Un grande ritorno a Lucca Comics & Games è quello di Frank Miller, colui che ha fornito uno sguardo più maturo a personaggi storici come Daredevil e Batman, nonché creatore di storie ormai divenute iconiche come Sin City e 300.
L’illustratore e fumettista Simone Bianchi, celebre per il suo lavoro in DC Comics e Marvel ha intervistato il maestro durante una colazione tenutasi al Teatro dal Giglio.
Simone Bianchi: Siamo qui per celebrare il venticinquesimo anniversario dell’uscita di un’opera incredibile come 300. Quando hai iniziato a pensare a questa storia? Come è avvenuta la sua genesi?
Frank Miller:
Nel 1964 sono andato a vedere un film intitolato I 300 spantani e sono rimasto affascinato perché era la prima storia che vedevo in cui gli eroi morivano. In quel momento il mio approccio con la narrativa è cambiato per sempre perché ho capito che un eroe non è come un calciatore, ma è qualcuno che fa la cosa giusta a qualsiasi costo.
Per realizzare 300 hai proceduto in modo classico, ovvero scrivendo prima la sceneggiatura dettagliata e poi passando al disegno, oppure certe soluzioni grafiche che hai scelto hanno portato anche a un ripensamento del testo?
Prima di tutto ho dovuto decidere come presentare una storia che si svolge in tre giorni ma che ha anche un prima e un dopo. Poi ho capito che non c’era un punto di vista individuale, un eroe unico, ma una sciame di personaggi e così sono passato da io a noi, dunque questa è stata la prima cosa che ho dovuto modificare.
300 ha un formato orizzontale molto inusuale soprattutto in America. Perché hai usato quel tipo di impaginazione?
Che altro avrei potuto fare? La scelta è stata fatta perché era il modo migliore per rappresentare le battaglie di due eserciti imponenti che si affrontano. Il formato verticale non avrebbe avuto senso. È come disegnare una macchina, non la puoi fare in verticale ma solo in orizzontale.
Ma hai provato, almeno all’inizio a disegnare 300 in verticale e poi hai cambiato formato, o sei partito sicuro?
Quando ero un ragazzo a scuola ho fatto un test attitudinale per capire quale sarebbe stato il mio lavoro da grande e il risultato mi ha posto di fronte a due scelte: o fare l’architetto o l'artista, per questo per me un fumetto è anche un qualcosa di fisico. L’ho visto subito come un oggetto orizzontale.
Passiamo a Sin City. In quest’opera sei stato influenzato soprattutto da artisti europei e argentini, più che da autori americani, uno su tutti citerei Alberto Breccia. Quali sono gli autori che ti hanno influenzato di più?
Moebius, Milo Manara, Magnus, Battaglia. L’apertura di Forbidden Planet a New York mi ha permesso di avere accesso a tanti artisti anche italiani. Magnus, per esempio, è stato per me una rivelazione per la sua mancanza di paura. Questi autori mi hanno fatto capire che non c’è solo la componente ludica del disegnare ma esiste una parte emotiva del dare fumetti.
Cosa persi dell’Intelligenza Artificiale? Quale sarà l’impatto che potrà avere sul lavoro artistico?
Sono interessato a cosa possa fare in certi processi, ma sono sicuro che non potrà disegnare o scrivere storie, perché è priva di quei tic che caratterizzano le persona e che sono fondamentali in un processo creativo.
L’ultima generazione di disegnatori lavora in digitale, secondo te questo approccio rischia di raffreddare lo stile del disegno?
È un’ottima domanda. Per me il risultato non è influenzato dal fatto che un fumetto sia subito stampato o fatto a mano. Ognuno deve trovare il media migliore per quello che vuole raccontare. Chi scrive e disegna fumetti non si deve sentire vincolato dal mezzo. Inoltre non credo che esistano media superiori ad altri, anche se il cinema credo sia quello più potente. Superman ha spiccato il volo tramite i film. Però penso che fumetti e cinema siano fratelli, entrambi hanno punti deboli e punti di forza.
Hai iniziato con la tua casa editrice a dare spazio a nuovi talenti. Questa sfida ti dà la stessa passione del fare fumetti?
Sì, è comunque eccitante dare spazio a voci nuove.
Secondo te come sono cambiate le fiere sia americane che europee negli anni? Eri più felice di frequentarle quando ci si concentrava di più solo sui fumetti ed erano meno mastodontiche?
Certo, sono situazioni diverse e indubbiamente c’è stato un cambiamento. Mi manca un po’ l’intimità che c’era un tempo, però dall’altra parte oggi c’è un’energia incredibile che dà maggiore vita ai fumetti. Vediamo ad esempio Lucca e questo incredibile pubblico.
Frank Miller è stato premiato come maestro del fumetto la sera di giovedì, con lo Yellow Kid dei Lucca Awards, il riconoscimento più importante del festival.
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