In Prey una cacciatrice del popolo Comanche sta aspettando l'occasione per dimostrare a tutti le proprie capacità. Una grande luce nel cielo per lei è il segnale che il tempo sia giunto. Ai suoi occhi è la manifestazione del Thunderbird, il leggendario uccello di fuoco nella tradizione dei nativi Americani. In realtà non è altro che un Predator atterrato sul nostro pianeta per mettersi alla prova. Fin dal principio comincia l'analogia tra i due co-protagonisti, i quali saranno inevitabilmente portati a confrontarsi: la coraggiosa Naru e lo yautja, entrambi impegnati in un rito di iniziazione.
Il film è come se rispondesse alla domanda: Come sarebbe stato il primo Predator se fosse ambientato nel 1719 anziché nel 1987?
Non aggiunge nulla alla serie, eccetto un piccolo omaggio a Predator 2, che vi invito a trovare.
La cura nel ricreare le abitudini del popolo Comanche al quale è dedicato il film e la buona presentazione graduale delle capacità dell'alieno, paragonato all'abilità in crescita come cacciatrice della protagonista, non fanno minimamente pesare l'ora e quaranta di film. Anche se ci sono lunghe sequenze di calma apparente, date dallo studio di strategie e appostamenti, il ritmo è sempre ben bilanciato. Non per niente il regista è Dan Trachtenberg, lo stesso di 10 Cloverfield Lane, che proprio in quella pellicola ha dimostrato di saper maneggiare con maestria il genere del thriller, aggiungendo qui anche una notevole azione.
Le sequenze di combattimento del Predator e il suo uso di gadget tecnologici, infatti, sono spettacolari. La messa in scena delle capacità dell'alieno avviene gradualmente, anche per presentare il letale nemico senza troppa fretta agli spettatori che magari non hanno mai visto altri film della serie. Vengono inoltre ben mostrati i tratti caratteristici della specie, come mettersi alla prova contro predatori del pianeta sempre più forti e intelligenti, nonché la raccolta e lavorazione di "trofei" nella tradizione yautja, che nei film più recenti si è persa. Il titolo, da Predator a Prey, in questo film acquisisce un significato molto profondo.
Dall'inizio alla fine è come assistere a una lunga danza che pian piano acquisisce di intensità fino allo scontro finale dove germoglia tutto quello che è stato seminato in precedenza, sia nelle azioni che nei dialoghi. Una cosa che Naru non dovrà dimenticare, interpretata da una bravissima Amber Midthunder (Legion, Roswell: New Mexico), è che nella caccia non è importante solo riuscire a catturare una preda, ma anche sopravvivere.
Prey è un vero tributo alla forma più pura della figura del Predator, che si libera di tutti gli orpelli, seppur interessanti, aggiunti nelle pellicole degli anni Duemila, raccontando una storia epica e di crescita, con grande cura nella regia e nei contenuti.
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