La piccola Abigail è figlia di un ricchissimo magnate e ha la passione per la danza. Dopo aver ultimato le prove a teatro viene portata nella sontuosa villa di famiglia, ignara che ad attenderla c’è un gruppo di malintenzionati che la rapiscono per chiedere un riscatto. La bambina viene portata in una decadente casa fuorimano dove è impossibile per il padre rintracciarla. Il piano è quello di tenerla nascosta per ventiquattrore senza avere contatti con l’esterno, per questo i sei affidano al capo della banda, anche i loro cellulari, promettendo di vedersi con i soldi non appena il tempo sarà scaduto ma il “colpo facile” ben presto si trasforma in un incubo. Il padre di Abigail non è un riccone qualunque ma un pericoloso malavitoso che tende a far fuori i propri nemici tagliandogli la testa ma neanche la piccola ballerina è ciò che sembra e da predatori i rapitori si trasformano in prede da cacciare.
Era il 2014 quando il duo Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett hanno cominciato a farsi notare nel campo dell’horror con La stirpe del male, ma è stato il successivo Finché morte non ci separi e l’incontro con lo sceneggiatore Guy Busick, a mettere in luce l’aspetto più interessante del loro cinema: l’umorismo. Non si tratta di un mix tra commedia e horror quanto l’idea di mettere qua e là delle sequenze che risultino disturbanti e divertenti allo stesso tempo.
Non a caso i lavori successivi dei tre sono stati Scream del 2014, prima pellicola a non essere diretta da Wes Craven a cui hanno partecipato le vecchie star Neve Campbell, Courteney Cox, David Arquette e Marley Shelton e omaggio al primo capitolo della saga, e Scream VI. Grazie a Ghostface le scene irresistibili di morti violente e assurde erano uno dei fattori che faceva funzionare meglio le pellicole, recuperando l’elemento slasher dell’originale ma decostruendolo con l’ironia, in un discorso meta, un po’ come nella sceneggiatura veniva fatto dire per bocca dei personaggi cos’è un requel, ossia ciò che stava guardando in quel momento lo spettatore. Il senso è quello di trovare una strada nuova ai sequel ormai tutti uguali e anche la violenza deve essere ripensata pure nei blockbuster.
Scream è stato anche l’occasione d’incontro con Melissa Barrera che Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett si portano dietro in Abigail nel ruolo classico della protagonista bella e cazzuta, ennesima fotocopia della Ripley di Alien. L’originalità perlomeno nella trama non è una delle caratteristiche su cui gioca il film e, al di là del trailer che rivela già il primo colpo di scena, si procede con continui cambi di prospettiva tra buoni e cattivi senza che ci si stupisca mai di nulla. Inoltre la caratterizzazione dei sei come in un giallo alla Agatha Christie, con l’arguta Joey che capisce in un batter d’occhio le loro storie per descriverli schematicamente allo spettatore, non è una grande novità narrativa così come l’epilogo è tra i più classici del genere.
Abigail però a differenza di tanti horror pensati per un largo pubblico ha dalla sua proprio l’idea di Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett di usare lo slasher per liberare il genere da qualche pesantezza, schiacciando l’acceleratore sulla violenza. Niente di estremo naturalmente, ma paletti conficcati nelle gambe, piscine piene di cadaveri putrefatti e esplosioni di mostri con una quantità esagerata di sangue, portano l’ironia in sottotraccia che innalza il film sopra la media delle pigre produzioni mainstream.
Abigail è dedicato a Angus Cloud, giovane star di Euphoria morto a 25 anni nel 2023
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