Tammy Faye è una bambina costretta a rimanere in casa invece che andare in chiesa con il resto della sua famiglia. Figlia di una divorziata si sente esclusa dall’amore di Dio, ma un giorno prende coraggio e partecipa a una messa durante la quale ha una specie di folgorazione. Passano gli anni e al North Central Bible College a Minneapolis Tammy conosce Jim Bakker, un giovane di belle speranze che dimostra subito di avere la stoffa del predicatore. Oltre che la passione per la bibbia ai due unisce l’idea che i buoni cristiani non debbano per forza essere poveri ma, anzi proprio perché Dio è vicino loro, possono avverare i loro sogni di gloria. Insieme iniziano a girare l’America, lui come predicatore lei come cantante, fino a quando non approdano alla Tv. Tra gli anni '70 e '80 la coppia crea il più famoso canale televisivo religioso degli Stati Uniti il The PTL Club diventando, oltre a un punto di riferimento per i fedeli, delle vere e proprie star. Grazie alle donazioni il loro diventa un impero che culmina con il parco a tema cristiano Heritage USA ma, tutto si sgretola a causa di problemi finanziari e scandali personali.
Film di apertura della Festa del Cinema di Roma 2021 e presentato al Toronto International Film Festival, Gli occhi di Tammy Faye si basa sull'omonimo documentario del 2000 diretto da Fenton Bailey e Randy Barbato, che aveva già raccontato la storia della coppia dei più famosi predicatori d’America. Jessica Chastain che interpreta Tammy (anche produttrice) ha cercato per anni di realizzare il progetto, senza dubbio alla ricerca di un Oscar, con tutto il carico del film sulle sue spalle. Impressionante il trucco studiato nei dettagli che, con il passare degli anni la trasforma in un joker tragico e patetico, senza riuscire però entrare mai davvero in empatia con lo spettatore. La storia è mostrata tutta dal punto di vista della protagonista: la sua buona fede, la vicinanza con i gay e i malati di aids in un periodo storico in cui erano emarginati, la difficoltà del matrimonio con un marito bisessuale, la solitudine e la fragilità di una donna con le idee comunque molto chiare su ciò che vuole ottenere dalla vita, ossia fama, soldi e successo illudendosi di rimanere una buona cristiana.
Nelle intenzioni Gli occhi di Tammy Faye vorrebbe essere l’ennesimo ritratto dell'America, di cui però Michael Showalter dà solo una visione superficiale. Quasi sempre incollato alla faccia della sua protagonista che si gonfia e trasforma con un trucco sempre più insostenibile, Tammy è un personaggio che non rappresenta niente di più di se stesso. Non c’è mai alcun approfondimento su che cosa sia la fede per lei o gli altri personaggi se non un generico senso d’amore per la donna o bigottismo per il reverendo Falwell, né tanto meno è approfondito il rapporto di coppia dei due televangelisti che sono stati capaci di fare uno share di 20 milioni di spettatori al giorno a cui hanno spillato soldi senza alcuna remora. Come sia stato possibile tutto questo ma soprattutto quale sia il tipo di società in cui show, religione e business convivono senza soluzione di continuità, pare siano temi senza alcun interesse per il film.
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