa e di Brian West, di Syracuse (Stato di New York), ha in sé diversi retaggi e nessuno.

Cresciuto dalla madre dopo che il padre li ha abbandonati in circostanze mai chiarite, è diventato un commerciante di libri proprio grazie all’unica eredità paterna: una scatola di libri.

Inseguendo grandi occasioni, conosce un mondo quasi parallelo, quello degli amanti dei libri antichi, impara i trucchi necessari a spuntare i migliori prezzi, girando tra quartieri e sobborghi della città di New York.

L’incontro con la bibliotecaria Emma porta l’amore nella sua vita. Un amore grande. Ma la nascita di un figlio, anziché portare gioia alla coppia, sembra avere adombrato la loro esistenza. Emma non sembra più la stessa. Anzi sembra disconoscere il loro figlio, fino a quando compie un gesto estremo e si dilegua, lasciando un Apollo sconvolto a chiedersi perché.

L’indagine che Apollo compirà lo porterà a scoprire un mondo parallelo, una società segreta che vive tra le pieghe nascoste della moderna New York, in quartieri dalla lunga storia, nei quale sembrano ancora oggi essere attuali le leggende più antiche, prendendo forma e corpo.

Possono esistere le streghe a New York? In quale conflitto si ritrova coinvolto Apollo?

Favola di New York di Victor LaValle è tanti libri in uno.

La prima parte è forse quella che giustifica in qualche modo il titolo italiano. Una storia metropolitana. Un percorso di crescita, di educazione sentimentale, nel quale i protagonisti sono i personaggi e i loro sentimenti. Una storia realistica nella quale i contorni del fantastico sono appena accennati, quasi invisibili, in filigrana.

Anche la svolta tragica degli eventi sembra essere figlia di una tragedia psicologica, ma già la sua preparazione lascia intendere che non tutto sia come sembra. La successiva indagine nel mondo nascosto di New York spalanca invece le porte di universi e di abissi molto più ampi di quanto non si riesca a pensare inizialmente.

Ecco che una piccola storia di sentimenti apre le porte di una cosmogonia complessa, di orrori atavici, leggende portate dall’Europa nel Nuovo Mondo, ancora vitali.

Il tema che torna è pertanto quello della persistenza degli antichi miti nel mondo moderno, mai sopito dai tempi dei racconti di Padre Purcell scritti da Sheridan Le Fanu, Malpertuis di Jean Ray, rinnovato e riproposto di recente in American Gods di Neil Gaiman e reso più pop e giovane da Rick Riordan. In questo caso il titolo originale The Changeling, potrebbe dare una precisa indicazione di cosa si sospetti sia avvenuto del bambino di Emma e Apollo.

Se in qualche passaggio questa New York ha della analogie con la Ghent tenebrosa di Jean Ray, l’originalità di LaValle è nella sua grande capacità di evocazione, valida per tutti i registri del romanzo, che tiene fino alla fine, avvinghiando il lettore che non vuole perdersi neanche una pagina.

E riesce a farlo senza giri di parole, ma con frasi mirate e precise. Leggere e allo stesso tempo dense.

Ho trovato il finale un po’ affrettato, con alcuni fili tirati velocemente per tornare sulla vicenda umana, ma il valore del libro resta intatto.

Il valore aggiunto è la compresenza della città di New York, resa in modo più vivido di molto cinema. LaValle è in grado di farci sentire tra le sue strade, i suoi odori, i suoi mezzi pubblici.

Considero questo libro imprescindibile per chiunque voglia un fantastico che riesce perfettamente a calarsi nella realtà di oggi, illuminando angoli oscuri, meandri apparentemente invisibili, ma per vedere i quali basta sincronizzare il battito delle nostre ciglia con il loro respiro di visibilità.