MS Edizioni riporta in auge e rinfresca una saga di librigioco appartenenti a un’epoca passata, ovvero traduce e rinfresca le avventure del Prete Gianni, meglio note con il nome Misteri d’Oriente. Ne viene fuori un ritorno nostalgico che tuttavia si libera dalle goffaggini che macchiavano il prodotto originale.

Il Background editoriale

La Saga du Prêtre Jean arrivò in Italia nel lontano 1989 per mano di Edizioni EL, casa editrice che era all'epoca sulla cresta dell’onda, possedendo sotto al suo ombrello anche noti librigioco quali Lupo Solitario e Oberon. Cinque volumi de i Misteri d’Oriente giunsero sugli scaffali, quindi la serie fu abbattuta anzitempo, a tre episodi dalla sua naturale conclusione. In Italia – e solo in Italia – l’arco narrativo fu abusivamente raccolto dai membri di  Librogame’s Land, i quali si rimboccarono le maniche per dare vita a prodotti ufficiosi che andassero a quietare la frustrazione dell’epilogo tronco.

A prescindere dalla sua sfortunata parabola editoriale, Misteri d’Oriente è stata un’esperienza importante e formativa per molti giocatori. Il suo brio naive e il suo carattere bizzarro hanno infatti lasciato un segno sull'immaginario dei giovani dell’epoca: la scelta di MS Edizioni di riesumare il brand giunge quindi come una conseguenza naturale, pienamente in linea con la riscoperta di questo peculiare genere letterario. Questa nuova iterazione dei classici ha però una svolta aggiuntiva, con la casa editrice che si è impegnata attivamente a ottimizzare il gioco sistemando alcuni piccoli inciampi del prodotto originale, nonché introducendo delle sezioni inedite. 

Il setting

Nobile Occidentale che si è votato alle crociate al fianco di Re Riccardo, Prete Gianni intraprende la difficile decisione di abbandonare il suo titolo e i suoi averi per attraversare il Medio Oriente alla ricerca del Vecchio della Montagna, il saggio Hasan ibn as-Sabbah che da tempo si è ritirato nella torre più alta della sua fortezza di Alamut. Con il suo aiuto, il cavaliere spera di ottenere immortalità ed eterna felicità, ma per farlo deve prima raggiungere la mitologica ed elusiva Shangri-la, città misteriosa la cui posizione è ormai stata inghiottita dall'oblio. 

La figura di Prete Gianni si ispira un personaggio topico della letteratura, un vero caposaldo che si muove a cavallo tra fantasia e leggenda. Storici e letterari hanno identificato in questo individuo romanzato un non meglio specificato sovrano orientale, ipotizzando persino che potesse trattarsi di Gengis Khan. Ne i Misteri d’Oriente, la figura di Prete Gianni è decisamente meno complessa, il suo ruolo è quello di un integerrimo templare impegnato in una crociata contro creature estrapolate da diversi bestiari medievaleggianti.

Per clima e atteggiamento, La Fortezza di Alamut deve molto agli scritti di Robert Ervin Howard, soprattutto alle avventure di Solomon Kane. Queste similitudini sono probabilmente dovute al fatto che Doug Headline, autore dei Misteri d’Oriente, sia un noto fan dello scrittore statunitense, tant'è che gli è stata affidata anche la traduzione francese di Conan il Barbaro.

Il Sistema di gioco

La scheda personaggio di Prete Gianni si divide in due caratteristiche principali: forza e vita. Ambo i valori vengono generati casualmente con un lancio di dadi e influiscono in maniera radicale sull'intera esperienza di gioco, dimostrandosi gli elementi essenziali attorno a cui orbita l’intera giocabilitá. 

I giocatori tirano dadi da sei anche nel caso degli scontri, sia per il proprio personaggio che per gli avversari che devono affrontare. I reciproci risultati vengono sommati al punteggio forza, quindi i due totali vengono confrontati. Chi emerge vincitore infligge un danno equivalente alla differenza dei punteggi d’attacco, facendo crollare il bacino di energia del combattente sconfitto. La sfida prosegue fino a che una delle due parti non esaurisce il suo valore vitale, stramazzando al suolo.

Oltre ai punteggi fisici, si rende necessario tenere conto anche la capienza di carico. Il templare ha infatti a disposizione una bisaccia dagli spazi contenuti, un limite non particolarmente pressante che però non è da prendere sottogamba, soprattutto in occasione delle prime partite, ovvero quando si affronta l’avventura senza sapere quali siano gli oggetti da preservare a ogni costo. In aggiunta a quanto detto, Prete Gianni può portare con sé fino a quattro otri piene d’acqua o di altri liquidi.

Rispetto alle regole originali, Misteri d’Oriente vanta delle regole svecchiate che riequilibrano le frustrazioni che segnavano l’edizione degli anni Ottanta. Completamente ribaltato è per esempio il cosiddetto “Giudizio di Dio”, ovvero la norma che voleva un game over immediato per tutti quei giocatori che avevano la sventura di lanciare un doppio uno. Ora questa legge draconiana viene mutata in un intervento divino ben più benevolo: in caso si ottenga come risultato un doppio sei, sarà l’avversario a incorrere immediatamente in una fine truculenta. A livello di difficoltà, questa rivoluzione va a ribilanciare le rare sfide logoranti presenti nel tomo, offrendo una “scappatoia” alla soffocante sensazione di vedersi schiacciare senza avere alcuna opportunità di difendersi. 

Il libro

La Fortezza di Alamut si presenta come un volume di dimensioni 13x20 cm, una dimensione poco più grande delle tradizionali edizioni tascabili. Le sue pagine sono custodite da una copertina gommata con alette e preservate sul posto da una brossura fresata, una tecnica di stampa non particolarmente prestigiosa, ma qui eseguita con una certa grazia, rendendo l’idea di aver per le mani un oggetto destinato a preservarsi nel tempo.

Le 296 pagine sono tutte stampate in bianco e nero, ma vengono arricchite dai numerosi disegni nostalgici dell'illustratore Jacques Terpant. Per chi non avesse sotto mano dei dadi da sei, sul lato superiore destro di ogni pagina sono simulati sotto forma di stampa i risultati dei tiri di gioco, così che basti sfogliare a caso le pagine del librogioco per poter immergersi direttamente nell'avventura arabeggiante.

Conclusioni

La fortezza di Alamut risveglia sentimenti antichi senza stancare con dinamiche obsolete o moleste. La rigiocabilitá è alta, con ramificazioni che fanno vivere esperienze potenzialmente molto diverse a seconda del percorso intrapreso, spingendo i lettori ad affrontare la trama a molteplici riprese. La narrazione è sopra alle righe, quasi naive, ma una volta accettata tale premessa il testo offre risvolti di grande intrattenimento e persino  l’epilogo, per quanto non conclusivo, risulta soddisfacente.

Nonostante ogni episodio di Misteri d’Oriente possa essere vissuto autonomamente, bisogna infatti tenere in conto che l’intera saga sia pensata per essere fruita in sequenza e che, ora come ora, l’opera risulti ancora incompleta. In tal senso bisogna riconoscere a MS Edizioni una dose quasi sovrannaturale di buona volontà. La casa editrice è  infatti entrata in contatto con Doug Headline, al secolo Tristan Jean Manchette, cosí dal poter valutare con lui possibili soluzione alla brusca troncatura delle vicende di Padre Giovanni. Non sappiamo ancora se questo confronto porterà nel tempo a risultati concreti, ma i presupposti sono positivi.