Sono passati oltre dieci anni da quando iniziai a scrivere Sentieri di notte, il primo romanzo di quella che allora ignoravo che sarebbe diventata una quadrilogia. E il mondo è profondamente cambiato. Non solo per la diffusione capillare della Rete in tutto il pianeta – soprattutto sub specie social media – e per l’accentuarsi e il dilagare delle dinamiche della globalizzazione, ma anche per il radicalizzarsi dei problemi ecologici e degli aspetti deteriori del capitalismo finanziario; e, inoltre, per l’emergere sempre più frequente di governi sia pur democraticamente eletti, ma dai tratti autoritari e propugnatori di ideologie nazionalistiche.
È come se il mondo fosse stato steso e strizzato tra due estremi, l’uno tendente a un universalismo in gran parte deviato, e l’altro a una frammentazione di questo “tutto” in isole egoisticamente concentrate su se stesse. Per non parlare dell’ultima, grande e inusitata emergenza, quella della pandemia da coronavirus del 2020, che ha drammaticamente accentuato entrambi gli aspetti, invadendo ogni angolo della Terra in una sorta di parossismo globalizzante, ma insieme riducendoci alla necessità di distanziarci dal prossimo per esigenze di prevenzione.
Oggi, voltandomi indietro per un attimo e contemplando rapidamente tutto questo, mi rendo conto di una verità che inizialmente – e ancora per tanto tempo – non avevo voluto accettare, un po’ forse per modestia, ma soprattutto per paura: i miei romanzi si sono rivelati profetici. Non perché la Rete sia crollata o stia per farlo, ma perché le dinamiche di potere globale nascoste dietro il Sistema descritto in questi libri si sono realmente manifestate nel mondo, dentro e fuori del web, facendo del pianeta un unico contenitore privo di isole di silenzio, e al contempo lo hanno parcellizzato, rendendo la comunicazione tra gli esseri umani da un lato più agile e istantanea, dall’altro più autoriferita: come se fossimo – e in effetti, per tanti versi, siamo – monadi iperconnesse ma fondamentalmente sole.
C’è poi un altro aspetto, paradossale ma pur sempre consonante coi temi e le dinamiche della narrazione di tutti e quattro i libri della serie. Proprio nella recente emergenza sanitaria ci siamo accorti di come sia crollato praticamente tutto tranne il web: l’esatto opposto di quello che avviene nei miei romanzi. Eppure, da una parte abbiamo sentito spesso parlare del rischio di un sovraccarico e di una paralisi della Rete per l’improvviso picco di utenze (eventualità che ci porrebbe davanti al dramma di essere radicalmente isolati), dall’altra è emerso il forte bisogno di comunicare con gli altri, per cui il web ha mostrato tutti i suoi – da me mai negati – aspetti virtuosi, come strumento per costruire un ponte immateriale tra micro-mondi (le case delle persone in quarantena) forzatamente separati, indipendentemente dal fatto di trovarsi a metri o a migliaia di chilometri di distanza.
Tutto questo mi porta a parlare del perché ho ritenuto giusto e opportuno riunire Sentieri di notte, Partita di anime, La casa degli anonimi e L’ultimo angolo di mondo finito in un unico volume. Lungo l’arco dei quattro libri, infatti, si dipana una sequenza di movimenti – non solo dei protagonisti, ma degli stessi concetti che essi esprimono e degli stati emotivi che li attraversano – che tende a condurre da una Rete all’altra: da un mondo divenuto asfittico e opprimente per gli abusi insiti nella prima, alla nascita di una seconda, diversa e misteriosa, che si ricollega direttamente alle energie naturali più sottili e vitali. Si tratta principalmente di quello a cui stiamo assistendo oggi, con la conflittuale compresenza delle degenerazioni dell’uso dei social media (come le “fake news” e le aggressioni verbali tra utenti) e dei loro aspetti positivi, come il permettere a persone isolate o depresse di parlarsi e sostenersi, o la stessa circolazione di informazioni autentiche e preziose (non sempre, peraltro, diffuse dai media ufficiali) che stimolano un dibattito democratico ed edificante, nonché una valorizzazione della stessa fruizione della Natura come dimensione curativa e rasserenante per il corpo, la mente e lo spirito.
Non dico questo a caso: questi profili, e in particolare l’urgenza della crisi ambientale – paradossalmente attutita dalla pandemia e dal conseguente blocco di gran parte delle attività produttive e della circolazione dei mezzi –, sono infatti temi che si snodano attraverso tutti e quattro i libri della serie, come del resto il problema del rapporto del singolo con l’autorità non fondata su basi istituzionali, ma sul puro dominio giustificato dal potere del denaro. Anzi, la resistenza dell’individuo, schiacciato da forme di controllo sociale che proprio attraverso la Rete e le sue appendici tecnologiche sono diventate sempre più intrusive – come gli stessi smartphone, i droni e chissà quali altri ritrovati di ultimissima generazione – è assurta a essere il tema centrale, politico e filosofico, che sostanzia tutto il percorso della quadrilogia. Sì, perché non può esistere autentica condivisione umana – e dunque rete nel senso più profondo – ove venga meno la libertà personale. Ce lo ha insegnato tutta la letteratura distopica, da Huxley, Orwell e Bradbury a tutti i loro epigoni. E davanti alle molteplici e polimorfe espressioni di questa minaccia, al contempo indeterminata ed estremamente definita, l’unica vera rivoluzione è quella di rinascere interiormente, attraverso un percorso di presa di coscienza e di ricerca capace di condurci ad affrancarci dagli indottrinamenti di una “Matrix” di sistema, e rendendoci così veicoli di una nuova concezione della persona, ricentrata su se stessa e su una ritrovata armonia con la Natura – che peraltro non esclude un uso diverso ed eco-compatibile della tecnologia.
Siamo probabilmente all’alba di un nuovo mondo, i cui tratti ancora ci sfuggono e, a più riprese, ci inquietano. Ma ci troviamo anche ai prodromi di un’imprevista ed eccezionale scommessa: quella consistente nel fermarci e guardarci dentro, per poi rivolgere gli occhi nuovamente al mondo e contemplarlo, chiedendogli – e chiedendo a noi stessi – risposte. E mi riferisco a risposte che sono più sottili di qualunque sequenza binaria di “1” e di “0”, o dei pixel di qualsiasi immagine digitale, e che collimano e risuonano con la parte più viscerale della nostra psiche, là dove si annida quell’anima in cui si riverberano le più decisive dinamiche dello spirito.
Certo, tutto ciò ha un costo e presenta dei rischi. In altre parole, impone delle croci, e oggi più che mai. È una posta elevata ma determinante, come quella che i miei personaggi si ritrovano a mettere in gioco dal primo al quarto libro di questa “saga”. Ma sono convinto che sia l’unica che autenticamente conta e che – senza tema di esagerazione – potrà salvare noi e il mondo dalle terribili minacce che lo cingono d’assedio.
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