Hunger Games – La ballata dell'usignolo e del serpente è un gradito ritorno a Panem. La tetralogia al cinema ispirata ai tre romanzi di Suzanne Collins ci raccontava di un continente diviso in distretti, governati con il pugno di ferro da Capitol City, nel quale ogni anno si tiene un macabro reality show: la lotta all'ultimo sangue tra ventiquattro giovani, denominati Tributi, scelti a coppie tra i dodici distretti che osarono ribellarsi a Capitol City, In originale Hunger Games significa letteralmente "giochi della fame", per ricordare ai distretti che dipendono dalla munifica assitenza della capitale, dove la ricca borghesia vive nel lusso, sfruttando il lavoro dei distretti.
Nei film e romanzi precedenti, questi "giochi" erano una realtà consolidata, arrivati alla edizione numero settantaquattro, con la giovane Katniss Everdeen (Jennifer Lawrence), protagonista di una vicenda che contribuirà a enormi cambiamenti nel mondo narrativo, tra i quali il rovesciamento del Presidente Corolionus Snow.
In La ballata dell'usignolo e del serpente, l'anno è quello dei decimi Hunger Games. Il giovane Coriolanus Snow (Tom Blyth), che ha vissuto da piccolissimo nel mondo pre-Hunger Games, sconvolto dalla guerra provocata dai distretti, ed è cresciuto vedendo decadere il lustro e la ricchezza della sua potente famiglia, della quale sono rimasti in vita solo la cugina Tigris e la "Signornonna". Ma non per questo il suo spirito è stato piegato. All'ultimo anno di studi all'Accademia di Capitol City, è in corsa per il prestigioso premio Plinth, una borsa di studi messa in palio dalla ricca famiglia omonima che gli consentirebbe non solo di andare all'Università, ma anche di sistemare i conti della famiglia Snow, dando slancio alla sua arrampicata sociale.
Ma davanti a lui si pone un'ostacolo, il Decano dell'Accademia, Casca Highbottom (Peter Dinklage), ha deciso che la borsa non sarà assegnata automaticamente al migliore tra gli studenti finalisti, bensì a colui che si rivelerà il miglior Mentore ai prossimi giochi, ossia a colui che saprà meglio consigliare il suo Tributo, portandolo sia alla vittoria sia all'approvazione del pubblico. Dopo dieci anni il pubblico di Capitol City sembra stufo di vedere i giochi ed è necessario ridargli slancio. Coriolanus sottopone le sue idee per una migliore promozione dei giochi direttamente alla Dottoressa Volumnia Gaul (Viola Davis), Capo Stratega dei Giochi, che li approva. Ma la sfida più grande sarà cercare di fare sopravvive il Tributo a lui assegnato, la cantante Lucy Grey Baird (Rachel Zegler), la "povera ragazza del dodicesimo distretto", più debole sulla carta degli altri contendenti, ma le cui esibizioni canore hanno messo in luce le doti di comunicatività e carisma, oltre che uno spirito ribelle e indomito. Una sfida che sarà complicata da un sentimento che nascerà tra i due, rendendo il loro rapporto qualcosa di più che quello tra Mentore e Tributo.
Ad intrecciarsi con intenzioni di Coriolanus ci sono quelle del suo migliore amico, Selanus Plinth (Josh Andrés Rivera), il quale nonostante appartenga alla più ricca e influente famiglia di Capitol City, odia il sistema e vorrebbe dare un contributo a fermarlo.
I tre atti della storia saranno le tappe della scalata di Coriolanus, tra giochi di potere, tradimenti, colpi di scena, in un'altalena di cadute e risollevamenti che terranno lo spettatore appassionato alle vicende di un personaggio soprattuto amorale.
Il giovane Snow non è, in questa fase della sua vita, né buono né cattivo, semplicemente è disposto a fare tutto quello che è necessario per ritrovare quello che ritiene essere il suo posto nella società di Capitol City, anche se con qualche umano momento di tentennamento, di dubbio su quali siano il percorso e la sua destinazione finale.
Di certo siamo davanti a una storia nella quale, alla fine dei conti, gli innocenti sono pochi, tutti possono essere a turno manipolatori o manipolati, in un mondo che è più crudele dei giochi nell'arena, che alla fine sono solo la versione televisiva e ridotta dei conflitti macroscopici. Un mondo in cui se non si uccide si viene uccisi, anche al vertice.
Come già fu per la trilogia di romanzi originale e i quattro film, anche in La ballata dell'usignolo e del serpente assisteremo a cambiamenti vistosi. Siamo in un mondo più giovane, ancora non consolidato nella sua struttura. Le azioni di Coriolanus porteranno a un nuovo status in una città, Capitol City che, a differenza di quello visto sessantaquattro anni dopo, è ancora in ricostruzione, alla rincorsa dello splendore perduto durante la guerra.
Non si perde in suspense nel sapere che sessantaquattro anni dopo Snow è ancora al vertice del potere, facendo fede al motto della sua famiglia: "La neve si posa in cima".
Se infatti a noi spettatori il destino finale del personaggio è noto, quello che risulta interessante è come sono raccontati gli eventi che hanno portato a quel destino, consentendogli di consolidare il suo potere, facendo prosperare Capitol City per decenni, fino all'arrivo della giovane Katniss.
Francis Lawrence dirige con mestiere un film che è pieno di rimandi visivi ai film precedenti. La messa in scena parte proprio dal riprendere quel mondo e immaginarlo sessantaquattro anni indietro in tutto: nell'edilizia, nella tecnologia, nella moda. Tutto è grezzo, approssimativo. In alcuni casi sembra riciclato da epoche precedenti. Un mondo familiare agli appassionati, ma differente quanto basta.
Il cast funziona, Tom Blyth e Rachel Zegler sono una coppia carismatica e ben affiatata. Li inoltre unisce al talento recitativo le doti canore necessarie al personaggio. I due sono ben coadiuvati sia dagli altri giovani, Mentori e Tributi, sia dagli adulti, tra i quali non solo Dinklage e Davis, ma anche da menzionare Jason Schwartzman nel ruolo di Lucretius "Lucky" Flickerman e Burn Gorman nel ruolo del Comandante dei Pacificatori Hoff.
In conclusione, Hunger Games: La ballata dell'usignolo e del serpente è uno spettacolo che non mancherà di appassionare coloro che conoscono questo universo narrativo, ma che potrebbe anche essere un inizio per chi non ci è mai entrato, stimolandolo a recuperare i romanzi ambientati anni dopo.
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