Griselda è ispirato auna storia vera, inseguita per anni da Sofia Vergara, attrice notissima per la sit-com Modern Family, qui protagonista e produttrice.
Le sei puntate narrano la versione drammatizata della vita di Griselda Blanco, ce negli '70 e '80 è riuscita a creare uno dei cartelli di spacciatori di cocaina più potenti di Miami Beach, tanto da essere ricordata come "la madrina".
Lo showrunner Eric Newman e il regista dei sei episodi Andrés Baiz affrontano un ramo che potremmo definire parallelo a quanto raccontato in Narcos, la serie incentrata inizialmente su Pablo Escòbar, nella realtà amico d'infanzia di Griselda Blanco, e poi più in generale sul cartello colombiano.
Si tratta di una storia di ascesa e caduta, ampiamente nota, ma raccontata con una sceneggiatura densa di eventi e colpi di scena, con un livello di tensione narrativa così alto che anche gli eventi attesi sono comunque d'impatto.
Se poi non avete già visto alcuni dei documentari o il film di qualche anno fa dove Griselda Blanco era interpretata da Catherine Zeta-Jones, riuscirete ad arrivare "vergini", pur sapendo che tutto l'arco narrativo ha un preciso finale.
La cifra stilistica è quella nota a chi conosce Narcos e Narcos Mexico, ossia non fa sconti, nessuna mitizzazione.
La dinamica protagonista/antagonista è affidata a due figure femminili: Griselda e la poliziotta June Hawkins (Juliana Aidén Martinez) che le dà la caccia. Una figura presumibilmente inventata ad hoc per trasformare la vicenda vera in un thriller che appassioni lo spettatore.
Pochi gli uomini che nella serie fanno una bella figura, ma non si stenta a crederlo se si considera che nella realtà Blanco è stata capace di farsi largo in maniera spietata in un ambiente nel quale i concorrenti in affari si uccidono l'un l'altro.
Se la miniserie si può considerare un film di sei ore, molto discontinuo è il ritmo narrativo. Appare chiaro che gran parte della narrazione si concentri sull'ascesa, sulle difficoltà incontrate nell'eliminare i propri concorrenti, mentre la caduta è veloce e rovinosa, con una curva discendente ripidissima.
Un altro aspetto interessante, ben messo in luce dalla miniserie, è la "padrinizzazione" della malavita, ovvero la mitizzazione da parte di certi ambienti del film Il Padrino di Francis Ford Coppola. Se il film scritto da Mario Puzo proponeva una mafia immaginaria per certi aspetti, ad esso poi molti malavitosi hanno visto come a un modello a cui ispirarsi, in una sorta di profezia autoavverante. Nel caso di Griselda è riscontrabile in modo diretto dal nome del suo quarto figlio: Michael Corleone Blanco (sic). È un fenomeno del quale hanno parlato giornalisti, saggisti e romanzieri, che Newman e Baiz lambiscono con efficacia.
Come per i prodotti già citati, e per tanti film sulle organizzazioni criminali, mafia, cartelli, camorra o altro, la mitizzazione però è nell'occhio di chi guarda.
Sofia Vergara è bravissima nel tracciare le sfumature di una donna che in fondo usa il suo amore materno per giustificare a se stessa le sue azioni. Non c'è volonta di renderla più umana, solo quella di narrare una mente criminale per quello che è, come risulta dalle azioni che compie. I giudizi li hanno già dati, per fortuna, i tribunali.
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