XIII è uno sparatutto d'azione sviluppato da PlayMagic e distribuito da Microids.
Non si tratta di un titolo originale, bensì di un remake. Un remake dalle altissime aspettative, perché gli sviluppatori hanno dovuto confrontarsi con un gioco diventato ormai cult, sviluppato originariamente nel 2003 da Ubisoft tratto a sua volta dall'omonimo fumetto franco-belga pubblicato dalla casa editrice Dargaud negli anni Ottanta di Jean Van Hamme, disegnato da William Vance e addritittura da Moebius come guest star in un volume. La serie è arrivata in Italia nel 1990.
L'analisi in questo particolare caso si concentra esclusivamente sulla giocosità del titolo e non sulle aspettative, dal momento che non ho mai avuto modo né di provare né l'originale né di leggere il fumetto, sebbene avesse destato la mia curiosità fin dalla prima pubblicazione. L’impressione generale non è stata delle migliori, sebbene sul fondo si riesca a intravedere qualcosa di buono, sperando corposi aggiornamenti futuri.
In calce all'articolo potrete vedere la videorecensione "in azione".
Perché remake?
Remake, letteralmente, significa Rifare. Esistono moltissime opere artistiche, in tutti i campi, che hanno ricevuto un remake. Persino nel cinema. Molti titoli che non sospettate nemmeno sono remake o vengono profondamente influenzati da qualcosa venuto prima. Questo vale ancora di più quando si tratta di un medium da fruire su supporti che hanno necessità di aggiornamenti frequenti come i computer e le console. Cresce la potenza di calcolo, aumenta la risoluzione, il pubblico si abitua a un “gusto” nuovo e le software house si impegnano a fornire loro un’esperienza ludica il più possibile aggiornata al tempo.
Questo processo ha senso se le novità introdotte portano veramente un ammodernamento, senza cancellare l’anima originale ma offrendo un’esperienza migliore. Mi è bastata una veloce occhiata a campione dei gameplay in rete dell’originale per rendermi conto che siamo di fronte a una copia 1:1 del titolo di diciassette anni fa. I dialoghi, i percorsi, le armi sono precisamente negli stessi luoghi. Non che questo sia un male… se tutto funzionasse a dovere.
Lo stile grafico e la musica
La grafica della copertina, non c’è che dire, dà in pieno l’mpressione di svecchiamento. I personaggi restano riconoscibili, ma con quel tocco di maggior definizione che li trasporta direttamente nei nostri anni.
Cercando di non dimenticare le origini fumettistiche, caratteristica preponderante del gioco di origine, mantiene tutta una serie di escamotage grafici che ricordano la narrativa della nona arte trasposti in animazione. Avremo onomatopee più o meno ingombranti in base al suono che identificano, avremo balloon nei dialoghi (anche se le pipette che indicano i personaggi talvolta andrebbero riviste) e vere e proprie vignette con piccole scene animate utili per rendere più dinamica la narrazione e per elaborare le strategie.
Il tentativo di assomigliare a un fumetto cozza un po’ con la direzione artistica generale, dove non si usa un cel-shading completo, con tinte piatte e ombre nette utili per dare veramente l’illusione di un disegno, ma hanno optato per aggiungere semplicemente un bordo netto intorno ai personaggi e oggetti per simulare il tratto di inchiostro. Le ambientazioni invece restano interamente in 3D, soltanto, non fotorealistiche. Questa chimera purtroppo dà l’idea di un prodotto poco più che abbozzato, soprattutto quando abbiamo visto altrove produzioni recenti che assomigliano veramente a cartoni animati interattivi.
La colonna sonora e i doppiaggi sono azzeccati e accompagnano bene l’avventura. La musica incalza nei momenti di maggior tensione, anche se sembra esserci talvolta qualche ripetitività e poca incisività in alcuni momenti dove ci si aspetterebbe più coinvolgimento. Per gli appassionati della prima ora è confermato che le voci italiane e inglesi sono quelle originali.
La storia
Sebbene la trama dei videogiochi sia principalmente un pretesto per spingere il giocatore all’azione, non significa che quando pesca a piene mani da generi ben precisi non debba essere appassionante. In questo riesce benissimo. Il protagonista porta inciso sulla propria pelle un misterioso tatuaggio che recita XIII, il numero tredici in cifre romane, unico segno identificativo, dato che l’uomo è in cerca di salvezza e dell’identità dimenticata, continuamente braccato da squadre armate che lo accusano dell’assassinio del presidente degli Stati Uniti. Una trama abbastanza classica della narrativa d’azione e spionaggio, ma che riserva alcuni interessanti colpi di scena.
Giocosità
Qui arriva il punto dolente. Il level design è piuttosto rigido, figlio anche del proprio tempo (dicevo, appunto, che siamo di fronte a un remake 1:1) ma che offre talvolta sia l’approccio furtivo attraverso cunicoli e armi di precisione, sia quello più incisivo, caricando a testa bassa con un’arma per mano come i più veloci pistoleri del west. La varietà di armi è ampia e sarà molto divertente provarle tutte, con relativi comportamenti diversificati (i miei preferiti sono la balestra e i pugnali da lancio, ndr.).
Il problema generale del gioco è la gran varietà di bug nelle animazioni, in alcuni script e nei comportamenti dei nemici che abbattono il senso di immedesimazione. Per intenderci: talvolta sono sparpagliati nell’ambiente dei barili esplosivi. Parte della tattica, soprattutto con approccio furtivo, è quella di trovare un riparo, attirare l’attenzione delle guardie per poi sparare ai barili per liberarsi facilmente degli avversari. Ebbene, talvolta questi attraverseranno fuoco e fiamme senza essere minimamente scalfiti, oppure non verranno tramortiti anche ricevendo una pesante sedia direttamente sulla zucca. Un gran peccato.
Ma lo vediamo meglio nella video recensione, anche tra le risorse in rete.
Conclusioni
Un ottimo potenziale che purtroppo al momento risulta sprecato. Esiste già una corposa patch che permette di correggere molti problemi iniziali, tra i quali l’audio fuori sincrono addirittura nel filmato iniziale, ma che non è sufficiente per rendere completa l’esperienza. Si spera in futuri aggiornamenti che migliorino anche questi aspetti, perché il divertimento si può scorgere laggiù in fondo. Voglio dare fiducia agli sviluppatori.
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