Nella città di Kahndaq (una immaginaria controfigura di Baghdad, o di città medio-orientale a vostra scelta) si risveglia Teth-Adam (Dwayne Johnson), un essere potente le cui origini risalgono a 5000 anni prima, quando fu campione degli oppressi nell'antica Kahndaq.
In 5000 anni nella città il popolo è oppresso ora come allora, sono solo cambiati gli oppressori. Questa volta infatti a sfruttare la manodopera locale è una multinazionale dotata di una struttura para-militare, implicitamente approvata dal governo USA.
Adam ha un suo modo molto spicciolo di combattere il male: distrugge tutto quello che vede, senza fare domande, senza fare prigioneri. La sua furia è tale che per fermarlo viene inviata una squadra di super-eroi: la Justice Society, formata da Hawkman (Aldis Hodge), Doctor Fate (Pierce Brosnan), Atom Smasher (Noah Centineo) e Cyclone (Quintessa Swindell).
Ma dov'è il bene e dov'è il male? Sia Adam che la Justice Society scopriranno presto, com'è tradizione dei film di super-eroi, che è necessario allearsi per combattere il vero nemico, nonostante la differenza di metodi.
Black Adam ricongiunge Jaume Collet-Serra a Dwayne Johnson, dopo lo sfortunato al botteghino Jungle Cruise della Disney.
Cattiva notizia: dopo molti anni la DC ha imparato a fare i film "alla Marvel".
Siamo davanti a un film che affonda le sue origini nella gestione Snyder dei film DC. Johnson avrebbe dovuto essere il cattivo di Shazam!, dato che di quel personaggio è stato uno dei principali antagonisti. Ma il personaggio ha in realtà una sua vita editoriale autonoma, con un percorso che l'ha reso un cosiddetto "anti-eroe", ovvero un eroe non privo di macchie, che si trova a fare del bene seminando morte e distruzione tra i veri cattivi, senza catturarli e assicurarli alla giustizia (mi scuserete se sono frettoloso sulla definizione di anti-eroe, ma sul tema hanno scritto interi trattati e noi dobbiamo parlare del film).
Pertanto , alla luce del suo potenziale, a Black Adam è stato dedicato un film a parte, che ha subito vari ritardi anche a causa del COVID.
In Black Adam c'è un plot che, senza slow motion, senza prolungate sequenze di inseguimenti, di botte da orbi e di palazzi che crollano, riempirebbe a malapena un'ora. Non raggiunge le ipertrofiche durate di alcune produzioni recenti, ma a un certo punto 124 minuti sembrano veramente troppi.
La costruzione delle scene sembra voler campionare senza fantasia il modello Marvel, con l'alternanza di gag a momenti d'azione, anzi con gag che vorrebero stemperare anche la tensione nei momenti culminati. Gag che in alcuni casi sono anche involontarie, dato che comunque i personaggi si prendono abbastanza sul serio, compreso il granitico protagonista che in altre occasioni aveva dimostrato invece di saper essere anche autoironico.
Il vero peccato è l'assoluto spreco di personaggi che hanno una loro tipicità non sfruttata. È un vero peccato che la Justice Society, la cui storia risale agli anni '40, possa risultare epigona degli Avengers, nati negli anni '60. Un triste destino di inseguimento per la DC, che nelle produzioni cinematografiche non è riuscita a trasformarsi in lepre, dopo che i primi film su Superman e Batman (quelli di Donner e Burton), avevano fatto da apripista alla migliore rappresentazione possibile del supereroe al cinema. Siamo lontani non solo da quei livelli, ma anche da quelli delle tante buone serie TV sui personaggi DC prodotte negli scorsi anni.
In conclusione, se l'unica emozione del film (tale da suscitare addirittura dei discutibili applausi in sala) è la scena a metà dei titoli di coda, siamo ben lontani dal rilancio del DCEU al cinema. L'unico auspicio è che le novità all'orizzonte sui film futuri possano essere il segno di un cambio di rotta, un ritorno alle origini che sarebbe necessario.
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