La settimana appena trascorsa ha portato spunti interessanti per chi fruisce di storie. I fatti riguardano un film che pur non essendo fantasy ha di certo una visione tutta sua del periodo storico in cui è ambientato: Via col vento, celebre film del 1939 diretto da Victor Fleming, ispirato all’omonimo libro di Margaret Mitchell. Un romanzo storico che ha per sfondo gli Stati Uniti del Sud del periodo della guerra di Secessione e anni seguenti. Gli eventi che hanno riguardato l'uccisione dell'afroamericano George Floyd a Minneapolis non sono parte delle nostre notizie, per cui vi consiglio di leggerne da altre parti. Quegli eventi hanno provocato proteste contro il razzismo, non solo di piazza. Tra le prese di posizione, quella di John Ridley, co-sceneggiatore di 12 anni schiavo, che in una lettera a Los Angeles Times ha chiesto a HBO Max, servizio di streaming che al momento non è nel nostro paese, la rimozione di Via col Vento. Il titolo è eloquente: Via col Vento rende romantici gli orrori della schiavitù.
Una presa di posizione che ha avuto una ampia copertura mediatica. Qualche giorno dopo Variety ha riportato che HBO Max ha disposto la momentanea rimozione del film dal catalogo, alla quale ha fatto seguito la precisazione che sarebbe stato rimesso con una introduzione che presenterà una discussione sul suo contesto storico e una denuncia delle sue rappresentazioni razziste
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Questi eventi non entrano nel nostro ambito di appassionati di fantastico, ma di fruitori di storie. Via col Vento, pur avendo uno sfondo storico, è alla fine un'opera di fantasia, non un libro di storia e di certo l'autrice del libro originale non aveva la pretesa del perseguimento della verità storica, ma una sua visione narrativa. Nei mondi fantastici d'altra parte, si mettono in scena comportamenti umani del tutto corrispondenti a quelli del mondo reale, anche i peggiori. Abbiamo recensito proprio questa settimana Sigmata: This Signal Kills Fascist, un gioco di ruolo che tocca lo spinoso tema dei totalitarismi. Insomma la linea di demarcazione tra rappresentazione dei mondi realistici e dei mondi fantastici sul fronte tematico è praticamente inesistente. Se comune è l'intento di raccontare una storia, nel farlo la pregnanza dei temi non deve essere sottovalutata.
Se una piattaforma sente l'esigenza, sia pure dopo eventi luttuosi e una forte esposizione mediatica, di mettere degli avvisi su una sua opera in catalogo, è motivo di riflessione. Nel nostro ambito abbiamo visto Disney+ presentare alcuni dei propri classici con una nota a video per avvisare gli spettatori che quei prodotti mettono in scena "rappresentazioni culturali obsolete".
Perché è necessario avvisare gli spettatori? Alcuni, anche il sottoscritto, pensano che l'ottimo sarebbe che siano i fruitori a contestualizzare, grazie alla loro cultura personale. Per seguire un'opera non è necessario condividere comportamenti e pensieri dei personaggi. Con un buon livello di scolarizzazione e di cultura personale dovrebbero essere tutti in grado di contestualizzare. Ma dobbiamo darlo per scontato?
Ho cominciato, nel pormi la domanda, a pensare di no, dopo un'iniziale perplessità sulle iniziative, forse anche opportuniste e di facciata, di HBO Max e Disney+. Le attuali derive razziste e complottiste ci spiegano molto di quest'epoca, nella quale persone che si suppone abbiano quel livello minimo di comprensione del mondo assumono posizioni che personalmente ritengo senza alcun senso.
La mia personale convinzione è che ogni opera sia figlia del suo tempo, e di certo se producessimo oggi un film come Via col Vento non lo dovremmo mettere in scena in quel modo. Non solo per una necessità di verità, ma sarebbe totalmente sbagliato realizzare un'opera oggi senza tenere conto di una diversa sensibilità ai temi della disuguaglianza. Di qualsiasi genere essa sia. Ma sarebbe anche sbagliato, per esempio, rappresentare gli anni '60 /'70 dello scorso secolo senza mostrare gente che fuma ovunque, o andare a censurare i film degli anni '60 togliendo le sigarette. Vi ricordate l'orribile revisione di E.T. di Steven Spielberg, nella quale al posto delle pistole erano state messe digitalmente delle radio in mano agli inseguitori di Elliot e l'alieno?
Ma qui non si parla di censura. Si parla del fatto che un fornitore di contenuti, una volta tanto, ha preferito non deresponsabilizzarsi. Sì, dovrebbero essere scuola e famiglia a formare le persone, a metterle in grado di capire quanto sbagliata sia una rappresentazione falsata della realtà, o quanto siano sbagliati i comportamenti razzisti o sessisti dei personaggi. Ma questo deve esimere chi scrive o fornisce contenuti dal fare la propria parte? No, visto che, ahimé, la TV diventa troppo spesso la tata alla quale si affidano i figli, o lo strumento con il quale a tutte le età si forma la visione del mondo.
Le opere di finzione non sono neutre. Meglio rendersene conto. Forse è davvero meglio una spiegazione in più che dare tutto per scontato. Mi duole essere arrivato a questa conclusione, ma temo che questi non siano tempi in cui si possa essere ottimisti.
Stabilito che le storie non sono neutre, viviamo in tempi in cui come fornitori di notizie dobbiamo rinnovare il nostro impegno, anche nei settori dell'intrattenimento, a perseguire l'obiettività e la correttezza dell'informazione.
E in tal senso accogliamo con piacere la partnership con Fantasy Voice, un organo informativo che nasce dall'idea di nostri collaboratori, della cui nascita abbiamo dato con piacere notizia questa settimana.
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