Come abbiamo appreso nel film Captain Marvel, negli anni '90 degli alieni fuggiaschi chiamati Skrull sono stati accolti sulla Terra da Nick Fury (Samuel L. Jackson).
Nell'oggi del MCU post blip, scopriamo cosa è successo dopo quegli eventi, com'è stato possibile che il loro leader Talos (Ben Mendelsohn) sia stato estromesso e una fazione guidata dal ribelle Gravik (Kingsley Ben-Adir) abbia preso il potere.
Gravik, che ha nel suo esercito anche la figlia di Talos, G'iah (Emilia Clarke) ha un piano complesso per mettere l'una contro l'altra le potenze mondiali, introducendosi nei posti di potere grazie alle capacità mutaforma degli Skrull, per poi sostituire la razza umana dopo un inevitabile conflitto. Gli Skrull infatti riescono a vivere anche in zone radioattive.
Talos e Fury non sanno più di chi fidarsi. Chiunque potrebbe essere uno Skrull che si cela sotto mentite spoglie. Persino quelle di fedelissimi come Everett Ross (Martin Freeman) o Maria Hill (Cobie Smulders).
Una cosa è certa, Fury non può o non vuole avvalersi dell'aiuto di nessuno, siano Avengers come il Colonello Rhodes/War Machine (Don Cheadle) o altri agenti di servizi segreti, come la misteriosa Sonya Falsworth (Olivia Colman).
Non è ovviamente possibile giudicare due ore sulle sei previste. Le prime due puntate sono a malapena sufficienti a lanciare i primi elementi, anche se l'impressione generale è al momento quella di una dilatazione dei contenuti e del ritmo.
Vagamente ispirata a un crossover a fumetti omonimo di qualche anni fa, Secret Invasion, pur se inserita nel MCU, sembra ricalcare lo schema di Agent of S.H.I.E.L.D. di tangenza al mondo narrativo dei film, più che di una vera immersione.
Quanto visto al momento non giustifica la scelta di non mostrare i supereroi, anche se ci sono degli accenni che potrebbero essere sviluppati.
Per ora possiamo valutare un'alta qualità della recitazione, in virtù di un ottimo cast in cui tutti sembrano essere in parte. Se la scrittura appare frammentaria è anche perché non è ancora possibile valutare quanto sia coerente il risultato nel complesso. Due episodi su sei sono più o meno come il primo atto di un lungometraggio. Pertanto conviene dare alla serie il beneficio del dubbio, sperando che il prosieguo acquisti un maggiore ritmo e una maggiore consistenza.
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