Marcel è una piccola conchiglia antropomorfa che vive insieme alla nonna Connie in un’enorme casa, riuscendo con l’ingegno a superare tutte le difficoltà pratiche della vita di ogni giorno. Nonostante un carattere ottimista soffre per la perdita della sua famiglia scomparsa misteriosamente un giorno in cui i due padroni di casa umani decidono di separarsi. Ad aiutarlo ci pensa Dean, un regista da poco single trasferitosi nel B&B in cui è stata trasformata la casa di Marcel. L’uomo carica su Youtube le interviste fatte alla conchiglia riscuotendo un grandissimo successo ma, più che aiutarlo a ritrovare la famiglia, le persone sembrano interessate solo a farsi dei selfie davanti a casa sua. Il piccolo però non si perde d’animo e grazie alla fama ottenuta aiuto in suo arriva anche un famoso programma Tv.

Era il 2010 quando su Youtube fece per la prima volta la sua comparsa un video di tre minuti caricato sul canale di Dean Fleischer-Camp, dove una conchiglia parlante con la voce di Jenny Slate, raccontava in un’intervista la sua visione del mondo. La strana mockumentary capace di usare la tecnica dello slow motion per far muovere la conchiglia in un ambiente però reale, ebbe un enorme successo tanto da superare le 45 milioni di visualizzazioni e di catturare l’attenzione della A24. Non è un caso che Marcel the Shell, recentemente candidato agli Oscar come miglior film di animazione, sia certamente una pellicola per bambini ma lontano da quelle più classiche Disney/Pixar. Negli ultimi anni i prodotti per i più piccoli hanno cercato sempre di avere una doppia lettura provando ad essere gradevoli anche ai più grandi, ma rimanendo piuttosto convenzionali da un punto di vista visivo. Marcel the Shell sembra quasi procedere al contrario raccontando una storia di formazione tradizionale in modo però innovativo. L’idea di usare un mockumentary per mostrare la vita quotidiana di una conchiglia con le scarpe, mossa in slow motion in un ambiente reale dà al film una aria hipster.

Il sense of wonder scompare però troppo presto lasciando trasparire una trama eccessivamente pedagogica e convenzionale che tocca tutti i cliché del percorso di formazione, rischiando di far apparire il film compiaciuto per lo stile più che per ciò che sta raccontando. Dopo una prima parte in cui Dean Fleischer-Camp mostra tutti gli incredibili modi in cui Marcel riesce a cavarsela da solo, la seconda si lascia andare a considerazioni “filosofiche” (qual è la differenza tra vivere e sopravvivere?), che per ingenuità si rivolgono solo a un pubblico di bambini perdendo per strada gli adulti. Marcel the Shell fatica a trovare la sua misura nello spazio del lungometraggio ma è sicuramente un esperimento di cinema per l’infanzia tra i più innovativi degli ultimi anni.