Ieri mattina come una sberla è arrivata dai social la notizia della morte dello scrittore italiano Stefano Di Marino.

Si è lanciato nel vuoto alle 7:30 di ieri, dal balcone della sua casa a Milano, nel quartiere della Maggiolina, lasciando un biglietto con le motivazioni del suo gesto.

Esprimendo il mio cordoglio e la vicinanza ai suoi amici e familiari, voglio ricordare quanto Di Marino fosse "uno dei nostri". Uno scrittore, lettore, spettatore di quella cosa brutta che gli intellettuali paludati chiamano "genere". Thriller, spionaggio, fantascienza, fantasy, etc. etc. Una volta a un incontro mi disse che uno suo progetto personale fosse di scrivere almeno un racconto di ogni genere letterario conosciuto.

L'ho incrociato spesso in questa specie di famiglia allargata dell'editoria. Convention, presentazioni, eventi. Non potevo dirmi amico, ma di certo abbiamo parlato cordialmente tante volte. Ho sempre letto con piacere i suoi racconti, romanzi e saggi. Testimonianze di una professionalità che ho sempre considerato esemplare. Uno dei pochi professionisti veri tra noi dilettanti. Un costruttore di storie che non conosceva la pagina bianca, il cui "segreto" era quello più semplice di tutti: scrivere, scrivere, scrivere, una parola dietro l'altra.

Una prolificità che lo ha reso la colonna portante di Segretissimo, con il Professionista, scritto con pseudonimo Stephen Gunn, ma anche con altre serie e altre firme, anche la sua ovviamente. Per Delos ha scritto un bel libro, Scrivere da Professionista, dove racconta il suo mestiere con umiltà, ma anche tanti racconti in ebook.

Ha scritto anche romanzi fantasy, pubblicati da Urania, I predatori di Gondwana, con il suo nome, e  L'ultima imperatrice, con lo pseudonimo Jordan Wong Lee.

Al di là di tutto, dispiace che si sia perso un vero e misconosciuto gigante della nostra editoria. Un'autentica macchina da storie, frutto di un duro lavoro che però non gli è valsa la fama che avrebbe meritato, perché dedicato a letteratura considerata "povera" destinata alle edicole. Ad avercene avuti scrittori capaci come lui di non mancare una scadenza, e con la sua efficacia narrativa.