Anthony Miller è un attore con un glorioso passato, ma è fuori dal giro da un po’ a causa della dipendenza da alcool e droghe. Non ha saputo stare al fianco della moglie malata di cancro, né alla figlia adolescente ma ha la sua seconda chance quando viene ingaggiato come protagonista in un nuovo film horror. Vestirà i panni di un prete esorcista e tutto sembra andare per il meglio fino a quando inizia a comportarsi in modo bizzarro. Lee sua figlia da principio crede che si tratti solo di stress ma man mano che le giornate di riprese passano, Anthony inizia ad diventare violento tanto da essere cacciato dal set. A questo punto però e chiaro che i problemi dell’uomo non sono legati solo al lavoro ma è lo stesso cast del film a essere messo in pericolo da oscure presenze demoniache.
Leggendo la sinossi di L'esorcismo – Ultimo Atto viene da pensare che due possano essere i risultati di un meta film che rifà L’Esorcista e che sceglie Russell Crowe come protagonista dopo il successo de L'Esorcista del papa: o un’idea geniale, o un disastro imbarazzante. Purtroppo il duo M. A. Fortin e Joshua John Miller che dirigono e scrivono la pellicola, sembra avere le idee drammaticamente confuse. Il film inizia con l’attore che prima di Anthony avrebbe dovuto interpretare il ruolo del prete, in giro per il set nel buio della notte a provare la sua parte, fino a che non trova la morte per cause soprannaturali. La regia sembra strizzare l’occhio per dirci, ehi, tutto è finto e te lo faccio vedere in un piano sequenza partendo da una strada che ricorda l’Esorcista di William Friedkin, per poi entrare in una casa finta di un set, dove un tizio con un copione in mano recita la parte del prete esorcista.
C’è poi il discorso direttamente riportato nei dialoghi dai personaggi in sceneggiatura, di leggende metropolitane in cui in famosi film horror sarebbero successe delle tragedie, come per gli archeologi che hanno aperto la tomba di Tutankhamon. Tutto questo mette L'esorcismo – Ultimo Atto nella prospettiva di non stare davvero per vedere un film horror in cui il protagonista viene posseduto da un demone, si spoglia, fa pipì in giro mentre parla in latino, appare e scompare come le luci intermittenti (leitmotiv di tutto il film), e che non c’è un prete “vero” messo sul set come consulente ma che alla fine è un provvidenziale esorcista.
Così come non può essere seria la scena del girato giornaliero, con il povero Anthony Miller che viene massacrato di critiche dal regista, come faceva René Ferretti con la cagna maledetta Corinna, salvo poi diventare bravissimo una volta posseduto dal demonio. Purtroppo, invece Fortin e Miller ci credono e imboccano un tono realistico che vorrebbe persino fare paura ma che finisce per essere più che altro imbarazzante.
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