Siamo stati invitati a partecipare, lo scorso 19 agosto, alla Mini press conference da remoto con autori e cast di Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere. Nell’attesa di potervi dare le nostre impressioni dsui primi tre episodi a scadenza di embargo, iniziamo a riportarvi quanto dichiarato nelle conferenze moderate da Joe Utiki di Deadline, che ha posto domande e ha riportato le domande dei giornalisti collegati che gli arrivavano tramite un iPad in tempo reale.
Il primo collegamento ha avuto per protagonisti gli Showrunner della serie, J.D. Payne e Patrick McKay.
Utiki ha esordito chiedendo ai due produttori cosa possiamo aspettarci da questa seconda stagione.
Beh, si inizia con il botto
. Ha esordito Payne, che ha poi spiegato che se la prima stagione era molto incentrata sugli eroi, per invitare il pubblico a tornare a questo diversa Era della Terra di Mezzo, la seconda stagione è quella in cui vogliono divertirsi.
Durante la prima stagione hanno nascosto l’identità di Sauron, come un pupazzo a molla nascosto nella scatola. Ma ora che è letteralmente saltato fuori dalla scatola ed è noto a tutti, le cose volgeranno verso l’oscurità.
Ora che è in campo, vedremo come agirà, partendo da una situazione di apparente svantaggio: Galadriel è riuscita a respingerlo, non ha gli Anelli, non ha eserciti, né alleati, ma solo la sua astuzia.
Quindi lo vedremo nella seconda stagione come agirà per mettere i suoi nemici l'uno contro l'altro. Orchi da una parte, Elfi da un’altra. Tutto per raggiungere il suo obiettivo principale, ovvero quello del titolo della serie: creare gli anelli del potere. E per farlo ha bisogno di una sola persona, ovvero Celebrimbor. Quindi andrà a Eregion e cercherà di insinuarsi nel laboratorio.
Sarà una trama da thriller psicologico, poiché dovrà prima sedurre, quindi manipolare e infine fare “gaslight” nei confronti di questo Leonardo da Vinci elfico, allo scopo di realizzare gli anelli per i nani e per gli uomini.
Promettono quindi che tutto sarà “più oscuro, più intenso” in questa stagione.
Inoltre, se la prima stagione è tutta costruita su questo unico grande colpo di scena, così difficile da nascondere, promettono che nella seconda stagione ci sarà un colpo di scena in ogni episodio.
Eric Bull dalla Norvegia, ha chiesto i motivi dello spostamento della produzione della seconda stagione dalla Nuova Zelanda al Regno Unito.
E inoltre, se questo cambiamento posizione ha influito sull'aspetto generale e l’atmosfera della serie, e se sono scaturite sfide specifiche o vantaggi.
Payne e McKay hanno spiegato che Amazon ha un centro di produzione nel Regno Unito e volevano portare la serie in quella gestione.
Se è stata una decisione di natura economica/aziendale, per i due showrunner ha avuto dei vantaggi per la serie. Tolkien era del Regno Unito e scriveva di quei paesaggi, di quegli alberi. Pertanto ritengono che l'atmosfera delle isole britanniche si sia insinuata nel corso del
la stagione.
C'è qualcosa di un po' più grintoso e un po' più nebbioso e misterioso nei paesaggi di questa stagione.
Ma la verità
, hanno spiegato, è che non vogliamo il pubblico si senta come se fosse a York, in Nuova Zelanda o in Inghilterra. Vogliamo che si sentano come se fossero nella Terra di Mezzo. E speriamo che ci sia una continuità nella gestione di questo aspetto della serie.
Alla gestione della Terra di Mezzo ha dedicato una domanda Julie Hay, che ha ricordato quanto l’universo tolkieniano sia vasto ed eccezionalmente denso. Ha quindi chiesto quali siano state le sfide più grandi incontrate nello sviluppo della serie?
McKay ha confermato che in fondo la risposta è nella domanda.
La Terra di Mezzo concepita da Tolkien è un oceano, e per quando possa essere grande la trama, al confronto è una vasca da bagno.
Il lavoro consiste nel capire come montare un oceano dentro una vasca da bagno, iniziando a raccogliere i pezzi più salienti e quelli che sia pensa si collegheranno drammaticamente nel miglior modo in questo formato specifico.
Ci sono alcune cose che funzionano davvero bene in una forma letteraria e altre che funzionano bene in formato televisivo.
E ancora altre cose che funzionerebbero bene in un lungometraggio, che è una terza opzione.
Solo per fare un esempio, hanno spiegato il problema delle linee temporali. Nei libri Sauron si presenta a Eregion e coltiva il suo rapporto con Celebrimbor, forgiando gli anelli in un arco temporale di circa quattro secoli.
Se dovessimo provare a drammatizzare quattro secoli in uno show televisivo, la gente andrebbe a prendersi da bere in frigo,
spiega McKay. Quindi è necessario trovare un modo per condensare alcune di queste linee temporali e capirne come farlo confluire drammaticamente non solo in una trama, ma in più trame.
I produttori hanno quindi concluso che le linee temporali sono una delle maggiori sfide che stanno affrontando nella scrittura di ogni stagione, con la dovuta deferenza e rispetto per il materiale originale, cercando di ottenere il miglior risultato possibile e di essere anche duri critici di se stessi.
Eric D. Dricks di FilmTop in Svezia, ha chiesto se c’è una lezione imparata dalla prima stagione che è stata utile per la seconda.
I due produttori non sanno indicare una lezione precisa. Si ritengono fortunati da avere avuto la possibilità di essere confermati alla guida di questo progetto stimolante e ambizioso. Pensano quindi che tutto il lavoro della prima stagione sia servito alla seconda, sin dal primo minuto, e si affidano quindi al giudizio del pubblico, sperando che la pensi allo stesso modo.
La preoccupazione maggiore sul successo della seconda stagione è stata l’oggetto della domanda di Inez Lorenco.
Payne e McKay vorrebbero che tutti la amassero. Hanno realizzato una serie cercando di raggiungere sono solo gli appassionati delle Terra di Mezzo o di Fantasy, ma anche un pubblico più ampio possibile. Ritengono inoltre che si possa vedere anche senza aver visto la prima, tuffandosi dentro dopo il riepilogo iniziale.
Dalla visione dei primi episodi Asma L. Mardi di Brain Damaged ha osservato un maggiore uso delle lingue di Tolkien, dal linguaggio nero al Quenya, e ha pertanto chiesto come sia stato lavorare con il cast e i linguisti.
Per i due produttori una delle cose più belle del lavorare sulla Terra di Mezzo è gestire le lingue create da Tolkien.
C’è il Quenya che si evolve in Sindarin, e Tolkien come linguista cambia la morfologia e la sintassi di queste lingue man mano che si sviluppano in migliaia di anni. Usare queste lingue è un tassello importante nella resa della Terra di Mezzo, per la quale hanno lavorato con gli esperti linguisti Karl Hofstadter e Leith McPherson, che hanno garantito che ogni lettera fosse correttamente pronunciata e che ogni dittongo e formazione delle vocali sia fatto esattamente alla maniera tolkieniana.
Un impegno costante, sia durante le prove, che in tutta la produzione anche nella post-produzione. Hanno aggiunto che molti stimoli sono arrivati dal cast, nel quale c’è un vero e proprio gruppo di fan tolkieniani. Molto spesso sono stati gli stessi attori a chiedere di poter pronunciare una battuta in elfico o in linguaggio nero, ricevendo molto spesso risposta affermativa dalla produzione.
In seguito alla domanda di Jonathan Bloomberg da FilmZine, Payne e McKay hanno tessuto le lodi di Charlotte Ström, che dirigerà la maggior parte degli episodi della seconda stagione.
I produttori hanno spiegato che considerano la regista assolutamente deliziosa nel modo di lavorare e brillante nel portare l'occhio di una cineasta cinematografica nella serie. Considerano inoltre la sua collaborazione con il direttore della fotografia Alex Disenhof come un dream team. Due forti professionalità con una personale visione che allo stesso tempo sono incredibilmente collaborative, senza scontri di ego.
È come se ci sedessimo tutti per capire come metter in scena questa storia nel modo più modo spettacolare possibile,
spiegano.
Gli attori adorano lavorare con Charlotte. Lei infonde fiducia a tutti sul set.
Se alcuni registi hanno bisogno di sette, otto, a volte dieci riprese perché non sanno bene quello che vogliono, lei trova anche con solo due o tre riprese la scena giusta.
Payne e McKay considerano gli episodi girati da Charlotte Branstam Ström e Alex Disenoff (106/Udûn e 107/L’occhio), quelli che hanno maggiormente contribuito a creare l’atmosfera della prima stagione.
Claudio Pizzigallo ha chiesto se Charlie Vickers sapesse fin dall'inizio che si sarebbe rivelato essere Sauron e, in caso contrario, quando gli è stato detto.
I due produttori hanno svelato che Vickers inizialmente non lo sapeva. Questo poiché nei primi episodi Sauron avrebbe dovuto ingannare Galadriel facendole credere di essere un'altra persona, pertanto hanno ritenuto che sarebbe stato più convincente se l’attore si fosse sentito veramente in quei panni.
Il giorno in cui gli è stato rivelato, Vickers ha detto ai produttori che in parte se lo aspettava, perché al provino gli era stato chiesto di leggere un passo di Satana dal Paradiso Perduto di Milton.
Riguardo ai segreti sulle identità, Jonathan Blomberg ha chiesto se in questa stagione assisteremo alla rivelazione di quella dello Straniero, mettendo fine alle speculazioni dei fan.
McKay ha confermato che, acclarato che si tratta di un mago, il suo nome sarà rivelato nell’arco della stagione. Si tratterà di un percorso di maturazione e di scoperta di sé del personaggio, per diventare più saggio acquisendo il controllo su questi poteri misteriosi che ancora all’inizio della stagione non padroneggia, cercando di trovare il suo posto nel mondo e la sua missione.
E lungo la strada, il nome verrà, come una ciliegina sulla torta.
Eric D. Dricks di FilmTop ha poi chiesto come è maturata la decisione di introdurre Tom Bombadil nella serie, un personaggio che i produttori hanno definito “anti-drammatico”.
In effetti Payne pensa che si tratti di un personaggio che, quando arriva nei libri, ferma la trama, canta, si comporta o come un ultraterreno, ma che stanno cercando di farlo raccontare dalla storia della serie. Per lui è previsto un arco insieme allo Straniero, come una sorta di suo mentore.
Dato che Tom Bombadil è l'essere vivente più antico della Terra di Mezzo, che ricorda la prima ghianda e la prima goccia di pioggia, hanno pensato che abbinarlo allo Straniero sarebbe un bel modo per quest’ultimo di andare avanti con il suo viaggio di scoperta.
Ma Tom è un imbroglione. Non credete a tutto ciò che dice
, chiosa Payne.
Francesca Pierleoni da Ansa ha chiesto se i produttori pensino che ci sia un'eco nel mondo reale in queste storie perché mostrano tanti diversi tipi di potere in pace e in guerra. Vediamo come la paura può portare a un modo più grande potenziale pericolo basato sulla vendetta, la confusione e la rabbia dopo un conflitto, e in particolare di come il potere posso creare dipendenza.
I due produttori ritengono che questi sono temi senza tempo, come diceva J.R.R. Tolkien, applicabili nel tempo. Temi che sono riusciti a parlare agli uomini degli anni ’50, quando uscì la prima edizione de Il Signore degli Anelli, o quelli degli anni ’30 con Lo Hobbit, e che parlano anche agli uomini di oggi.
Con questo spirito cercano di lavorare alla serie, ipotizzando che il Professore sarebbe felice nel vedere i suoi temi applicabili adesso.
Jean Prize da Harper's Bazaar ha chiesto se, creando una serie basata su qualcosa di così enorme e leggendario come il mondo di Tolkien, questo renda il lavoro più complicato o invece lo aiuti, fornendo una sorta di linee guida.
I due produttori affermano che le linee guida in tal senso sono molto utili. Sapere quali siano i personaggi principali, quali regni stiano sorgendo, quali cadendo, oppure qual è la minaccia che è posta da Sauron, che tipo di antagonista è, che tipo di poteri hanno gli anelli, come si manifestano, sono tra le cose che definiscono la Terra di Mezzo, e il tono stesso del mondo.
Quindi è una sfida avere a che fare con oltre 9000 anni di storia che sono canonici e vasti, e di così tanta importanza per così tanti lettori. Ma il Professore nei suoi scritti dà un sacco di briciole di pane lungo il percorso nella Seconda Era da seguire per raccontare la loro storia.
Lo scopo finale del lavoro di adattamento, come è già stato per i film, è raccontare una storia che distilli quel mondo in una storia autoconsistente, che non costringa gli spettatori a “fare i compiti a casa” per goderne appieno,
Utiki ha poi chiesto se ci siano delle difficoltà nell’evoluzione dei personaggi dalla prima alla seconda stagione.
Payne e McKay hanno fatto l’esempio di Galadriel, della quale hanno proposto una versione che hanno definito più ruvida, molto meno sagomata di quella che vediamo in Il Signore degli Anelli
. Ma è prevista una evoluzione, insita nella drammatizzazione e nella stessa storia del personaggio.
Di alcuni di questi personaggi, come Galadriel o Elrond sappiamo quale sarà il loro destino alla fine della Seconda Era o nella Terza Era.
In ogni stagione ci sarà un cambiamento, un passo verso questa destinazione.
Galadriel, per esempio, alla fine della prima stagione si è resa conto del suo enorme errore nel dare potere al Signore Oscuro e nell'aiutarlo a sopravvivere, riportandolo in gioco, per così dire. Quindi lei se ne va per capire come espiare, in un viaggio per diventare il personaggio come lo conosciamo.
I due produttori promettono prestazioni molto intense da parte del cast, parlando da spettatori.
Citano Sophia Nomvete, che interpreta la principessa Disa, che all’inizio della stagione non è più tale, dopo che a suo marito sono stati tolti i titoli regali, ma che bucherà lo schermo con autorevolezza.
Ma promettono bei momenti anche per Charlie Vickers, Charles Edwards, Morfydd Clark etc. Tutti gli attori, dall’esperienza della prima stagione e dalla conoscenza maggiore dei personaggi stanno traendo spunto per una recitazione che ci promettono come “incredibile”.
Un viaggio da seguire sarà anche quello di Elrond (Robert Aramayo), che da cortigiano e politico che era nella prima stagione, diventerà un guerriero e un generale entro la fine della stagione e dell'arco narrativo.
Il sottoscritto ha osservato, guardando i primi tre episodi, come il ritmo degli eventi per episodio sia aumentato. Ho chiesto quindi se fosse pianificato e se lo scopo fosse arrivare alla forgiatura dell’Unico Anello in tempi relativamente brevi.
Payne ha risposto che la prima stagione ha pagato lo scotto della costruzione del mondo e dell'introduzione dei personaggi di ciascuno dei regni diversi.
La seconda stagione, per la sua natura di essere la prosecuzione della storia, mostrerà subito molte di queste storie. Sembra più veloce, ma è solo una conseguenza del punto in cui è arrivata nella sua epopea, che i produttori hanno confermato, sarà di 50 ore, ovvero cinque stagioni.
Come ultima domanda Pedro Ibarra di Porio Brasilinesi ha chiesto ai produttori come potrebbe la seconda stagione a affascinare chi non è fan di Tolkien.
I produttori sono convinti che ci siano molti elementi in merito. Secondo loro è un ottimo punto in cui tuffarsi per un non fan, anche se non ha visto la prima stagione. Questa stagione è incentrata sui temi della malvagità e della tensione emotiva generata dalla collaborazione tra il Signore Oscuro e “L’Elfo Da Vinci” (sic). In un certo senso è la nostra versione della storia di Oppenheimer, e sono temi a cui chiunque può connettersi.
Ma anche essendo meno altisonanti, la consigliano perché ci sono mostri, creature, sequenze d'azione, colpi di scena e sequenze da film horror in ogni singolo episodio, con la promessa di molto divertimento in questa stagione.
Ma all'interno pensano di essere riusciti a mescolare le interazioni e le relazioni tra le persone. Eventi della vita come amicizie, matrimoni, collaborazioni lavorative, navi che vanno male. Tipi di relazioni che tutti noi sperimentiamo continuamente.
Quindi pensano che ogni spettatore possa avere una storia personale che li faccia identificare con uno dei personaggi dalla storia simile.
Questo perché ritengono che la magia di Tolkien, sia che i suoi personaggi riflettono la vita degli esseri umani in un modo davvero unico e peculiare. La promessa dei due autori è che valga la pena impegnarsi nel seguire questo viaggio.
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