Irlanda 1967: Lily, Eileen e Dolly, sognano di andare a Lourdes anche se per motivi diversi. La prima ormai molto anziana ha perso il figlio e sente di non avere più molto tempo per avverare il suo sogno; Eileen matriarca di una famiglia numerosa che però non l’apprezza ha scoperto di avere un nodulo al seno; Dolly ha invece un figlio che non ha mai parlato. Le tre donne decidono di partecipare a un concorso parrocchiale che mette in palio proprio un biglietto per Lourdes ma insieme a loro avrebbe dovuto gareggiare anche un’altra amica da poco deceduta. Al funerale si presenta invece la figlia Chrissie arrivata in paese dopo tanti anni di assenza e mal accolta da Lily e Eileen, che sembrano avere con lei dei conti in sospeso. Sarà proprio il viaggio in Francia al quale partecipa anche Chrissie a permettere un chiarimento tra le ex amiche alla ricerca di un proprio miracolo.
The Miracle Club è un film sorretto da tre grandi attrici: Laura Linney, Maggie Smith e Kathy Bates. Basterebbe solo questo fatto a tirare fuori la pellicola almeno in parte dalle sabbie mobili del film a tema religioso, cosa che in effetti avviene almeno in alcuni momenti. Peccato però che il messaggio sia così evidente che non servano i novanta minuti di durata per sapere dove si voglia andare a parare e quale sia la morale da portare a casa. La semplicistica rappresentazione di una fede ingenua da parte di persone di bassa levatura sociale, legate più a credenze semplici che a percorsi teologici, è la premessa. Le tre amiche sono delle casalinghe il cui ruolo è sottovalutato così tanto dai mariti da dover scappare da loro pur di realizzare la gita a Lourdes tanto agognata.
Ma, dice a gran voce The Miracle Club il vero miracolo non è quello eclatante della guarigione fisica, quanto quello spirituale della riconciliazione. Si riconciliano Lily, Eileen con una Chrissie che inspiegabilmente va loro incontro anche se non se ne capisce il motivo, e si riconciliano i mariti con le mogli prendendo finalmente coscienza dell’importanza del loro ruolo in famiglia. Un messaggio sempliciotto, quello della pellicola girata da Thaddeus O'Sullivan, che cerca di scansare in ogni modo qualsiasi, anche se pur minima, ambiguità, dando per scontato che il buonismo piaccia a tutti.
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