C'era una volta una Principessa prigioniera in una torre…
La storia di The Princess inizia così in effetti. Una giovane donna prigioniera di un malvagio che vorrebbe costringerla a sposarlo, impadronendosi del regno. Ma da subito le cose non vanno come nelle fiabe. La Principessa (Joey King) rivela insospettate doti di combattente e comincia la sua fuga lasciandosi una lunga scia di cadaveri, tutti guerrieri nel pieno delle loro forze che hanno sottovalutato la ragazza. Nei flashback, tra un duello e l'altro scopriamo pian piano gli antefatti, dal mancato matrimonio alla conquista del castello a tradimento del malvagio, come la giovane si sia addestrata per diventare una guerriera sin dalla giovane età.
Al percorso della ragazza si aggiungerà come alleata la maestra di arti marziali e d'armi, nonché mentore Linh (Veronica Ngo). Ovviamente non possono mancare i boss di fine livello, come la feroce Moira (Olga Kurylenko) amante e braccio destro del malvagio principe Julius (Dominic Cooper), che dovranno essere sconfitti per liberare la famiglia reale prigioniera.
Un po' Die Hard, un po' Prince of Persia (il videogame), prendendo spunti anche da Il Trono di Spade, il film diretto da Le-Van Kiet procede per un'ora e mezza senza troppe variazioni sul tema, per accumulazione. Più nemici, più armi, più fughe rocambolesche. Le mescolanze di generi si sommano sfidando il senso del ridicolo e la sospensione dell'incredulità in più punti.
Ma questo genere di prodotti ha il suo pubblico, che sa che non ci saranno sorprese. Tutto va come doveva andare. Personalmente in questo genere di film provo un po' di pena per le maestranze, i poveri soldati o i killer mandati a frotte contro la protagonista verso un destino inevitabile.
Non è neanche una novità ormai che a salvare la situazione siano le donne, perché questo da elemento innovativo in passato è diventato ormai uno stereotipo.
Manca quasi del tutto l'ironia, spesso presente in questo genere di produzioni per stemperarne gli eccessi. Eccetto che per la credibile protagonista e la sua mentore, è del tutto trascurabile la recitazione dei comprimari della famiglia reale, e totalmente caricaturale quella dell'antagonista.
Non aiutano le linee di dialogo affidate al cattivo, di cui pretestuose risultano le motivazioni. Viene descritto un leader populista che accusa il Re di debolezza perché il suo regno è inclusivo e accoglie anche altre culture. Un paio di frasi appiccicate per dare una patina di "impegno" a un prodotto che alla fine di impegnato e profondo ha ben poco.
Il resto dei dialoghi non brilla, con lunghe sequenze che rischiano di far pensare ai vostri vicini che stiate vedendo un altro genere di film per adulti.
1 commenti
Aggiungi un commentoUn altro film che, come amante del fantasy e dei film in costume, in teoria dovrebbe piacermi, ma che fatto com'è fatto certamente non mi piacerà. Se lo vedrò.
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