Charlie è una bambina particolare. Vive con i suoi amorevoli genitori in una cittadina americana ma viene presa in giro dai compagni di scuola che la ritengono strana. Lei stessa però sente di essere diversa da tutti gli altri e di avere qualcosa di oscuro che le cresce dentro, infatti quando si arrabbia è molta agitata, ed è in grado di incendiare le cose. Il padre e la madre da giovani si sono sottoposti ad alcuni esperimenti e hanno a loro volta sviluppato delle capacità sovrannaturali, ma nulla a confronto di Charlie. Proprio per questa ragione la famiglia è continuamente in fuga poiché il gruppo governativo che ha svolto l’esperimento vuole mettere le mani sulla bambina. Dopo un incidente avvenuto a scuola la famiglia viene scoperta e sulle loro tracce è sguinzagliato un altro super uomo. Fino a quel momento Andy, il padre di Charlie le ha insegnato a controllare i propri poteri ma, dopo la violenza scatenata sulla famiglia, forse non è più possibile per la bambina trattenersi.
L'incendiaria è un romanzo del 1980 di Stephen King, già portato sul grande schermo nel 1984 con il titolo italiano Fenomeni paranormali incontrollabili, diretto da Mark L. Lester (regista di Commando), e che aveva come protagonista una giovanissima Drew Barrymore. Oggi a riportare al cinema la storia è Keith Thomas che ha diretto un altro paio di horror prima di questo, e come nome di richiamo c’è Zac Efron nei panni di Andy il padre di Charlie. È abbastanza evidente che la motivazione che ha portato a rispolverare questa storia degli anni ottanta non sia tanto il ripresentare a pubblico giovane un cult, così come fu nel caso di Carrie lo sguardo di satana (il romanzo di King era del ’74, il bellissimo film di Brian De Palma del ’76, il pessimo remake con Chloë Grace Moretz del 2012), quanto cavalcare l’onda dei super eroi Marvel, in particolar modo degli X-Men. La famiglia McGee e il cattivo John Rainbird non sono nati con poteri speciali ma di sicuro sono super uomini in fuga e ritenuti una minaccia per i “normali” e, per tale motivo vanno trovati e isolati.
Se visto da questo punto di vista, Firestarter potrebbe essere anche un buon prodotto di richiamo per un pubblico che in questo momento storico sembra gradire quasi solo pellicole che abbiano come protagonisti dei supereroi. Peccato però che L’incendiaria appartenga al genere coming of age, argomento che interessa particolarmente King, che lega la paura al crescere e mostra cosa accadde quando in questa età così delicata irrompe il soprannaturale. Basti pensare, oltre a Carrie, a un altro celebre romanzo come IT.
L’horror è un genere poco presente nell’universo dei super eroi e Firestarter pare sempre timoroso nell’imboccare quella strada. Tutta la violenza rimane fuori campo senza dubbio in parte per mancanza di budget, e Keith Thomas non è proprio capace di camuffare i pochi mezzi a disposizione, ma anche per una scelta ben precisa. Ne deriva una pellicola davvero insipida e senza una direzione, con una sceneggiatura che anche per mancanza di tempo, non è in grado di spiegare il cambiamento dei suoi personaggi. La prolissità di King, ridotta a 94 minuti di pellicola, non aiuta.
L’unica nota positiva in un prodotto così insipido è la colonna sonora firmata da John Carpenter a cui sarebbe dovuta essere affidata la regia del film del ’84.
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