Horizon è uno degli ultimi appezzamenti di terreno colonizzabili in un west che è in parte ancora selvaggio, ma non più come un tempo.
L'anno è il 1861, e all'est si sta combattendo quella Guerra Civile che darà un assetto definitivo agli Stati Uniti d'America.
Ma ad Ovest si lotta per la vita in altro modo. I coloni che arrivano ad Horizon spinti da fame e stenti nelle loro terre di origine vogliono sopravvivere, a discapito del diritto stesso dei nativi alla sopravvivenza. Gli apache si illudono che uccidendo i bianchi fermeranno la marea, ma se all'inizio sono solo tre ad arrivare, poi ne arriveranno a decine. E anche se un primo insediamento viene distrutto, una nuova carovana di coloni è già diretta verso gli stessi luoghi. Qualcuno sopravviverà, non tutti, forse i più forti, i più determinati. La forza è anche nel numero.
Si intrecciano quindi varie storie in Horizon: An American Saga – Capitolo 1. Seguiamo diverse vicende: quella di Hayes Ellison (Kevin Costner), un uomo che voleva solo farsi i fatti suoi che si ritrova in una complicata vicenda di potere e vendette, con al centro un bambino e la prostituta Marigold (Abbey Lee); quella dei coloni sopravvissuti all'attacco, alcuni desiderosi solo di dimenticare l'esperienza, come la vedova Kittredge (Sienna Miller), che ritrova forse anche l'amore con il tenente dei cavalleggeri Gephart (Sam Worthington); altri che si lanciano in una improbabile missione di vendetta contro i nativi, che diventa una ossessione che rischia di consumare la loro anima; quella della carovana in viaggio verso Horizon, con una umanità eterogenea, mista di intraprendenza, ingenuità, rancori e voglia di rivalsa.
L'idea di Kevin Costner, co-scrittore, interprete, regista e produttore del film, è quella di raccontare quattro anni di storia statunitense, dal 1861 al 1865, con la presunzione che rappresenti tutta l'America, portando in scena l'epopea delle ultime fasi della colonizzazione dell'Ovest.
Horizon è un luogo di per sé mitico e mitizzato, nel quale convergono i sogni e le speranze di un eterogeneo gruppo di personaggi. Il fulcro sul quale poggiano gli archi narrativi.
Le tre ore e un minuto di questo primo film sono di per sé dense di eventi, narrati con relativa calma, con un respiro che fa cogliere sin dai primi minuti che le conclusioni non saranno tutte in questa prima parte.
Non solo perché è scritto nel titolo, ma proprio perché Costner non sembra avere alcuna voglia di sintetizzare. Anzi, sbrodola, ripete, enfatizza all'estremo.
Tutti gli stilemi del cinema western come si narrava 50-60 anni fa sono presenti, con qualche aggiornamento, un po' di revisionismo sul fronte dei nativi, polvere fango assenti nel western classico, ma con una struttura che comunque vuole essere quella della narrazione dell'epica della frontiera.
Un'operazione che non si può dire fatta male. I 181 minuti del film si seguono come episodi di una serie in binge watching. Però la sensazione è quella di un revival tra vecchi compagni di scuola, che si ricordano a vicenda le vecchie battute e i vecchi tormentoni, senza raccontarsi veramente nulla di nuovo, di chi sono loro oggi.
Sul fronte visivo i campi lunghi e lunghissimi sono meno del previsto. Non del tutto assenti, ma la scelta di molti campi medi fa capire che la frontiera è alla fine uno sfondo delle vicende umane, sulle quali è più focalizzato.
Horizon: An American Saga – Capitolo 1 è un film che potrebbe sicuramente avere un suo nucleo di appassionati, che ritroveranno mescolati senza molta fantasia, ma con buona perizia, tutti gli elementi del genere che amano. Oltre questo non va. Non aggiunge elementi di novità che lo possano rendere una pietra miliare del genere, che lo distanzino dal rimanere una costosa e nostalgica operazione.
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