Il Dr. Godwin Baxter potrebbe essere il figlio del Dr. Frankestein. Ne porta sul volto i segni. Come il suo collega del romanzo di Mary Shelley, Baxter pasticcia con la vita e la morte, con l'anatomia e l'elettricità, cercando di spingere la sua ricerca oltre ogni limite.
Quando il brillante studente Max McCandles viene invitato da Baxter ad assisterlo, egli non immagina quanto bizzarro sarà il suo compito. Deve registrare i progressi di crescita di una creazione del professore: Bella, una ragazza il cui cervello è allo stadio infantile, ma il corpo di giovane donna la rende affamata di vita e di sensazioni, di ogni tipo.
Con la crescita cerebrale e l'apprendimento arriva anche la voglia per Bella di vedere il mondo. L'occasione le si presenta come una tentazione: un affascinante avventuriero di nome Duncan Wedderburn la circuisce e la convince a partire con lui per quello che si rivelerà una specie di Grand Tour per un'Europa retrofuturista e piena di stimoli. Un viaggio che la giovane donna affronterà con il candore di chi non è cresciuto con inibizioni imposte dalla "società", durante il quale si porrà molte domande sulla vita e le persone, conoscendo il bene e il male, l'orrido e il sublime.
Bella come Pinocchio, è una creazione senziente che però è incapace di distinguere verità e menzogna, incapace di comprendere il linguaggio figurato, prendendo tutto alla lettera e rivelando con sincerità tutto quello che pensa.
La donna diventa il fulcro della vicenda, in un viaggio iniziatico che la porterà a scontrarsi a muso duro con la scarsa considerazione della donna e del corpo femminile, trovando un suo percorso di affermazione e, perché no, di rivalsa verso chi del suo corpo ha abusato, scatenando gli eventi della sua creazione.
A dare credibilità al percorso di Bella è la sua interprete Emma Stone, anche produttrice del film, che in alcuni momenti pecca forse di eccessivo entusiamo nel giocare con il personaggio, andando ancora più sopra quelle righe oltre le quali è già posizionato per definizione.
A bilanciarla in ogni caso c'è uno straordinario Willem Dafoe, che tratteggia un mad doctor dal volto umano, sofferto e sofferente. Spicca, sia pur nel suo breve minutaggio, una strepitosa Hanna Schygulla, capace ancora di rubare la scena.
Distillando il romanzo omonimo di Alasdair Gray, il regista Yorgos Lanthimos e lo sceneggiatore Tony McNamara realizzano un'intrigante miscela di infinite suggestioni che si fondono in una bella fiaba weird di riscatto.
A completare la narrazione stuzzicanti stimoli visivi, fantasiosi scenari di retrofuturo, ispirazioni pittoriche, passaggi cromatici che alternano bianco e nero, il colore, l’ektachrome, costumi senza tempo e musiche che puntellano i momenti topici.
In un'epoca di film omologati, Lanthimos propone un'opera che disturba, fornisce spunti, gioca con i paradossi e sfida lo spettatore, ma allo stesso tempo intrattiene e restituisce l'emozione del cinema.
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