Proseguono le iniziative del Corriere della Sera legate alla pubblicazione di romanzi fantasy, della quale abbiamo già parlato la settimana scorsa nelle notizia Il fantasy del Corriere della Sera (notizie/3173).
Nel Magazine in edicola giovedì 21 luglio è stato pubblicato un articolo scritto da Camilla Baresani e Renato Mannheimer che traccia l'identikit del lettore medio di letteratura fantastica.
Sulla base di un'indagine condotta dall'istituto ISPO (sondaggio del 22 e 23 giugno) su un campione di residenti in Italia di età superiore ai diciassette anni, è emerso che i lettori fantasy sono in prevalenza uomini (16% in più delle donne) di età compresa tra i quattordici e ventiquattro anni e di conseguenza in larga parte studenti (15% in più rispetto alla media) o diplomati (14 % in più della media), residenti in maggior parte nel nord (6% in più rispetto alla media) in comuni di grandi dimensioni (5%).
E fin qui nulla di strano. Sono percentuali che lasciano il tempo che trovano, visto che nell'articolo non sono date informazioni fondamentali quali il campionamento della popolazione, le tecniche utilizzate per raccogliere i dati, le tipologie di questionari somministrati ai lettori. In fondo possiamo considerarlo come uno studio di marketing condotto da un imprenditore prima della pubblicazione di un nuovo prodotto.
Ciò che invece ha catturato la nostra attenzione è stata l'equivalenza: lettura fantasy uguale letteratura di destra. Dal sondaggio è emerso che "i più assidui consumatori di narrativa fantasy sono giovani che si dichiarano di destra", ma questo non stupisce i due opinionisti, visto che "durante i facinorosi anni '70, al fantasy venne appiccicata l'etichetta di lettura-culto dei ragazzi di estrema destra". "La novità, semmai," si legge scorrendo l'articolo, "è che ora li leggono anche i ragazzi di sinistra, però senza la medesima assiduità, visto che solo in pochi casi la loro esperienza di fantasy supera i due libri".
Non è possibile commentare queste frasi in quanto accanto a questa affermazione non è stato riportato alcun dato numerico da valutare e visto che, anche in questo caso, valgono gli interrogativi già elencati sul modo in cui è stato condotto il sondaggio.
Possiamo considerala come una nota a margine, una nota di colore, nella quale ogni singolo lettore è libero (e ci mancherebbe altro) di riconoscersi. Aprire una polemica su questo argomento sarebbe sterile e non condurrebbe da nessuna parte. Basta ricordare il vociare fatto intorno alla figura di Tolkien, e sulla corsa da parte degli intellettuali di tutti gli schieramenti per confutare l'idea che il geniale scrittore inglese fosse di destra anziché di sinistra (ricordiamo che ci siamo già occupati del dibattito nelle notizie/809 e notizie/1684). Questa spasmodica corsa al voler etichettare un genere letterario è un ritornello trito e ritrito; è un gioco delle parti, che alle parti interessate, ossia i veri appassionati della lettura, non interessa. Anzi questo forzato voler ricondurre a slogan di destra o a ideali di sinistra le gesta dei vari Harry Potter, Aragorn e Frodo è un gioco di cattivo gusto.
Questa è solo la punta dell'iceberg delle somme tirate dagli autori che ci prendiamo la briga di criticare. Da una sterile estrapolazione dei dati riportati in una tabella all'interno dell'articolo, Baresani e Mannheimer hanno concluso che il lettore medio di fantasy si rifugia in mondi paralleli popolati da draghi, maghi e fate perché in fuga dalla realtà. "Si tratta di giovani che spesso hanno solo assaggiato la realtà in cui si trovano a vivere e già la rifiutano costruendosene un'altra, avventurosa e ben poco prosaica, dove i problemi si risolvono con pozioni e bacchette magiche, e i mostri non sono i compiti e i doveri più ordinari bensì lotte titaniche per la salvezza di interi popoli".
Che dire? Quello tratteggiato nel Magazine del Corriere è un dipinto ben poco lusinghiero di 1.656.000 di lettori italiani (è questo secondo una stima statistica, riportata nell'articolo, il numero degli appassionati di fantasy in Italia).
A una lettura più attenta, però, l'articolo mostra il suo vero limite: è stato scritto da persone che presumibilmente poco conoscono del variegato mondo del fantasy. Gli autori, a titolo di esempio, citano Il Signore degli Anelli e il contestato Harry Potter, titoli che in qualche modo possono essere l'emblema di questo tipo di letteratura ma che non la esauriscono.
Le considerazioni degli autori sono intervallate da brani tratti dal Signore degli Anelli (opera che, ci permettiamo di ricordare, il Corriere della Sera sta pubblicando a puntate). Interessante a questo proposito è il commento alla presentazione dell'Unico Anello.
I Tre più belli (anelli, ndr.) sono stati nascosti dai Re degli Elfi e la sua mano (Sauron, ndr.) non li ha mai sfiorati né macchiati. Dei Sette toccati ai Re dei Nani, tre li ha ripresi e gli altri sono stati annientati dai Draghi. I Nove che diede agli Uomini Mortali, grandi e orgogliosi, servirono a irretirli. Tanto tempo fa caddero sotto il dominio di quell'Unico Anello diventandone gli Spettri, ombre sotto la sua grande Ombra, i suoi servitori più terribili.
Da queste poche righe discende una curiosa interpretazione: "Come avrete notato in questo brano tratto da Il Signore degli Anelli, nel fantasy abbondano le maiuscole". Ossia visto che in uno dei più noti romanzi del genere si usano molte maiuscole in tutta la letteratura fantasy questa è una regola che non viene mai disattesa.
Il ragionamento non si ferma qui: si usano le maiuscole "quasi a voler dare un'enfasi di drammatica unicità a nomi, cose e definizioni: caratteristica che in effetti corrisponde all'esasperata emotività degli adolescenti, alla freschezza di sguardo che ancora impedisce di relativizzare le esperienze vissute".
Eccoci qui! Ci risiamo. Chi scrive o legge fantasy soffre della sindrome di Peter Pan, personaggio fantastico che fugge dalla realtà e si nasconde su un'Isola che non c'è dove vive incredibili avventure tra pirati e sirene in compagnia dei bambini sperduti. Torna il cliché del lettore fantasy che vive fuori dal mondo, del quale abbiamo già dato conto nell'articolo Leggi Harry Potter? Con te non uscirò mai! (/notizie/1759).
Sinceramente la leggerezza dell’articolo sorprende. Si può accettare una visione così semplicistica che riduce un fenomeno così esteso al semplice Abracadabra, al miscuglio di occhi di rospo e code di lucertola? Un sociologo e docente universitario e una scrittrice e opinionista rampante potevano compiere un piccolo sforzo in più e andare oltre questa visione superficiale.
Nell’articolo non vengono presi in considerazione elementi fondamentali della letteratura fantastica che potrebbero offrire una chiave di lettura del mondo nel quale viviamo. Un mondo post industriale, frenetico, che ci condanna alla solitudine e all’insoddisfazione.
Nei libri fantasy la lotta tra il bene e il male, che, è bene ricordare, raramente vince, non è immediata, non è indolore. Come nella vita reale non tutto si risolve “con pozioni e bacchette magiche”. Gli eroi, incarnazioni di virtù, devono lottare duramente per soverchiare un potere più forte di loro, un potere che può essere rappresentato dal più potente mago di tutti i tempi o da un semidio. I personaggi di questi romanzi soffrono, sia da un punto di vista fisico che da un punto di vista morale. Uomini, Elfi, Maghi, Maghetti, Nani si trovano davanti delle scelte da compiere per un bene più grande. Sono disposti a compiere sacrifici per salvare i propri compagni. In molti casi devono affrontare la morte di fratelli e andare avanti.
Senza considerare il colpevole silenzio su uno degli elementi fondamentali dei romanzi che tanto amiamo: la socialità. L’unione di più uomini o donne, in alcuni casi degli estranei, che imparano a vivere quasi in simbiosi per il raggiungimento di un fine comune e che per tale motivo, al di là di eventuali antipatie personali (non si può certo dire che Harry Potter e il Professor Piton vadano d'amore e d'accordo) o rancori legati a insolute questioni ereditarie (ricordiamoci che Boromir tratta con una certa leggerezza il suo signore Aragorn), cooperano per il raggiungimento del risultato.
Dal mondo magico, dove tutto si risolve in luci, fumi di zolfo e lingue ormai dimenticate, ci giunge forte un messaggio contro il razzismo, l'ignoranza e la paura del diverso. Anche in questo caso La Compagnia dell'Anello di J.R.R. Tolkien è un'ottima cartina di tornasole. Chi meglio del nano Gimli e dell'elfo Legolas possono testimoniare la superficialità di certi diffusi pregiudizi?
Tutto questo, e molto altro, possono assicurare gli assidui lettori del fantasy, è la trasposizione in un “mondo magico e rurale, preindustriale, dove di scientifico e logico e ragionevole non c’è nulla” di ciò che nel nostro mondo, dominato dalla competizione portata all’eccesso, dai furbi e da chi è senza scrupoli, non c’è più.
Se amare la letteratura fantasy vuol dire non riuscire ad accettare questa realtà, come poter dar torto a chi preferisce immedesimarsi in principi e principesse e partire all’avventura per far fuori il drago crudele?
In chiusura è doverosa un'ultima chiosa: questo articolo di Baresani e Mannheimer è stato scritto a corollario dell'iniziativa Estate a colori. L'indagine probabilmente è stata condotta per delineare il profilo dei lettori per i quali sono state pensate le collane Giallo-Thriller, Rosso-Fantasy, Arancio-Comedy, Verde-Storico e Azzurro-Italiano. Quello del 21 luglio è stato il secondo profilo pubblicato dato che la settimana scorsa è stato il turno del lettore tipo di thriller e gialli. Quello che lascia perplessi è come mai tali considerazioni sociologiche non siano state condotte nei confronti di quanti si appassionano a letture quali Il collezionista d'ossa. Non rimane altro che aspettare per vedere come la prossima settimana sarà affrontata la figura di chi legge romanzi comici.
Permetteteci l'ultimo guizzo d'orgoglio: chi ama veramente il fantasy non si lascia ingabbiare in queste discussioni. Soprattutto se a portarle avanti è il giornale che presentando il video gioco del Ritorno del re, venduto in edicola con il Corriere della Sera e la Gazzetta dello Sport, ha cominciato l'articolo con un simile strafalcione: "Gollum e Shelob nella mitica torre di Saruman: alzi la mano chi non li ha mai sentiti nominare. Sono i personaggi principali e l'ambientazione della Trilogia del Signore degli Anelli, l'affascinante mondo di leggende sassoni e celtiche scoperchiato dalla fervida fantasia dello scrittore John Ronald Reuel Tolkien".
87 commenti
Aggiungi un commentoAve,
Domanda perfida.......
Ave.
Domanda indiscreta più che altro ops:
Oppure domanda da idiota che soffre del pregiudizio esattamente contrario (lo confesso ).
Ritiro la domanda
Ovviamente mi diverto anche con altri generi letterari, e in ogni caso considero il divertimento un passatempo altrettanto nobile e valido quanto il fare pensieri cupi e profondi leggendo le poesie di Baudelaire o deprimersi con Kezanburo Oe e le disgrazie dei suoi personaggi
Scusate la bischerata, ma non ho saputo resistere:
Ode al Lettore di Fantasy
Oh lettore di Fantasy, chi sei?
Sei tu forse un pargolo, un putto direbbesi
Mai cresciuto e giammai chino sul fatturato del vivere tuo
Perennemente in fuga
Da questo mondo crudele, lungo le forre dei Settecentoquaranta,
di là dall’infinita tristezza della Tredicesima.
Oltre l’ultimo orizzonte delle bollette.
Chi sei, oh tu lettore di Fantasy?
Piccolo, spaventato batuffolo
Che vive nel sogno di essere un feroce guerriero con l’elmo cornuto,
e invece non hai l’elmo…
E hai anche il brando disincantato.
Oh tu, chi sei tu, lettore di Fantasy?
Non sai che milioni oggi fuori là muoiono di fame,
mentre tu, vilmente, t’apparti nel tuo modo incantato
e cerchi di risolvere i tuoi mali travestito da Mago Merlino?
Chi sei tu, lettore di Fantasy, Fantascienza e Horrore?
Un pirla sei!!!
Molti dei miei amici sono appassionati di fantasy, ma non ce n'è uno che sia di destra, anzi.......
E poi ci sono moltissimi altri libri fantasy e in nessuno è descritto un mondo stupendo e semplice da vivere!
Anch'io farei arrivare il commento di FM alla redazione del Corriere della sera... Magari si rendono conto che sarebbe meglio conoscere le cose di cui si parla, soprattutto si parla ad un pubblico così vasto...
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