Ben e Louise Dalton sono una coppia con qualche problema alle spalle. Insieme alla loro figlia Agnes trascorrono una vacanza in Italia per staccare dalla quotidianità di Londra, e qui fanno amicizia con un’altra famiglia inglese un po’ sopra le righe ma simpatica. Paddy è un uomo forse un po’ troppo sicuro di sé e invadente, mentre la moglie Ciara, parecchio più giovane di lui, lo asseconda sempre con il sorriso. A completare la famiglia c’è Ant, coetaneo di Agnes, nato con una malformazione alla lingua che non gli permette di parlare. Una volta tornati a casa i Dalton ricevono una cartolina con un invito a trascorrere un piacevole week-end in campagna nella casa di famiglia dei loro nuovi amici e, dopo un primo momento di perplessità la coppia decide di partire.

Speak No Evil potrebbe essere il solito film horror con il pazzo psicopatico che vuole sterminare una famiglia, se non fosse il remake di una meravigliosa e agghiacciante pellicola di produzione danese e olandese del 2022: Gæsterne (Gli ospiti). Il due temi centrali su cui giocava il film erano estremamente realistici perché da una parte dimostrava quanto l’educazione, specie quella borghese, del non dare dispiacere al proprio ospite, possa diventare una forma di violenza, dall’altra quanto questa sia annichilente per chi la subisce. Bjørn e Louise vivono un’escalation di comportamenti sgradevoli da parte dei padroni di casa, ai quali non riescono a sottrarsi persino di fronte al sopruso più atroce e, anche quando diventano lampanti le intenzioni della coppia, sono incapaci di reagire per provare a salvarsi. Gæsterne in questo senso è un’analisi delle dinamiche che si istaurano nella società occidentale e borghese, e della cecità patologica delle persone “normali” di leggere la realtà persino quando in gioco c’è la propria vita.

Speak No Evil non è nulla di tutto questo. L’idea di rifare un film per un mercato diverso rispetto a quello di partenza non è di per sé sbagliata, basti citare The Ring che approfondisce in modo efficacie Il Ringu giapponese, o The Departed di Scorsese, remake d’autore del honkonghese Infernal Affairs, pellicola strepitosa ma forse non semplice per il pubblico occidentale. Il problema non sta quindi nel voler rifare Gæsterne che pure era già in lingua inglese, ma del come e soprattutto del perché la storia dovrebbe essere rielaborata. Se da un punto di vista stilistico James Watkins alla regia esegue un compitino corretto senza enfasi ma neppure disastri, è nella sceneggiatura che i conti proprio non quadrano. Il primo atto e gran parte del secondo sono identici a Gæsterne, tanto che già qui vien da chiedersi il perché di un’operazione che non aggiunge nulla all’originale, ma è nel terzo che le cose prendono una piega completamente diversa. Speak No Evil non ci prova nemmeno a leggere il senso di Gæsterne guardando dietro all’azione, che pure è pochissima, per rielaborare magari in chiave differente il suo significato, ma vira nel solito survival horror action, con per di più un epilogo telefonato. Ci mette anche del suo James McAvoy così sopra le righe in ogni singola scena, che nessuno con un po’ di sale in zucca sarebbe mai andato a casa sua neppure per dieci minuti, figuriamoci per un week-end . 

Chiunque abbia visto Gæsterne farebbe bene a tenersi alla larga da Speak No Evil, per tutti gli altri preparatevi al solito horror con qualche brivido ma con pochissimo da dire.