Martedì 21 ottobre 2003, presso la sala conferenze del Museo Civico di Storia Naturale di Verona, è stata inaugurata la mostra I cigni del sole, dedicata agli antichi abitanti del Veneto. La mostra, aperta fino al 29 agosto 2004, esplora per la prima volta i documenti archeologici legati all'ideologia religiosa del territorio veronese sullo scorcio del I millennio a.C. Un territorio che, nella seconda metà del I millennio, vide la presenza di influssi, scambi e relazioni con il mondo dei Celti, dei Reti e degli Etruschi. La magia, il rito, la divinazione, la fede e i simboli: temi indubbiamente complessi e dai contorni sfuggenti, perché se da un lato le evidenze archeologiche possono decodificare alcune azioni pratiche, dall’altra parte rimangono oscuri o meramente teorici l’intimo significato, i comportamenti umani, le finalità spirituali e l’importanza sociale che queste cerimonie devono sicuramente aver avuto all’interno delle comunità preromane.

I sei temi trattati (il culto del sole, l’oracolo e la casa consacrata, i doni alle acque, l’antenato-eroe, il rogo votivo e il santuario) sono uniti da un “filo rosso” che coniuga le forze della natura (sole, acqua, fuoco, fuoco, terra) con i misteri dell’aldilà.

•DONI ALLE ACQUE

Diffusa in tutta Europa durante le fasi avanzate della media età del Bronzo e del Ferro, questa pratica cultuale (intesa come offerta alle divinità delle acque) consisteva nel gettare presso sorgenti, fiumi, laghi e paludi oggetti metallici di prestigio, in particolare armi (elmi, spade, lance, coltelli, asce). Il fatto che alcuni manufatti siano intenzionalmente ripiegati, spezzati o non finiti, ne evidenzia ulteriormente la funzione sacrale. Tra i ritrovamenti più significativi del territorio veronese il deposito votivo di spade di Corte Lazise di Villabartolomea, il complesso ripostiglio della Pila del Brancon di Nogara (defunzionalizzazione delle armi con il fuoco, loro frantumazione, qundi definitiva deposizione nelle acque) e il celebre elmo di Oppeano.

•L’ORACOLO E LA CASA CONSACRATA

Monete e ossa di animali con segni iscritti in alfabeto retico, rinvenuti in una fossa sotto il pavimento e lungo le pareti di una casa protostorica di San Giorgio di Valpolicella, sembrano indiziare un rito di fondazione, teso a dare una specifica sacralità al luogo. Un aspetto quest’ultimo accentuato dalla presenza di manufatti in osso iscritte sparpagliati sul pavimento, che sembrano ricondurre a funzioni mantiche (sortes) e a pratiche di divinazione destinate a comprendere il volere degli dei.

•L’ANTENATO EROE

Al di là di una speranza di rinascita nel mondo ultraterreno (la tomba di bambina con uovo di cigno da Lovara di Villabartolomea), tra le elite dominanti delle fasi finali dell’età del Bronzo e del Ferro, che garantiscono sicurezza e benessere alla comunità, emerge la volontà di autocelebrarsi, che si identifica nell’antenato eroe o in un capostipite le cui imprese hanno reso nobili i discendenti. Un culto che nel Veronese è documentato da statue stele di legno o di pietra, erette all’interno

dell’area sepolcrale ma distinte dalle altre tombe.

•IL SANTUARIO

Sulla sommità di una collina in località Torre di San Giorgio di Valpolicella è stato individuato un importante luogo di culto, la cui monumentalizzazione è esaltata da un podio (a cui si accedeva tramite una larga scala di pietrisco), da un argine, da un fossato e da mura di blocchi di pietra regolari e sovrapposti. L’interpretazione dei resti archeologici, anche in questo caso, sembra ricondurre ad una sfera di sacralità e di magia, che prevedeva l’accensione di fuochi, l’offerta sacrificale di animali e prodotti agricoli e la frantumazione intenzionale di oggetti e di vasi metallici (fibule, spilloni, etc.) di prestigio.

•IL ROGO VOTIVO

Chiamati nella letteratura archeologica Brandopferplatze, questi roghi votivi, di cui viene presentato il significativo esempio di Custoza di Sommacampagna, sono esemplificati da tumuli artificiali formati da accumuli di pietre, carboni, ceneri, ossa combuste, frantumi di vasi in ceramica, armi, ornamenti, attrezzi in metallo, e resti organici (cereali, leguminose, carne). Distribuite su entrambi i versanti del territorio alpino centro orientale e per un arco di tempo che va dalla tarda età del Bronzo all’età romana, queste manifestazioni religiose (legate al fuoco, al sole e alla sfera celeste) si connotano come offerte alle divinità ma anche come punti di aggregazione, di limes territoriale e di scambio di beni e informazioni.

•IL CULTO DEL SOLE

Già presente in età sumerica, l’idea di un carro o di una barca che accompagna in cielo la corsa del sole, simbolo di fertilità e di prosperità, si diffonde in tutta Europa a partire da XIII secolo a.C. Trainato da cavalli durante il giorno e da uccelli acquatici nella notte (bisognava attraversare il vasto Oceano da ovest a est per riprendere l’eterno ciclo naturale) questa divinità celeste, rappresentata in modo massiccio durante l’avanzata età del Bronzo e del primo Ferro, sembra suggerire l’esistenza di un tema mitologico centrale e uno stretto legame tra religione e detentori del potere, visto che l’iconografia “cavallo-uccelli-sole-carro-barca” appare in questo periodo su oggetti metallici di prestigio e di lusso. Il motivo ben rappresentato nel territorio veronese ha il suo punto massimo espressivo nella

famosa situla di Rivoli Veronese.

La rassegna copre un arco di tempo che va dal XIII-XII sec. a.C. (fasi tarde dell’età del Bronzo recente- Bronzo finale) al II-I sec. a.C., con particolare insistenza sui documenti archeologici dei Veneti antichi nel territorio veronese (X-VI sec. a.C.).

Per tutto il periodo della Mostra sarà possibile usufruire di un servizio di visite guidate appositamente progettate per scolaresche o gruppi/associazioni.

Nel sito http://www.icignidelsole.it/ sarà possibile acquisire informazioni dettagliate sulla Mostra, gli orari e le modalità di accesso, le offerte didattiche e le iniziative correlate dedicate al mondo della scuola.

Orario del Museo:

da lunedì a sabato ore 9.00 – 19.00 continuato

domenica e festivi ore 14.00 – 19.00

venerdì chiuso

Informazioni: tel. 0458012090 - fax 0458035639

Didattica: tel. 0458000466 - 0458000804

Ufficio Comunicazione del Museo Civico di Storia Naturale :

angelo.brugnoli@comune.verona.it - tel. 0458079424