Il progetto
Quando ha annunciato che dall’autunno del 2023 sarebbe stato protagonista del tour RE_PRAY, Yuzuru Hanyu ha spiegato che lo show su cui stava lavorando avrebbe incorporato l’etica e i valori del mondo dei giochi, cose molto importanti nella sua esperienza personale.
“Si vive solo una volta, si può giocare e rigiocare allo stesso gioco, e io credo che ci siano molte cose importanti che possono essere scoperte in ciascuna di queste due caratteristiche contraddittorie” ha affermato. Cose importanti che lui intendeva narrare attraverso le parole e il pattinaggio, con la consapevolezza che per alcune domande non esiste una risposta corretta ma anche la speranza che, grazie a uno spettacolo che non avrebbe mai potuto essere riproposto due volte allo stesso modo, gli spettatori riuscissero a vedere i colori del mondo attraverso il filtro della loro individualità.
Un breve testo che accennava ai temi, che si concludeva con il riferimento a questioni importanti della vita di ciascuno come giusto e sbagliato, tristezza e solitudine, che poneva l’accento sulla preghiera, ma che non poteva far capire la profondità di uno show che, di fatto, appartiene a una nuova forma d’arte creata da Hanyu stesso, l’Ice Story.
La prima tappa del percorso sfociato in RE_PRAY si è avuta nell’autunno del 2022, pochi mesi dopo il suo addio a quelle competizioni che gli avevano donato la fama ma che ormai gli andavano strette. Così come gli andavano stretti gli spettacoli tradizionali.
Che propongano una successione di programmi slegati fra loro o l’interpretazione sul ghiaccio di un’unica storia, gli show hanno sempre avuto un cast composto da numerosi pattinatori. Con Prologue, da lui prodotto e interpretato nell’autunno del 2022, Hanyu ha inventato il concetto di solo-show, nel quale un unico performer narra una storia attraverso una commistione di programmi interpretati dal vivo e di video trasmessi su un megaschermo. Un azzardo, sia per l’impegno fisico richiesto, quasi mezz’ora di pattinaggio, quando le gare sono costituite da due programmi lunghi rispettivamente 2:50 e 4:00 minuti ed eseguiti in due giorni diversi, sia perché la maggior parte dei 90 minuti dello spettacolo è composta da filmati. Legati strettamente ai programmi che Hanyu ha interpretato in pista e montati in modo tale da narrare una storia, la sua storia agonistica, ma pur sempre composti da immagini di repertorio, in gran parte già note.
Prologue è stato un successo, testimoniato dal tutto esaurito in ogni singola data. Due show a Yokohama, 7.900 spettatori al giorno, con diretta televisiva su Asahi per la seconda serata e differita qualche tempo più tardi per la prima; tre show a Hachinohe, 3.000 spettatori al giorno, con diretta televisiva per la terza serata e differita qualche tempo più tardi per le altre due, oltre alla trasmissione in liveviewing in sale cinematografiche e teatrali, 81 per il secondo show di Yokohama, 77 per il terzo di Hachinohe.
Un nuovo formato: l’Ice Story
Se con Prologue Hanyu ha creato un formato così innovativo da vincere l’Original Program Award assegnato dalla Japan Satellite Broadcasting Association, con GIFT, che si è tenuto al Tokyo Dome il 26 febbraio 2023, è andato oltre. 35.000 spettatori dal vivo per un nuovo tutto esaurito, altri 30.000 negli 84 cinema in Giappone – qualcuno ha proiettato l’evento in più sale – e nei 12 cinema fra Hong Kong, Taiwan e Corea del Sud. Una diretta televisiva in Giappone su Disney+ e nel resto del mondo su Globe Coding. Musica dal vivo grazie alla Tokyo Philharmonic Orchestra e a un secondo gruppo con strumenti musicali moderni. La regia di MIKIKO, una delle più famose coreografe giapponesi, e una nuova collaborazione con i Rhyzomatiks, gruppo all’avanguardia nella fusione di arte e tecnologia, entrambi di nuovo al suo fianco dopo Prologue. Un corpo di ballo composto da 18 (+1) ballerine. Un megaschermo dalla lunghezza stimata di 50 metri e un secondo schermo, curvo e semovente, lungo 30 metri, quanto il lato corto della pista, di cui costituisce l’ingresso. Una gru che eleva Hanyu all’inizio e alla fine dello show. Due mani giganti che sovrastano i palchi dei musicisti, ignorate fino a quando diventano parte di una singola immagine dall’impatto emotivo fortissimo. Un allestimento scenico intorno alla pista che comprende diversi palchi per le ballerine, 13 monitor trasparenti che in un unico programma moltiplicano olograficamente la sua figura e un impianto che consente di far divampare del fuoco accanto a una pista di ghiaccio. Oltre a un braccialetto con luci sincronizzate consegnato a ciascuno degli spettatori.
Un allestimento imponente, che sarebbe sprecato se non fosse sostenuto dalla storia. Nonostante qualche passaggio avanti e indietro nel tempo, Prologue narrava in modo abbastanza lineare le vicende agonistiche di Hanyu. I video erano basati prevalentemente su immagini ufficiali delle gare, affiancate da qualche sottotitolo che le contestualizzava. Con GIFT Hanyu mostra doti notevoli come narratore, non per nulla il titolo completo dello show è GIFT – Ice Story 2023. Anche stavolta racconta la sua storia, ma alle immagini delle gare Hanyu affianca diversi filmati appositamente realizzati. La sua voce accompagna immagini della natura e astratte e disegni e video che, pur avendo in lui il protagonista, non hanno alcun legame con il pattinaggio, donando un significato a ciò che lo spettatore sta vedendo. Senza citare successi e sconfitte, ma parlando di scoperta, di obiettivi, di emozioni, di fatica, e soprattutto di sogni.
GIFT si apre con L’uccello di fuoco, un programma che Hanyu aveva portato in gara quando aveva 12 anni. L’ingresso in pista, con lui che sale in alto e poi riscende, le immagini sul megaschermo che amplificano i suoi gesti e il fuoco che divampa per la prima volta, ha un tono epico. La performance è accompagnata da alcuni video di repertorio nei quali indossa un costume più semplice, ma non così diverso da quello che indossa dal vivo: il ragazzino di tanti anni fa è diventato un uomo. E se il successivo filmato è dedicato ai sogni, Hanyu torna sul ghiaccio sulle note di Hope and Legacy, unione di due brani di Joe Hisahishi con cui ha vinto il suo secondo oro mondiale interpretando un programma perfetto. Quella su cui si muove è una superficie mutevole, trasformata in un mare dalle proiezioni di luce, animata di volta in volta dal riflesso della luna o del sole, senza alcun punto di riferimento fisso, scelta visivamente bella ma che rende molto più difficile pattinare. La pista che diventa una tela sotto i suoi pattini e mentre scorre un video in cui esprime i suoi dubbi, e di nuovo quando si ripresenta per One Summer’s Day, programma inedito sulle musiche create da Hisahishi per il film di Hayao Miyazaki La città incantata. Il costume, con i suoi lunghi nastri che rischiano di intralciare i movimenti ma che accentuano l’atmosfera eterea, richiama Haku, il drago che nel tentativo di ottenere ciò che desiderava ha smarrito la sua identità, e quelli dell’identità e dei desideri sono temi portanti in GIFT. Insieme ai sogni, che tornano alla ribalta nella Ballata n. 1 di Chopin, uno dei due programmi che è valso a Hanyu il secondo oro olimpico. La ballata inizia in palestra, sul megaschermo, e finisce sulla pista, in un dialogo fra video e realtà per quella che è una nuova forma d’arte, legata anche all’aspetto tecnico del pattinaggio e all’incognita sul fatto che Hanyu riesca a completare ciò che ha pianificato. Ed è quest’incognita a fornire il momento culminante della prima parte, perché il pattinaggio artistico è uno sport, e non sempre chi pratica uno sport ottiene i risultati per i quali si è allenato.
Un connubio di arte e sport
Un anno prima, durante il programma corto dei Giochi olimpici di Pechino, il pattino di Hanyu era finito in un buco nel ghiaccio, uno di quei buchi che si formano quando un pattinatore esegue un salto, il suo piede aveva perso improvvisamente il sostegno e il salto era sparito. Nulla di drammatico, almeno se non si guardano i punti persi. Un ottavo posto provvisorio, quando il suo obiettivo era il primo. Un quarto posto finale, quando senza quel buco avrebbe ottenuto una medaglia storica. Che al risultato abbia contribuito anche una caviglia slogata fra il primo e il secondo programma ha poca importanza. Quel giorno ha lasciato una ferita nella sua anima. Perciò Hanyu ricostruisce per quanto possibile l’ambiente. Ci sono più spettatori al Tokyo Dome di quanti ce n’erano a Pechino, probabilmente ci sono più spettatori di quanti ce ne siano mai stati dal vivo in un evento di pattinaggio artistico. C’è una diretta diffusa in tutto il mondo. C’è un calendario sul megaschermo, che parte dalla data dei Giochi olimpici per arrivare al presente, al momento che lui e gli spettatori stanno vivendo. C’è un annuncio ufficiale, come quelli delle gare. E, come nelle gare, ci sono i sei minuti di riscaldamento, un’altra invenzione sua. Nessuno aveva fatto il riscaldamento, comprendente anche gesti banali come bere un sorso d’acqua, all’interno di uno show. Hanyu aveva iniziato Prologue proprio con il riscaldamento, usando quei minuti per generare aspettativa negli spettatori. Qui si ripete, con la tensione che cresce a dismisura, perché se il sogno che aveva a Pechino è sparito, lui può ripartire di nuovo. Si possono raccogliere i frammenti dei sogni infranti, come nel kintsugi vengono raccolti i frammenti degli oggetti infranti, e saldarli di nuovo insieme, accettando le fratture, le ferite, esaltandole, per creare qualcosa di unico e di bello. Ma perché un sogno nuovo sia possibile, Hanyu deve pattinare un programma perfetto. Lo sport, la sfida, che entra nello spettacolo. E come se la tensione non fosse abbastanza alta, Hanyu completa la sua preparazione sulle note incalzanti di Voices (Dorian Concept Remix) di Nosaj Thing.
Con il successo del programma, Introduzione e rondò capriccioso, finisce la prima parte di uno show in cui, fino a questo momento, Hanyu ha eseguito sei salti quadrupli, due tripli axel, e un triplo axel non è molto più semplice di un quadruplo, altri sette tripli e otto trottole, e le trottole pur avendo una percentuale di riuscita molto superiore rispetto a quella dei salti sono più stancanti, per un totale di quasi 20 minuti di pattinaggio, con un unico minimo sbilanciamento. Un programma libero dura 4 minuti. Quello che è valso l’ultimo oro olimpico comprendeva cinque quadrupli, un triplo axel e altri tre tripli, e in gara le trottole sono solo tre. Nel prosieguo dello show ci saranno un altro quadruplo, quattro tripli axel, sei tripli e otto trottole.
Nel secondo tempo Hanyu si cala nei panni dell’intrattenitore. Lui è il protagonista di uno show, il suo compito è divertire, e l’inizio è all’insegna del divertimento. Let’s Go Crazy, suonata dal vivo dalla band, in cui lui è assente pur avendola interpretata in gara, e poi Let Me Entertain You di Robbie Williams, e stavolta pattina, in un tripudio di luci che non hanno nulla da invidiare a quelle di Las Vegas. Divertimento e adrenalina allo stato puro, fino a quando il divertimento non diventa forzato perché ci si deve divertire, perché lui deve divertire il pubblico. Il divertimento che diventa alienazione espresso nei movimenti robotici delle ballerine e nei fasci di luce che tagliano lo spazio, lo feriscono, fino all’inevitabile Game over. Per ora è solo una scritta che compare sul megaschemo e sulle piattaforme che circondano la pista, ma l’idea che si vada avanti fino alla fine della partita è già in nuce. Il successivo Ashura-chan cattura con i suoi movimenti insoliti e l’apparenza scanzonata e stupisce grazie all’apporto dei Rhyzomatiks. Dietro l’aspetto patinato vi è però un urlo di dolore che risuona anche in Il Fantasma dell’Opera. Dalla frenesia di un programma nato per GIFT Hanyu passa alla maestosità di un altro che aveva portato in gara alcuni anni prima e che ora parla di perdita della propria identità diventando ancora più intenso.
Eppure nonostante lo smarrimento è possibile andare avanti. Hanyu torna in pista su A Fleeting Dream, brano composto da Nobuo Uematsu e Masashi Hamauzu per Final Fantasy X. La prima volta che si era calato nella storia di Yuna era stato in Prologue. Conscia che il destino degli abitanti del suo mondo dipende da lei, Yuna affronta sfide impegnative che la costringono a cambiare, ma rimane sempre fedele ai suoi ideali. Hanyu lascia da parte salti e trottole per fondere i suoi gesti con la musica e con quel video mapping con cui i Rhyzomatiks trasformano la pista in una tela dipinta con la luce, creando disegni che sembrano nascere dai movimenti di Hanyu.
La conclusione è con Notte stellata, uno dei numerosissimi programmi da lui interpretati dopo il terremoto che ha colpito la zona nord-orientale del Giappone l’11 marzo del 2011, quando aveva 16 anni, e che ha devastato la sua città trasformandolo per un breve periodo in un rifugiato. In seguito Hanyu ha partecipato a numerosissimi eventi dedicati alla ricostruzione, alla quale ha contribuito personalmente con donazioni che, alla fine del 2023, sono state stimate in almeno 365 milioni di yen, oltre due milioni e 170.000 euro. Notte stellata è ispirato alla prima notte dopo il terremoto. Persone che avevano perso la loro casa e la loro sicurezza, che erano rimaste al buio a causa del black out degli impianti elettrici, avevano visto sopra di loro uno stupefacente cielo stellato. Quelle stelle erano diventate per loro un simbolo di speranza. La fenice del primo programma si è trasformata in un cigno, pronto con le sue esibizioni a guarire gli altri dalle ferite. I titoli di coda scorrono su Boku no koto, programma inedito che è un inno alla speranza e che al termine dello spettacolo Hanyu caricherà sul suo canale YouTube. Il giorno dopo, per i soli abbonati, caricherà anche la versione non editata, la conferma di una cosa su cui chi lo conosce non aveva dubbi: Boku no koto, con i suoi cinque quadrupli, non è un montaggio dei suoi salti migliori ma lo ha pattinato in modo continuativo, come se fosse stato in gara.
Dal solo-show al solo-tour
GIFT è finito, restano i bis, Haru yo, koi, l’augurio per l’arrivo della primavera e per un domani migliore con l’ultimo programma che ha eseguito su una pista di gara, il giorno del gala olimpico, anche questo arricchito dal projection mapping, e SEIMEI, il programma libero che gli è valso il secondo oro olimpico, e poi vari impegni in show tradizionali, insieme ad altri pattinatori. Fino a quando non arriva l’annuncio della seconda Ice Story, RE_PRAY. Stavolta si tratta di un tour, all’inizio sono previste tre tappe di due spettacoli ciascuna, in primavera se ne aggiungerà una quarta. Ogni show fa registrare il tutto esaurito, 14.000 persone al giorno a Saitama, 5.500 a Saga, 7.000 a Yokohama e 5.800 a Miyagi, 64.600 per l’intero RE_PRAY, 124.400 sommando tutti i numeri dei suoi 14 solo-show. Questo con i biglietti che vengono venduti tramite lotteria, perché le richieste sono molto più alte rispetto alla capienza delle arene, una data per ogni città che viene trasmessa in liveviewing in un numero di sale variabile fra le 130 e le 71, e con replica qualche giorno dopo in un numero inferiore di sale, e la diretta televisiva in Giappone su Asahi e nel mondo su Beyond LIVE. Pur senza orchestre e ballerine, Hanyu dimostra una capacità straordinaria di dominare la scena. Per farlo scrive una storia che si interroga sull’animo umano, narrandola grazie all’ausilio della tecnologia e tramite il suo pattinaggio, con un contenuto tecnico incredibile.
Se in Prologue Hanyu aveva pattinato per mezz’ora e in GIFT lo aveva fatto per quasi 43 minuti, in RE_PRAY i minuti sono quasi 47, a cui vanno aggiunti oltre 7 minuti di danza in uno spazio molto ridotto. Ciò che diminuisce è la durata dei video, e quindi del tempo a sua disposizione per cambiarsi e per rifiatare un po’ in uno spettacolo che comprende sei quadrupli, cinque tripli axel, 11 altri tripli e 20 trottole. E se queste cose sono numerabili, non è possibile incasellare il resto, il modo in cui Hanyu raggiunge determinate posizioni, con una morbidezza di gesti elegantissima ma molto più faticosa di uno slancio, o il passaggio da una posizione che richiede un grande equilibrio a un’altra ugualmente complessa mascherando la difficoltà. E non è possibile incasellare la storia. Non lo fa neppure lui che l’ha scritta e l’ha portata nelle arene, lasciandola aperta alle interpretazioni di ciascuno.
Quando le luci si spengono Hanyu compare su uno dei due megaschermi laterali che affiancano quello centrale, più grande. È seduto e con un gamepad in mano. Il suo sguardo intenso si focalizza sullo schermo centrale, su cui campeggia il monitor di un vecchio televisore a tubo catodico e una scritta in 8-bit con il nome dello show e, lampeggiante, l’indicazione Press start. Dopo che ha premuto il pulsante compare il Play, con l’indicazione di tre date. La sua scelta cade su quella del giorno in cui si sta svolgendo lo show. Il gioco si carica (Loading) e finalmente lui e il pubblico possono iniziare a giocare. Hanyu compare in pista. È coperto da un mantello con cappuccio e danza sul posto, in uno spazio circoscritto che quasi lo ingabbia, delimitato da alcune reti e animato da effetti speciali. E poi inizia a pattinare.
Videogiochi e pattinaggio
Anche se non è frequente che un pattinatore usi la musica di un videogioco per un programma, non è neanche una scelta così insolita. Dal 2010 Tatiana Volosozhar/Maxim Trankov, che nel 2014 avrebbero vinto l’oro olimpico nelle coppie, hanno proposto un’esibizione sulle musiche di Super Mario. Nella stagione 2014-15 Wenjing Sui/Cong Han, che avrebbero vinto l’oro olimpico nelle coppie nel 2022, hanno presentato un gala sulle musiche di Plants vs Zombies. Tessa Virtue/Scott Moir, campioni olimpici nella danza su ghiaccio nel 2010 e nel 2018, hanno scelto Pilgrim on a Long Journey, dalla colonna sonora del videogioco Child of Light, per un programma di gara, la danza libera della stagione 2016-17. Quanto a Kevin Reynolds, quinto classificato al Campionato del mondo del 2013, in più occasioni ha portato in gara programmi su musiche composte per videogiochi quali Chrono Trigger, The Legend of Zelda, Final Fantasy IV e Ni no kuni. Nel 2019 Hanyu ha interpretato in alcuni show in Giappone Crystal Memories, brano creato da ToshI per il videogioco per smartphone Ordinal Strata, ma ad avere una notorietà maggiore è stato The Final Time Traveler, da lui interpretato anche al termine di alcune competizioni internazionali. La musica è stata composta da Hideki Sakamoto per Time Travelers, videogioco di Jiro Ishii dedicato al terremoto di Kobe del 1995 e all’importanza della memoria. Una scelta precisa, perché dal momento in cui ha raggiunto una maturità espressiva tale da poter comunicare ciò che prova, Hanyu ha scelto i brani su cui pattinare soprattutto per il loro significato. In Prologue, e poi ancora in GIFT, ha interpretato A Fleeting Dream, ed è questo il primo programma di RE_PRAY. Yuna ha una missione da compiere, deve sconfiggere un mostro e salvare il suo mondo. E Hanyu, il giocatore, inizia il suo cammino, sapendo che di fronte a sé troverà molti ostacoli, molti mostri da superare.
Nonostante il suo impegno, non ci mette molto a essere trascinato dalla corrente. Ciascun giocatore compie le sue scelte, ma alcune scelte sono più semplici di altre, e quando opta per quella più semplice, il giocatore si lascia portare avanti dal gioco. Fa ciò che deve fare, ripete le stesse azioni se necessario, magari un pochino meglio, viene bloccato, ricomincia. Ripetizioni. Lo stesso scenario ancora e ancora. Fino a quando diventa impossibile respirare, impossibile fermarsi nonostante i continui stop. Tutto sparisce. Rimane solo l’obiettivo, e se raggiungerlo sembra troppo difficile, si può provare a ottenere un bonus che doni più energia, la forza per andare avanti. Ma a quale prezzo?
Il secondo programma è un inedito coreografato da MIKIKO, Gate of Living, dall’album Sandokushi, o Storia dei tre veleni, di Ringo Sheena. Il riferimento è al Sutra del cuore e a tre passioni umane, cupidigia, odio e ignoranza, che si alimentano a vicenda intrappolando gli esseri umani in una spirale dalla quale non riescono più a uscire. I movimenti di Hanyu sono quelli del voguing e del modern, con gesti decisi che si bloccano improvvisamente in una posa plastica, diversissimi dalla fluidità solita del pattinaggio. Di nuovo lo spazio in cui si muove lo delimita, stavolta tracciando una passerella nella quale, malgrado un tentativo di sfuggire al sentiero già fissato, può muoversi solo in avanti. La conclusione avviene su una piattaforma sopraelevata. Cancellati gli ultimi dubbi, prevale la determinazione di vivere.
Gioco e scelte
Il successivo percorso è narrato in un video in 8-bit. Livello dopo livello il protagonista elimina gli avversari e va avanti. Gli eventuali intoppi sono solo transitori, il tempo di ottenere ciò che gli serve per diventare più forte e sconfiggere colui da cui in passato era stato sconfitto. Hanyu prosegue fino al momento in cui deve compiere una scelta importante, così come i giocatori che compiono scelte dalle quali dipende il loro cammino. Quello che presenta è un problema di filosofia morale noto come carrellologia. Nella versione base del dilemma, una persona si trova ad assistere alla corsa di un carrello ferroviario diretto contro cinque persone impossibilitate a scappare. Chi assiste all’episodio può scegliere di azionare uno scambio ferroviario che devierà il carrello, salvando quelle cinque persone ma uccidendone un’altra che si trova sul secondo binario. E questo è il dubbio che si pone il giocatore: deve agire, provocando la morte di una persona pur di salvarne cinque, o non deve fare nulla, e lasciare che le cinque persone muoiano?
Hanyu gira la domanda agli spettatori. Non si vede nessun carrello, la grafica è diversa, ma il dilemma è lo stesso, ed è posto a coloro che assistono allo show. Questa non è la storia di Hanyu, è la storia degli esseri umani, e i dubbi sono di tutti. Una volta che il video pone la domanda, le telecamere inquadrano il pubblico. Sul ghiaccio, sui megaschermi laterali e in proiezioni luminose sopra agli spettatori stessi si vedono due semplici pulsanti, Yes e No. Mentre il tempo scorre, scandito dal rintocco delle lancette, tutti hanno modo di pensare, di interrogarsi. Hanyu non dona risposte. Lo ha detto anche nelle interviste successive, lui pone domande, narra una storia, ma non ha un’unica risposta che vada bene per tutti, in ogni situazione.
RE_PRAY è un tour, non un singolo show. E questo non si vede solo nei video, che di show in show vengono in parte modificati perché dopo ogni spettacolo Hanyu si interroga su cosa può migliorare, così come non si vede solo nella diversa esecuzione di programmi impegnativi, a volte sporcati da un errore, finché alla fine del tour Hanyu è riuscito a presentare lo spettacolo che aveva in mente, quello che, se fosse stato eseguito in gara, avrebbe meritato il voto massimo su ogni singolo elemento. L’aspetto più importante è che un tour consente di scegliere. Sono due date in ogni città, e nella prima data, ogni volta, il giocatore sacrifica una vita pur di salvarne cinque. Il programma che presenta è Hope and Legacy.
Nel periodo in cui Hanyu ha realizzato Hope and Legacy ha studiato bioetica perché voleva crescere a livello personale, e uno dei brani che ha fuso insieme per realizzare il suo programma, Asian Dream Song, è stato la musica ufficiale dei Giochi paralimpici di Nagano del 1998. La scelta di salvare cinque vite porta a un programma che parla della vita, dei sogni di chi si sarebbe potuto arrendere e non lo ha fatto e dell’eredità che viene lasciata alle generazioni future.
Nella seconda data Hanyu non aziona lo scambio, il carrello prosegue la sua corsa, e cinque persone perdono la vita. Ha scelto di non agire, e interpreta Ashura-chan. Rispetto a GIFT mancano le ballerine e gli ologrammi, ma la differenza maggiore è nell’interpretazione. Alcuni movimenti sono diversi, e se in passato dominava un’apparente leggerezza che nascondeva un senso di vuoto, qui il programma è più feroce. In GIFT Hanyu concludeva guardando il pubblico con un sorriso, stavolta è chiuso in se stesso, con il capo chino e l’espressione celata agli occhi altrui. Gli altri sono spariti, eliminati dalla sua visione, come se per lui la sua sia l’unica presenza che conta.
La scelta dell’uno o dell’altro programma porta a due video diversi, a emozioni diverse. Ma, che abbia salvato cinque vite e si chieda se ha compiuto la scelta giusta o che sia andato avanti per la sua strada senza domandarsi quale valore avessero le sue azioni per gli altri, il suo cammino lo conduce sempre allo stesso posto. Hanyu continua a giocare fino a quando un glitch, un’imperfezione, lo fa precipitare nel gioco. Fino a questo momento i combattimenti erano stati video in 8-bit, quelli di un personaggio che entra in uno spazio chiuso e lotta contro un mostro, e un alter ego di Hanyu si era mosso in un luogo delimitato da altissime colonne separate da uno sfondo luminoso vuoto. Nel nuovo video è lui in persona a ritrovarsi in una lunga sala delimitata da due file di pilastri separati da ampie aperture con archi a tutto sesto. È lui a dover decidere se continuare dopo ogni game over, arrivato nonostante una serie notevole di acrobazie. Continue? Yes. E ancora Continue? Yes. Continue? Yes. Yes. Yes. Nel gioco è normale. Si prosegue. Come si prosegue nella vita. Non compiamo le stesse azioni tutti i giorni? Non seguiamo la stessa routine? Ci sono difficoltà, ragioniamo su come superarle e andiamo avanti. Avanti. Avanti. Nonostante infinite sconfitte, fino a quando c’è una possibilità.
Dallo schermo Hanyu scende in pista. Il costume che indossa è lo stesso del video. I primi movimenti, passi e trottole, li compie in silenzio. Si sente solo il suono delle sue lame che incidono il ghiaccio. E poi inizia la musica. Megalovania, da Undertale. Un videogioco in cui la battaglia finale inizia in silenzio, così come lui ha iniziato a pattinare in silenzio. Dopo aver assistito dal vivo allo show lo stesso Toby Fox, creatore di Undertale, è rimasto stupito da quanti dettagli Hanyu è riuscito a far confluire nella sua prestazione e dalla qualità e dall’organicità dell’insieme. Il programma è basato sulle trottole, sei in tutto, scelta che potrebbe sembrare folle per l’impegno fisico richiesto, e le trottole sono inframmezzate da twizzle e da altri movimenti che seguono un andamento circolare, richiamo alla battaglia circolare di Undertale. Il tutto mentre sul ghiaccio compaiono cerchi e spirali di luce che si muovono a un ritmo ipnotico, togliendo ogni punto di riferimento. Alcuni gesti di Hanyu ricalcano quelli di Sans, lo scheletro che, in uno dei possibili finali del gioco, costituisce l’ultimo avversario del giocatore. Diversi megaschermi posti lungo tre dei lati della pista consentono a Hanyu di apparire e scomparire all’improvviso in posti diversi, teletrasportandosi come fa Sans, e nella parte finale del programma i suoi movimenti sono coordinati alle luci di alcuni laser, che lui schiva per evitare di essere ucciso.
La conclusione di Megalovania segna l’inizio di una nuova fase del gioco, che ritorna sul megaschermo. Il personaggio va avanti, distruggendo senza esitazioni tutto ciò che si para sul suo percorso, eliminando ogni mostro. Fino all’ultima difficoltà, l’ultimo ostacolo da oltrepassare. È questo ciò che il giocatore vuole fare? Hanyu torna in pista, e stavolta sul ghiaccio c’è una scritta sola: Yes. Arrivati a un certo punto si può solo andare avanti. E, di nuovo, Hanyu presenta il warm up, anche se stavolta i movimenti sono in parte coreografati, e spesso sono movimenti potenti. Le musiche sono due, Asgore, ancora da Undertale, e Not Alone, da Final Fantasy IX. Hanyu passa da un gioco all’altro e, man mano che i minuti scorrono, appare sempre più straniato, come se fosse posseduto, come se avesse una missione vitale da compiere e non potesse ammettere un risultato diverso da una vittoria totale. Nei suoi movimenti entra anche un gesto del teatro kabuki, il nirami, un tipo di sguardo usato per intimidire gli avversari. La distruzione come fine ultimo, a costo di ignorare tutto il resto.
Quando la musica inizia, è quella di Dark Messanger, o The Darkness of Eternity, da Final Fantasy IX, e in alcuni momenti in pista sembra di vedere Kuja, il principale antagonista del gioco. Il layout di salti pianificato è impegnativo: quadruplo salchow, combinazione triplo axel-doppio toe loop, triplo loop, quadruplo toe loop, combinazione quadruplo toe loop-euler-triplo salchow-euler-triplo salchow e triplo axel alla fine. E se il regolamento delle gare non consente di eseguire combinazioni di cinque salti, lui fonde un elemento tecnico difficilissimo con la storia che sta narrando, usando la ripetizione dei salti per sottolineare il concetto di ripetitività. Un programma mozzafiato, al termine del quale Hanyu prova a salvare la partita che ha appena giocato. Nel sistema però c’è un errore, i dati sono corrotti, e tutto ciò che il giocatore ha fatto per arrivare fin qui si rivela vano.
Una nuova partita
Ma è stato vano davvero? Ciò che Hanyu propone è bello. Lo è a livello di pattinaggio, di suoni, immagini ed effetti speciali. E i dubbi che si pone sono importanti. Se fin dal 2012 i videogiochi sono stati ritenuti espressione della creatività contemporanea e inclusi nelle collezioni del MoMA di New York, che ne ha riconosciuto la rilevanza culturale ed estetica, essi costituiscono una parte importante della vita di Hanyu. Nel periodo del tour è stata pubblicata online una sua conversazione con Shigesato Itoi, il creatore della serie EarthBound, e Hanyu ha parlato di crescita citando Ness, il protagonista di Mother 2, che non ha bisogno soltanto di diventare forte per affrontare gli avversari. Ness deve curare anche il suo lato emotivo, altrimenti finirebbe con il perdere se stesso. L’esclusiva focalizzazione sugli avversari, visti semplicemente in termini di valore per il gioco, porterebbe a perdere tante cose importanti. Questa visione distorta, evidente nel gioco, può verificarsi anche nella vita. Il gioco ha insegnato a Hanyu ad avere una visione più ampia, a considerare le cose anche da prospettive diverse dalla sua, e gli ha mostrato l’importanza del sapersi fermare quando si arriva a un certo punto. Dell’uscire dal gioco, perché le conseguenze dell’andare fino in fondo sarebbero peggiori della rinuncia.
Quello che il giocatore ha percorso nella prima parte dello show è il cammino genocida che gli appassionati di Undertale ben conoscono. Nella vita, una volta fatte determinate scelte bisogna convivere con le conseguenze delle proprie decisioni. Non c’è la possibilità di riavvolgere il nastro all’indietro e rivivere tutto con l’esperienza già acquisita. In teoria nemmeno in Undertale sarebbe possibile, il gioco è strutturato in modo tale da ricordare se in una partita precedente il giocatore ha scelto la via genocida. Le azioni attuali non possono cancellare quelle passate. In RE_PRAY però i dati non sono stati salvati e il giocatore può davvero ricominciare da capo, più forte grazie alla sua esperienza.
Dark Messanger ha chiuso la prima parte. La seconda parte inizia con alcuni fotogrammi della prima, l’esperienza compiuta dal giocatore, poi Hanyu torna in pista indossando lo stesso mantello con cui era apparso all’inizio dello show. Siamo alla replica. Per lo spettatore l’effetto è forte, in un primo momento si interroga sul senso della ripetizione. Che non è una vera ripetizione quanto una nuova interpretazione, con il giocatore che inizia la nuova partita portando con sé le esperienze pregresse. Stavolta l’accento è posto non sul gioco fine a se stesso, sul play, che viene giocato di nuovo, ma sul pray, sulla preghiera, parola che Hanyu ha usato perché riunisce in sé anche i concetti di sogno e speranza. Danza nuovamente sul posto, in uno spazio circoscritto ma che non è più delimitato dai leggerissimi teli che c’erano all’inizio. Nella prima parte il giocatore parlava di muri da abbattere. Ora non ci sono più muri, il giocatore è libero, e alle sue spalle compaiono ali di luce, in contrasto con quelle oscure che si erano viste all’inizio.
Nel momento in cui Hanyu si toglie il mantello, svela un costume identico a quello di A Fleeting Dream, ma il colore è passato dall’azzurro al bianco. Quello che presenta è A Fleeting Dream_RE, lo stesso brano eppure un brano diverso, e anche questa è una novità, perché normalmente non ha senso presentare due volte lo stesso programma all’interno di un unico show. Per farlo servono coraggio e capacità interpretative notevoli. La sfida è far percepire che si tratta di due programmi diversi, dalla diversa atmosfera, perché in un’unica persona sono racchiuse infinite possibilità diverse. Le note sono le stesse, in questo caso con un inedito arrangiamento al pianoforte appositamente realizzato dal pianista Shinya Kyozuka, con cui Hanyu aveva già collaborato in passato. Cambiano alcuni movimenti, così come i colori e le forme di parte delle proiezioni. Il dettaglio che spicca di più è la conclusione. Se prima Hanyu si era fermato piegato in avanti, chiuso in se stesso e al buio, ora si rivolge verso l’alto, inondato di luce e pronto ad accogliere quel che arriverà. Yuna ha una missione da compiere, deve sconfiggere un mostro e salvare il suo mondo. Ma non è disposta a sacrificare nessuno pur di evitare di essere travolta dalla corrente. Stavolta il giocatore sceglie la via pacifista e va avanti con le sue sole forze, e se queste non saranno sufficienti, potrà comunque consolarsi con la consapevolezza di aver fatto del suo meglio.
Il secondo tempo ha un tono molto più raccolto. Accantonati i giochi di quest e di lotta, Hanyu potrebbe interpretare la musica di qualche videogioco di simulazione e calarsi in un altro mondo fittizio per cercare la sua strada. Invece sceglie di tornare al mondo reale con i suoi dubbi, la mancanza di risposte certe e della possibilità di cambiare le decisioni già prese ma più forte grazie alle esperienze che ha vissuto nel gioco. I programmi che presenta fanno parte della sua storia.
Requiem of Heaven and Earth è un brano proveniente dal più lungo Requiem for the Great East Japan Earthquake 3.11, composto da Yasunobu Matsuo in occasione del terremoto che ha influenzato profondamente la vita di Hanyu. Una musica che ha portato nelle esibizioni quando ancora gareggiava, cambiandogli il nome per accogliere anche il dolore di coloro che sono stati protagonisti di esperienze terribili in altre occasioni. In alto si illuminano le lanterne dell’Obon, la festa di tradizione buddista durante la quale vengono onorati gli spiriti degli antenati. Il ricordo e la memoria come punto di partenza per andare avanti, nonostante le difficoltà. Come va avanti Chihiro, la protagonista di La città incantata, in One Summer’s Day. La conclusione è sulle note di Haru yo, koi, l’augurio per un domani migliore, in un programma nato per donare speranza dopo il terremoto che nell’occasione si conclude con Hanyu che sale sulla stessa piattaforma su cui era salito in Gate of Living. Per quanto il futuro sia incerto, fino a quando le persone scglieranno di andare avanti, di fronte a loro ci saranno infinite possibilità.
Interattività
Lo spettacolo è finito, anche se Hanyu tornerà ancora in pista per tre bis su Let Me Entertain You, SEIMEI e, dopo un ulteriore video che mostra alcuni dietro le quinte, Introduzione e rondò capriccioso. I titoli di coda scorrono sulle musiche di Yasunori Shiono per Lufia II: Rise of the Sinistrals, coreografato da Hanyu e da lui registrato sulla pista di Sendai dove si allena abitualmente. Una possibilità che il video gli consente di sfruttare è quella di cambiare più volte il costume, passando da quello di A Fleeting Dream_Re a quello del primo A Fleeting Dream, e poi Gate of Living, Megalovania, Dark Messanger e infine di nuovo A Fleeting Dream_Re. Non è solo per ricordare i programmi che ha interpretato, perché stavolta il montaggio è stato realizzato da Geek Pictures e comprende effetti speciali quali la pista che si trasforma in un planisfero man mano che Hanyu vi pattina sopra, come se sia lui stesso a creare il mondo, o il suo sdoppiamento, per un paio di secondi, nel passaggio da A Fleeting Dream a Gate of Living. Mentre il primo Hanyu pattina rivolto in avanti, dai pixel di fronte a lui compare il secondo, impegnato a pattinare all’indietro. La mano dell’uno si tende verso quella dell’altro emanando una luce che i fan di Lufia II conoscono bene, e che rappresenta l’anima dei personaggi. Come nel passaggio del testimone fra due membri di una staffetta, la luce si dirige verso il secondo personaggio, mentre il primo sparisce in una dissolvenza di pixel. Il programma comprende tutti i tipi di salti fra quadrupli e tripli, compresa la combinazione triplo axel-triplo toe loop-triplo loop, eseguita raramente in gara, mai da Hanyu, perché quando ha dato il suo addio alle gare non ha rinunciato a continuare a perfezionare la tecnica.
Dopo la fine del tour Hanyu ha caricato il video sul suo canale YouTube in un dialogo fra show, nuove tecnologie e varie forme d’arte con il quale sta portando avanti una ricerca che per lui era importante anche quando gareggiava. Se nell’agosto del 2022 ha trasmesso un suo allenamento in una diretta alla quale si sono collegate 107.000 persone, con il video che ora ha superato i 5 milioni di visualizzazioni, perché i suoi spettacoli non possono nascere senza una tecnica di pattinaggio impeccabile, il lavoro sull’aspetto atletico e su elementi tecnici difficilissimi è sempre stato affiancato da quello sull’interpretazione, per presentare programmi che raccontano una storia e toccano i sentimenti degli spettatori. Il conferimento del Kikuchi Kan Prize, nato come premio letterario nel 1938 e successivamente allargato a coloro che si distinguono nell’ambito della cultura giapponese, arrivato nell’autunno del 2022, ha evidenziato l’importanza non solo sportiva ma anche culturale di ciò che Hanyu ha fatto da atleta. E l’interpretazione dei Carmina burana insieme all’attrice Mao Daichi, lei sul palco e lui in pista, del marzo del 2024, dopo che in passato Hanyu si era consultato con l’attore Mansai Nomura per migliorare le sue capacità espressive, è un ulteriore passo in un percorso nel quale sta fondendo insieme varie forme d’arte.
Fra i video pubblicati su YouTube da Hanyu, due incorniciano Prologue. Il primo, caricato prima delle cinque date dello spettacolo, contiene due programmi, Change, un’esibizione che aveva iniziato a interpretare da adolescente e presente anche in Prologue, e l’inedito Dreamy Aspiration. Riproposto in Prologue subito prima di A Fleeting Dream, a cui è collegato anche a livello visivo dal mantello che Hanyu indossa alla fine del video e in pista all’inizio del programma, Dreamy Aspiration è focalizzato sull’importanza dei sogni. Il secondo video, Sasanqua, pubblicato tre settimane dopo l’ultimo spettacolo, è un inedito coreografato da lui, dedicato al suo passato, con le difficoltà e i trionfi, e comprendente alcune immagini che aveva fatto vedere, sulla stessa musica, all’interno di Prologue. Ad accompagnare GIFT sono stati The Final Time Traveler e Boku no koto, caricati rispettivamente prima dello show e subito dopo la sua conclusione.
Per RE_PRAY Hanyu ha ideato, interpretato e pubblicato due video, Goliath e Aqua’s journey, entrambi con musica di Moppy Sound, attraverso i quali esprime lo spirito che anima le due diverse metà dello show. Non è un caso che in Goliath, legato alla prima parte, quella strettamente legata ai videogiochi, compaia una tabella che indica le caratteristiche del personaggio, né che i movimenti di Hanyu siano molto diversi da quelli classici del pattinaggio, o che abbia utilizzato numerosi effetti speciali che “sporcano” il video. La tecnologia, in contrasto con il più introspettivo Aqua’s Journey. E quando, alla fine del tour, Hanyu ha reso disponibile per tutti il video di Lufia II, non si è limitato a pubblicare la versione che costituisce i titoli di coda di RE_PRAY ma lo ha arricchito aggiungendo alcune immagini provenienti dallo show. I videogiochi, tanto importanti nel suo percorso personale, sono entrati nella visione artistica di Hanyu ricoprendo un ruolo fondamentale per narrare la complessità della vita.
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