Il 1° Novembre 2023 è stato presentato a Lucca Comics & Games il romanzo The Kanji Academy, nuova storia della scrittrice Valentina Torchia. Il romanzo, uno young adult ambientato in un collegio giapponese di Milano, vede la giovane protagonista Marina alle prese con una magia secolare custodita da pochi eletti, capaci di dare vita alla parola scritta.
Valentina Torchia ci racconta in questa intervista come è nata l'ispirazione del suo romanzo, dalle atmosfere dark e in stile manga, che ben si è inserito nello sfondo del Japan Town di Lucca Comics 2023.
Come ti è venuta l’ispirazione per The Kanji Academy? Da dove sono nati l’idea, gli ambienti e i personaggi?
La primissima ispirazione per The Kanji Academy è stata una scuola realmente esistente. Una scuola giapponese, per persone giapponesi, dove gli studenti usano la divisa, ci sono i club scolastici, si studiano le materie scolastiche del programma giapponese. Insomma, la tipica scuola che vediamo nei manga o anime. E cosa c’è di strano, direte? Beh, il fatto è che questa scuola giapponese si trova in Italia e, precisamente, a Milano.
Quando l’ho scoperta, mi è sembrata una cosa così pazzesca e meravigliosa, che mi sono sentita come se fosse spuntata una Hogwarts proprio dentro la mia città. Sì, perché, per noi amanti del Giappone, tutto ciò che riguarda quel Paese e la sua cultura è un po’ magico, come se appartenesse a un mondo diverso dal nostro. E un po’ è davvero così. DOVEVO per forza immaginarci una storia, dentro quella scuola. Non c’erano proprio alternative.
I Kanji sono parte della cultura giapponese, perché inserirli in questa storia?
Da un paio di anni studio la lingua giapponese. Oltre alla passione per il Giappone, sono dotata anche di un certo masochismo, lo so. È una lingua estremamente complessa e difficile da capire, per noi occidentali. Non si tratta solo di un linguaggio, ma di un’impostazione mentale totalmente diversa dalla nostra, che riverbera nel modo di esprimersi e di parlare dei giapponesi. La cosa più affascinante, che mi ha sempre colpito fin da quando ero piccola, sono i diversi alfabeti (anche se sarebbe meglio parlare di sistema di scrittura). I giapponesi scrivono e leggono usando tre diversi sistemi: hiragana, katakana e kanji.
Il sistema dei kanji, di cui parlo in questo romanzo, è secondo me estremamente affascinante. Si tratta di simboli arrivati dall’antica Cina, migliaia e migliaia, ciascuno dei quali può esprimere un concetto o parte di un concetto. Il loro significato cambia in base agli altri simboli con cui sono associati, al contesto, all’ordine in cui sono scritti in una frase o all’interno di una parola. Insomma, i kanji sono la parte più complessa della lingua giapponese, e in Giappone iniziano a studiarli da piccoli, e non smettono per tutta la vita. Esistono kanji dei medici, degli avvocati, degli scrittori. La lista ufficiale del Governo Giapponese ne include circa cinquemila, ma ne esistono molti, molti di più. Quanti più kanji sei in grado di leggere, tanto più sarai in grado di leggere testi e libri di ogni genere. È perfettamente possibile che un giapponese, anche di cultura piuttosto elevata, si trovi di fronte a un kanji che non conosce. Se non sai leggerli, le parole e i concetti rimangono oscuri e inaccessibili.
Quando l’ho scoperta, questa cosa mi è letteralmente esplosa nella testa e mi sono chiesta: cosa succederebbe se esistesse una società che raccoglie, studia e custodisce kanji segreti, in grado di fare cose che noi comuni mortali non riusciamo nemmeno a immaginare? In fin dei conti, lo sanno tutti che le parole hanno potere. Ma quale può essere il potere racchiuso in un kanji sconosciuto, che nessuno sa leggere?
Quali sono i temi principali che hai cercato di affrontare in questo romanzo?
Forse il più importante è la scoperta di sé. Mari, la protagonista, farà un viaggio attraverso la magia della lingua scritta che la porterà scoprire il suo potere personale, il suo passato. E a prendere finalmente in mano il suo futuro. Mai come in questa storia è vero che saper leggere e farlo bene, può cambiarti la vita.
In The Kanji Academy parlo anche di amicizia e amore: di situazioni talmente estreme che ti spingono a sacrificare tutto per raggiungere il tuo scopo, anche la persona che credi di amare, anche te stesso. Affronto tematiche come il rapporto con la famiglia e con le persone che ci circondano, e come questo possa cambiare l’immagine che abbiamo di noi stessi e quello che crediamo (o non crediamo) di essere in grado di fare. Si parla di scrittura, di libri, di magia. Di non fermarsi all’apparenza, perché a volte il mostro più spaventoso vuole solo una cosa: parlare con noi. Mentre, al contrario, la persona di cui più ci fidiamo può essere quella che trama alle nostre spalle.
A quale pubblico di lettori consiglieresti il tuo libro?
Penso che consiglierei The Kanji Academy a tutti gli appassionati di manga e anime, che amano le storie urban fantasy e non hanno paura di entrare in un mondo misterioso, dove ci sono molte cose ben nascoste, da scoprire pagina dopo pagina. E lo consiglio a tutti i lettori e le lettrici di fantasy o urban fantasy che non sanno nulla di Giappone, ma che ne sono incuriositi. Più in generale, lo consiglio a chi ha voglia di entrare in un mondo totalmente diverso dal nostro, e a chiama il concetto di mondi nascosti in piena vista.
The Kanji Academy non è il tuo primo libro, e in passato hai partecipato ai Workshop Tessitori di Sognia Lucca. Quanto – e se – queste esperienze passate ti hanno aiutato a scrivere questo romanzo? Come è stato tornare a Lucca nel 2023 da autrice?
Sicuramente l’esperienza con Tessitori di Sogni è stata fondamentale, perché per la prima volta mi ha permesso di capire cosa volevo come autrice e come muovermi per cercare di raggiungere il mio obiettivo. Per non parlare delle persone che ho incontrato: anime belle con cui condividere la mia passione per i libri, le storie e la scrittura. Gente con cui si può trascorrere un’intera notte a discutere su come un personaggio dovrebbe o non dovrebbe comportarsi in un racconto.
Tornare a Lucca come autrice è stato emozionante. Nel frullatore della fiera, c’è davvero di tutto ed è stato meraviglioso essere dall’altra parte, non più tra il pubblico, ma su un palco, a parlare del mio lavoro e della mia esperienza. È stato un onore per me: trovarsi davanti a persone che vogliono ascoltarti e che prendono sul serio quello che fai, anche quando c’entrano mondi fantastici, ti fa sentire finalmente compresa e validata, sia come autrice che come persona.
Quali sono i tuoi progetti futuri? Hai già altre storie in mente?
La mia testa non si ferma mai, purtroppo per la mia qualità del sonno! Ho molte storie in mente, e in questo periodo sto iniziando a buttare giù le prossime idee per nuovi progetti. Credo che lavorerò ancora su idee collegate con il Giappone e la sua cultura, ma non solo. Io ho iniziato scrivendo narrativa contemporanea, e credo che quello sarà un filone che non abbandonerò mai. Diciamo che mi piace sperimentare tra generi diversi, ma ho alcuni punti fermi che non abbandono. Come mi ha detto una mia lettrice, le storie complesse, che affrontano sentimenti ed emozioni difficili sono certamente uno dei miei marchi di fabbrica. Perciò, indipendentemente dalle storie che vi racconterò, tenete sempre sotto mano un pacchetto di fazzoletti, soprattutto se siete cuori teneri!
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