Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci Anelli spinge l'universo cinematografico Marvel verso nuovi generi: quello delle arti marziali e l'epica mitologica, che pesca a piene mani dall'immaginario magico orientale. Il tutto intriso dell'umorismo che contraddistingue la Casa delle idee.
Più o meno come è avvenuto in Black Panther, l'estetica ispirata alla cultura di riferimento, in questo caso la Cina, mischia elementi tradizionali ad altri fantastici assicurando però uniformità coerente con il singolo film e con il franchise in generale.
Shang-Chi (Simu Liu) è il figlio di un immortale (Tony Leung) che trae il proprio potere da dieci anelli magici impiegati anche nel combattimento. Addestrato fin dalla giovane età per diventare un guerriero formidabile per una grande organizzazione criminale, Shang-Chi fugge dal destino che gli è stato imposto e si rifugia negli Stati Uniti per cominciare una nuova vita.
I dieci anelli sono anche il simbolo dell'organizzazione che nei secoli ha imposto il proprio dominio nel mondo, condizionando scelte politiche ed eventi storici. Il simbolo dei dieci anelli è infatti presente fin dal primo film di Iron Man (2008) e ha particolare rilevanza in Iron Man 3 (2013), dietro la figura del Mandarino che si rivela un impostore e un burattino nelle mani di qualcuno di più grande. Finalmente in questo capitolo scopriremo chi tira veramente i fili.
La pellicola diretta da Destin Daniel Cretton è ricca di lunghe e talvolta esagerate, ma sempre spettacolari, scene di azione. In più di un'occasione mescola suggestioni pescate qua e là dalla storia del cinema di adrenalina e combattimento sia occidentali che orientali.
La storia parte da San Francisco per giungere in un esotico villaggio celato al mondo, che custodisce la protezione contro una grande minaccia e soprinteso dalla combattente Ying Nan (Michelle Yeoh). Un simpatico terremoto è Katy (Awkwafina), l'amica che sostiene e accompagna Shang-Chi nella ricerca della sua famiglia e del proprio destino legato a un misterioso medaglione donatogli dalla defunta madre (Fala Chen) e cercato con grande zelo da una squadra di combattenti, uno dei quali equipaggiato con un letale machete impiantato nel braccio, e una cartolina giunta dal suo Paese di origine.
L'esperienza è appagante e godibile anche come episodio singolo perché si tratta del lancio di un nuovo personaggio e nuova realtà che avrà sicuramente maggior rilevanza più avanti. Le connessioni con il resto dell'universo Marvel ci sono e vengono anche spiegate, tuttavia la conoscenza degli altri film assicura una comprensione migliore perché si parla del blip, la scomparsa di metà della popolazione dell'universo causata dallo schiocco di Thanos, di Iron Man, del Mandarino impostore e, come visto nel trailer, compariranno brevemente il mago Wong (Benedict Wong) e Abominio (Tim Roth) che si affrontano su un ring. Meglio conoscere il contesto generale dal quale provengono, perché servirà anche per comprendere dove condurrà l'universo Marvel nelle prossime fasi.
Sarebbe stato interessante approfondire meglio il background di qualche altro personaggio, ma resta comunque un buon trampolino di lancio per la fase 4 cinematografica del grande universo Marvel.
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