Due ore su otto. Fatte le proporzioni rispetto a un film della durata di due ore è come se fosse la prima mezz'ora. Ma rispetto alla prospettiva e al respiro della narrazione che traspare dai primi due episodi di Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere, è come se avessimo visto qualche minuto.
Non che le prime due ore della serie non siano dense di eventi, tutt'altro.
Il fuoco iniziale è sulla giovane Galadriel (Morfydd Clark). Cosa sono infanzia e giovinezza per gli Elfi? Per loro vent'anni umani sono un attimo, mentre per chi gli si affeziona sono un tempo lunghissimo e penoso, come scoprirà a sue spese Elrond (Robert Aramayo). Per motivi del genere l'elfo silvano Arondir (Ismael Cruz Córdova) è titubante nel rivelare i suoi sentimenti nei confronti dell'umana del sud Bronwyn (Nazanin Boniadi).
Ma anche gli elfi in realtà, pur se antichi rispetto alle altre razze, sono ancora giovani, perché relativamente giovane è il loro mondo, e forse il loro Re Gil-galad (Benjamin Walker) pecca di ingenuità nel pensare di aver estinto per sempre il male. Questo costringerà Galadriel, che a Nord ha già visto tracce della presenza del nemico, a prendere una decisione difficile. A Sud Arondir non avrà molto tempo per meditare sui sentimenti, perché l'offensiva non si ferma.
Non resteranno immuni probabilmente neanche i Pelopiedi. Come riuscirà Elanor ‘Nori’ Brandyfoot (Markella Kavenagh) a mediare tra la sua natura avventura e curiosa e l'esigenza del suo popolo di proteggersi dalle minacce dei "Giganti", quando un misterioso straniero (Daniel Weyman) letteralmente piovuto dal cielo la coinvolgerà direttamente?
Sentimenti, affetti, emozioni. Ma anche missioni di primaria importanza per Elrond, che insieme al fabbro Celebrimbor (Charles Edwards) intraprende un progetto per il quale non potrà che coinvolgere anche i nani, divisi tra la riluttanza del Principe Durin IV (Owain Arthur) e la gioiosa accoglienza di sua moglie Disa (Sophia Nomvete).
Ma c'è altro da scoprire. Gli equilibrismi tra il cercare di dare senso ai singoli episodi, inserendoli al contempo nel quadro più ampio, sono evidenti.
I primi due episodi bilanciano presentazione del mondo e dei personaggi con momenti di tensione e di azione. Piccoli scontri che presagiscono che le grandi battaglie della Prima Era sono destinate a ripetersi. Il male assume diversi nomi e diverse forme, ma ritorna sempre. Ieri si chiamava Morgoth, oggi Sauron.
Se consideriamo le fonti, ovvero il romanzo Il Signore degli Anelli di J.R.R. Tolkien e le sue appendici, come una cronaca di eventi reali nel loro mondo, Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere è a tutti gli effetti un grande romanzo storico. Insieme alle figure "reali", quelle citate dai libri di storia, compaiono figure inventate ma plausibili, abitanti comuni che sono testimoni o partecipano agli eventi che cambiano il loro mondo.
Inoltre c'è da considerare l'epoca nella quale questa vicenda è raccontata.
Se immaginiamo Tolkien non solo come l'artefice, ma in un certo senso come l'osservatore di un mondo lontano che raccoglie le impressioni della sua osservazione, non possiamo prescindere che nella sua rappresentazione non fosse influenzato dalla sua visione del mondo, forse ancora molto centrata su modelli culturali ottocenteschi.
Eppure, Tolkien era già inclusivo prima che il termine avesse l'uso odierno. Isaac Asimov nel suo articolo Su Tolkien e altre cose (Concerning Tolkien del 1991, Urania n. 1220, dicembre 1993) , lo cita come esempio, arrivando ad affermare:
Questa ricca mescolanza di differenti tipi di creature intelligenti porta una forza inimmaginabile oltre che una grande varietà ad Il Signore degli Anelli, ed è questo che dovevo avere in mente quando ho pensato a un universo in cui convivessero differenti tipi di creature intelligenti.
Allora, se vogliamo paragonare l'opera tolkieniana di subcreazione a un'osservazione, possiamo immaginarlo come Galileo che osservava il cielo, ricavandone informazioni dettagliate per l'epoca, ma molto incomplete rispetto a quelle che in questo secolo abbiamo ricavato dai telescopi Hubble prima, e dal James Webb dopo.
Questo ci dice che oggi, che i puristi dell'integrità tolkieniana vogliano o no, per essere fedeli ai principi di varietà e inclusività dello stesso artefice, la rappresentazione del mondo non può essere monocolore e monoetnica. Fatevene una ragione.
Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere, non è però un documentario della storia della Terra di Mezzo con inserti di fiction, bensì una vera narrazione, densa di eventi, ma anche di interazioni tra personaggi.
Il respiro lungo della serie darà certo modo non solo di approfondire i personaggi presentati nei due episodi, ma darà spazio a quelli non ancora introdotti. Il fatto stesso che sia già prevista e in lavorazione una seconda stagione, con altre già pianificate, dà l'idea dell'ambizione del progetto di J. D. Payne e Patrick McKay.
La messa in scena rispecchia la volontà di esprimere quanto di meglio sia possibile oggi in TV, ma non sfigurerebbe anche sul grande schermo. Sia le ambientazioni ricostruite che la magnifica natura della Nuova Zelanda, ormai Terra di Mezzo per antonomasia, sono adeguatamente rappresentate.
Ma la serie non è destinata a vivere solo di battaglie, grandi scenografie ed effetti. Dai piccoli dettagli, dalle linee di dialogo uno a uno tra i personaggi, traspare la costruzione di una ragnatela di rapporti e di sentimenti che sarà cruciale per appassionare gli spettatori.
I personaggi sono tanti, quelli presentati appaiono ben costruiti, già solo con gli archi narrativi e i conflitti d'intenzione tra questi c'è materiale per proseguire per molto tempo. Visto che altri sono destinati ad essere introdotti il prosieguo si prospetta più che interessante.
Il regista dei primi due episodi, J.A. Bayona, riesce a essere presente pur se immerso in una produzione che ha le sue direttive. Nelle sue corde ci sono l'orrore e il mistero di The Orphanage, la contrapposizione rispetto a enormi eventi di The Impossibile, la tensione della lotta contro creature mostruose di Jurassic World – Il regno distrutto. Esperienze e mestiere che tornano in una narrazione che vuole raggiungere il pubblico e avvincerlo con la stessa forza e potenza di quell'Unico Anello che, prima o poi, speriamo di vedere forgiare nella serie.
L'inizio promette bene. Attendiamo fiduciosi.
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