Futuro non lontanissimo. Anzi partendo da un retrofuturo nel quale il concetto di I.A. (Intelligenza Artificiale) si è fuso con quello di robot senziente, Gareth Edwards ci propone in The Creator una nuova versione di nuovo ordine mondiale nella versione statunitense. Come Pearl Harbor, come il 9/11, un'esplosione nucleare che devasta Los Angeles, attribuita all'operato delle A.I., scatena la furia imperialista degli USA, che dichiarano guerra ai presunti responsabili e a chiunque nel mondo dia loro asilo. Dopo un secolo il sud-est asiatico è un nuovo teatro di guerra, nel quale il sergente Joshua (John David Washington) è coinvolto in una missione d'infiltrazione, alla ricerca del Creatore delle A.I., durante la quale tutto quello che poteva andare male ci va, e il militare perde la moglie incinta (Gemma Chan).
Anni dopo, sulla base della sua esperienza nel territorio, viene convinto a tornare in Asia, per una nuova missione alla ricerca di una superarma messa a punto dalle A.I.. Un'arma che minaccia di neutralizzare N.O.M.A.D., la gigantesca fortezza orbitale dalla quale gli USA impartiscono lezioni di diritto e democrazia a suon di missili. Quello che spiazza Joshua, considerato il trauma subito, è la forma che il Creatore ha dato all'arma: una bambina che sembra dotata di poteri e di empatia superiori a quelle di tutti i simulanti (questo il nome delle A.I. robotiche) creati sino a quel momento.
Con una sceneggiatura scritta dallo stesso Edwards insieme a Chris Weitz, The Creator ci propone una storia che mescola svariati concetti ben consolidati nell'immaginario collettivo: il soldato che si ribella alla guerra ingiusta mediante un processo di elaborazione e di crescita, le estreme conseguenze dell'imperialismo, la guerra eterna dovuta all'ancora più eterna ricerca di un nemico che la giustifichi.
La piccola storia di un uomo che ritrova se stesso si dipana in uno scenario solcato da armi immense, create per dimostrare la potenza di un impero decadente.
Oltre ai topoi della fantascienza militare, la storia è farcita di tante idee narrativi e visive che attingono al cyberpunk e al postumanesimo. Non sono sempre temi centrali e portanti, ma trovate usate come gadget, per esempio il mind upload, assodato nel mondo narrativo nel quale la vicenda si snoda.
Visivamente Edwards si dimostra abilissimo nella gestione degli elementi atmosferici: pioggia, vento, nebbia. Il suo omaggio da discepolo devoto a Kurosawa appare evidente.
Il problema di The Creator è che l'assemblaggio di componenti e idee che da sole funzionano benissimo restituisce un risultato che è fatto di momenti suggestivi, ma appare disomogeneo nella resa finale.
Non sembra poi chiaro se la prevedibilità del plot sia voluta, perché lo scopo è di immergerci in un apologo pacifista e anti militarista puntando dritti al messaggio e alla suggestione visiva, o sia se sia una mancanza progettuale.
Sembra strano che un film così curato visivamente, con un lavoro enorme di concettualizzazione e resa del mondo, sia sciatto narrativamente. L'esempio che mi viene in mente sono gli Avatar di Cameron, che però sono un salto evolutivo nella tecnica cinematografica, mentre The Creator è solo "allo stato dell'arte", senza salti in avanti.
Sembra anche improbabile che tutta la costruzione del mondo narrativo si possa fermare a un film, e alcuni passaggi del finale lasciano immaginare che possano esserci sviluppi futuri, dipendenti dal risultato al botteghino.
Aggiungi un commento
Fai login per commentare
Login DelosID