È difficile vivere in paese, specie se è il 1988, se sei un adolescente e vivi nella provincia bolognese. Giò Spada ci prova girando un film horror con gli amici, usando come protagonista Vanessa, la ragazza che gli piace, ma soprattutto leggendo fumetti. Il suo preferito è Squadra 666, scritto da un certo Diego Busirivici, di cui è diventato un fan sfegatato. Con sua enorme sorpresa l’ultimo numero, Il mostro della cripta, sembra ambientato nel suo paese dove sorge un pilone dalle origini misteriose. Giò decide di seguire tutte le istruzioni dell’albo e scende nella cripta della chiesa, di cui non conosceva neppure l’esistenza, per risvegliare il mostro ma rimane deluso poiché non succede nulla. Il giorno seguente però si trova suo malgrado coinvolto in un efferato omicidio e scappa dal paese per chiedere aiuto proprio a Busirivici.
Presentato fuori concorso alla 74esima edizione del Festival di Locarno, Il mostro della cripta è una commedia horror, prodotta da Carlo Macchitella e dai Manetti bros che hanno messo mano anche alla sceneggiatura. L’idea che sta alla base del progetto è quella di riprendere l’horror all’italiana in chiave moderna un po’ in stile Stranger Things, senza però riuscire a portare a compimento l’impresa. La storia è volutamente un richiamo ai vecchi B movie e a un modo di fare cinema in un’epoca in cui l’horror in Italia aveva qualcosa da dire. Peccato però che l’operazione sembri più un recupero archeologico, un vorrei ma non posso, in cui l’amore per il passato non è sufficiente a realizzare qualcosa di veramente memorabile. Non aiuta neppure il gioco sulla malinconia degli anni ’80, tema ormai iperabusato, e che dà solo l’idea dell’essere arrivati fuori tempo massimo, né la regia abbastanza anonima di Daniele Misischia che dopo The End? L'inferno Fuori, anch’esso film interessante nelle premesse ma poco riuscito, si accontenta nel mettere la macchina da presa esattamente dove ci si aspetta senza alcun guizzo autoriale.
A salvare le cose ci pensa invece un cast ben scelto in cui ognuno fa la sua parte nel modo giusto, (in questo Misischia ha il merito di un’ottima direzione degli attori), a partire da Lillo Petrolo che riesce a non mangiarsi il film pur gigioneggiando, insieme al protagonista Tobia De Angelis, in grado di fargli da spalla quando serve.
Se Il mostro della cripta con qualche taglio qua e là fosse stato l’episodio di una serie tv, magari per una piattaforma streaming, forse qualcuno avrebbe gridato al miracolo, ma come film su grande schermo si riduce ad essere un prodotto estivo che piacerà ai quarantenni. L’aspetto grave non è che si tratti di una pellicola mal girata e senza l’idea di una storia, francamente di horror italiani se n’è visti di molto peggio, ma che sembri sfasata di qualche anno rispetto al gusto contemporaneo medio, peccato in cui cade la maggior parte del cinema fantastico italiano, anche quello di buon livello.
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