L'avvertenza iniziale, abbastanza ovvia in una serie del genere, è di non provare neanche a vedere questa seconda stagione di The Umbrella Academy senza aver visto la prima.
Dal finale della prima stagione sappiamo che i ragazzi Hargreeves non solo non sono riusciti a evitare la fine del mondo ma che, al contrario, l'hanno provocata.
Il tentativo disperato di Cinque (Aidan Gallagher) di portare indietro nel tempo se stesso e tutti i suoi fratelli ha avuto un inatteso effetto collaterale: tutti i fratelli si sono ritrovati a Dallas, ciascuno in un periodo diverso dal 1960 al 1963, quasi a ridosso della famigerata data del 22 novembre 1966, ovvero l'attentato a John Fitzgerald Kennedy.
Ma il vero problema non è tanto la prossimità dell'attentato, quanto che sin dalla prima puntata scopriremo che i fratelli hanno portato con loro attraverso il tempo l'ennesima fine del mondo. Questa volta nel 1963.
Modulo che vince non si cambia
Il modulo base della trama della prima stagione si ripete.
1) C'è un qualche motivo per il quale i fratelli sono divisi e si devono riunire e fidarsi gli uni degli altri.
2) C'è una catastrofe da evitare.
3) Ci sono dei cattivi, questa volta dei killer svedesi, mandati da una Commissione che vuole che il tempo resti per com'è, cercando di uccidere i fratelli Hargreeves.
Come finirà e se stavolta le cose andranno diversamente dalla prima stagione dovrete scoprirlo voi. Ci sono delle sorprese in merito.
Nuovi temi
Se la trama ridotta all'osso è quella della prima stagione, ci sono dei temi che la collocazione negli Stati Uniti degli anni '60 consente di trattare, sia pure senza esagerare con l'approfondimento: le disuguaglianze sociali e le discriminazioni razziali e sessuali dell'epoca in primis. La reazione di ragazzi nati nel 1989 a una società che non consente loro di essere e di esprimere se stessi è fonte di vari spunti.
Inoltre scopriremo di più sul passato di Sir Reginald Hargreeves (Colm Feore), vivo e vegeto nel 1963, e su cosa l'abbia poi portato a fondare la Umbrella Academy.
Differenze stilistiche
La vera differenza è il ritmo maggiore impresso alla storia. Libera dal dover ripresentare i personaggi principali, la trama vola sulla situazione contingente e ripropone il suo modulo fatto di incalzanti eventi, combattimenti serrati, drammi emozionali e canzoni pop che hanno fatto la fortuna.
Elementi che l'hanno resa qualcosa di autonomo rispetto al prodotto originale, il fumetto di Gerard Way e Gabriel Bá.
Conclusioni
È vero che The Umbrella Academy non dice veramente nulla di nuovo sui temi dei supereroi, o dei viaggi del tempo e i loro paradossi, o del fanta-complottismo, ma è anche vero che, come sempre, la sfida è anche il come si raccontano le cose, in modo che intrattengano quanto serve.
In questo caso lo scopo è pienamente riuscito, la serie scivola via senza annoiare, gettando il ponte verso il terzo arco narrativo.
Aggiungi un commento
Fai login per commentare
Login DelosID
