Su una esile trama, che ricicla in continuzione cliché, battute e stereotipi dello sci-fi da Star Wars in poi, si basa l'adattamento di Eli Roth del videogioco Borderlands.

La cacciatrice di taglie Lilith (Cate Blanchett) viene ingaggiata per una missione nel suo pianeta natale, Pandora. Il pianeta è un luogo che ha conosciuto un tentativo di colonizzazione ordinata in passato, fallito miseramente, lasciandolo in balia di bande di sbandati e diseredati e di "cacciatori della cripta", ovvero le ormai mitologiche rovine di una civilta nativa ormai scomparsa che si favoleggia contengano un'avanzata e potente tecnologia.

La missione di Lilith è di ritrovare Tina (Ariana Greenblatt) la figlia scomparsa del potente capo dell'Atlas Corporation (Edgar Ramírez). La ragazza è in fuga, ma forse è stata rapita, con il soldato ribelle Roland (Kevin Hart), e Krieg (Florian Munteanu), un imponente e feroce guerriero appartentente alla schiera degli "psycho" che infestano il pianeta.

Durante la missione però Lilith scoprirà che forse le cose non sono come sembrano, e quando all'eterogeneo gruppo si aggregheranno anche il robot CL4P-TP ovvero Claptrap (voce di Joe Black in originale) e la scienziata pazza Tannis (Jamie Lee Curtis), la lotta per la soppravvivenza diventerà anche l'occasione per svelare finalmente il segreto della Cripta.

Borderlands
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Si sa che l'originalità ormai è difficile da perseguire, pertanto l'importante in un adattamento di un prodotto che di suo era già in fondo derivativo e citazionista, è riuscire a confezionare elementi già noti in una veste che li faccia apparire in qualche modo diversi da altre versioni.

Venendo da decenni di bambine prodigio, eroine badass, cavalieri senza macchia, giganti buoni e forzuti, maghi schizzati e robottini antipatici ma pieni di abilità nascoste, è difficile non riconoscere in ciascuno dei personaggi la matrice originale, perché è copincollata senza aggiungere nulla.

Anche il fronte degli antagonisti ha un supercattivo bidimensionale monologhista, soldati in armatura dalla mira scarsa, alleati in modo del tutto fuori da ogni logica con l'equivalente degli orchi.

Se è divertente in un videogame fare fuori a pacchi di simili stereotipi, colpendoli con ogni arma possibile, in un gesto ludico che è fondamentalmente liberatorio, guardarlo fare al cinema senza avere un controller in mano è noioso, sin dall'incipit del film.

Borderlands
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È indubbio che Cate Blanchett si diverta un mondo, ed è un piacere vederla inteloquire con Jamie Lee Curtis. Anche Ariana Greenblatt sembra avere le potenzialità per crescere come attrice, ma di certo non si guarda a questi film per la recitazione.

Eli Roth da parte sua ricorda i suoi giorni migliori in una suggestiva scena di sparatoria al buio, unico sussulto di una regia piatta e scolastica.

Borderlands, con la sua patina da pilota di serial anni '90, non è il peggiore dei film tratti da videogame, ma non si mette neanche sulla scia dei migliori.