Se nella vita reale forse i sicari non esistono, non nella forma che viene raccontata al cinema almeno, protagonita di La memoria dell'assassino è una di queste mitologiche figure. Michael Keaton è regista e interprete di un film il cui titolo originale – Knox goes away – è un gioco di parole basato su quanto accade al protagonista John Knox. Prima che il corpo di Knox, è la sua mente che sta andando via, vittima di un morbo degenerativo dal decorso velocissimo. Poche settimane al massimo e la situazione dell'inizio della storia, ovvero rari momenti di mancanza di lucidità durante una giornata cosciente, sarà completamente ribaltata, e della coscienza dell'assassino non rimarrà più nulla.
Le cose si complicano per vari motivi. Knox è da un lato impegnato a recuperare i suoi beni, dei quali si sta gradualmente dimenticando la localizzazione, per lasciarli in eredità a moglie, figlio ed amante. Oltretutto proprio il figlio Miles (James Marsden) piomba a casa sua, dopo anni di silenzio, per chiedere il suo aiuto nel cancellare le tracce di un suo crimine, confidando nell'esperienza nel ramo del padre, che ingaggia una specie di duello a distanza con la detective della polizia Ikari (Suzy Nakamura).
Come si può imbastire un piano perfetto come un orologio mentre la tua memoria vacilla? Basterà l'aiuto del fidato amico Xavier (Al Pacino), che lo aiuterà a mantenere la rotta a distanza.
Keaton dirige con eleganza e piglio deciso un noir quasi consolatorio. Poche le vittime veramente innocenti in un film in cui se da un lato nessuno sembra immune da ombre, sono molte anche le luci. Bene e male non sono concetti manichei, ed è una base del noir, ma la rivelazione delle motivazioni e degli intenti dei personaggi mette in luce un messaggio quasi di speranza, di giustizia assoluta, pur venendo da azioni del tutto amorali.
Knox non è un villain, ma corrisponde più all'archetipo dell'antieroe, la cui azioni sono discutibili, ma guidate da un codice preciso e rigoroso, al quale si attiene fino alla fine.
Cinematograficamente Keaton ha qualche buona intuizione, gioca con i fuochi e le profondità di campo, con le luci, costruendo un racconto che non perde ritmo e che ricorda in alcuni passaggi il Clint Eastwood che si diresse da solo in Coraggio… Fatti Ammazzare.
Keaton ha dalla sua una maggiore capacità espressiva, mentre il resto del cast è alla fine solo funzionale, con Mardsen imprigionato in ruolo senza molto spessore e Pacino che… pacineggia come sempre. Più efficaci le figure femminili, dalla ex moglie di Knox interpretata da Marcia Gay Harden, alla detective Ikari caratterizzata da Suzy Nakamura, fino alla prostituta Annie di Joanna Kulig.
Non è un capolavoro del genere, ma è un film che ha qualcosa da raccontare.
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