Jessica è una giovane e bella illustratrice di libri per bambini ma non vive un periodo felice. Soffre di inquietanti incubi in cui un gigantesco ragno la insegue, non trova l’ispirazione per una nuova storia e le figlie di suo marito non la vedono di buon occhio. La famiglia decide di trasferirsi nella grande casa in cui Jessica ha vissuto da piccola, lasciata dal padre a causa di una malattia mentale. All’inizio la situazione sembra migliorare, fino a quando la piccola Alice trova in cantina un orsetto che chiama Teddy e che diventa il suo inseparabile amico. Jessica non capisce perché la bambina abbia iniziato a comportarsi in modo strano fino a quando alcuni inquietanti ricordi non riemergono dal suo passato.

L’idea produttiva che sta alla base della Blumhouse è nota: mettere in cantiere horror a basso budget ma con idee, per portare pubblico in sala, meglio se di adolescenti, dunque un tipo di bloodbuster non pensato per palati fini ma un intrattenimento a consumo veloce. È chiaro che sui grandi numeri qualche volta il prodotto è pure di ottima qualità come nel caso di Black Phone, altre fa grandi incassi, vedi M3gan, ma la maggior parte delle volte si spera perlomeno di vedere un horror con qualche scena di suspence ben pensata. Purtroppo Imaginary non rientra in nessuna delle tre categorie, ma finisce per essere l’ennesima pellicola incapace di suscitare una minima paura e, anzi spesso scivola in una comicità involontaria.

La sceneggiatura, scritta dal regista Jeff Wadlow insieme a Greg Erb, Jason Oremland, prende spunto da una domanda: cosa succederebbe se l’amico immaginario di un bambino fosse un’entità malvagia che si nutre della sua immaginazione? Che possa piacere o no sulla carta, il concept che sta alla base di Imaginary non è sbagliato di per sé, ma finisce per risultare ridicolo se il mostro usato è un orsetto di peluche. Si aggiunga poi che tale orsetto parla con la voce di una bambina è la tragedia è completa, ma se pure volessimo andare oltre e parlare di problemi di sceneggiatura, i personaggi si limitano ad avere la profondità di una funzione narrativa e quasi sempre sono inseriti nella storia con il solo obiettivo di mandarla avanti. Non aiutano poi le lungaggini di spiegazioni infinite sul dove, cosa e perché, e la lampante sensazione che neppure per un momento qualcuno sia davvero in pericolo. Imaginary è chiaramente un film di serie B, adatto solo a chi si spaventa molto facilmente o ha visto pochissimi horror nella sua vita.