La giovane Anora fa la ballerina/stripper/sex worker in un locale di Brooklyn. La sua vita potrebbe cambiare quando s'innamora di lei il giovane rampollo di un'oligarca russo. Ma quando i due si sposano, invece di un idillio, si scatena la reazione della famiglia di lui, che farà di tutto per disfare il matrimonio, avviando una catena di eventi parossistici, sempre più rocamboleschi.
La conclusione forse sembra scontata, ma non troppo, e la storia è costellata di colpi di scena, di svolte del inaspettate, presentando anche una umanità molto varia, costellata di personaggi curiosi e ben tratteggiati, con ironia e autoironia che stemperano la tensione.
Sean Baker frulla di tutto in Anora. Tarantino, neorealismo, commedia nera all'italiana. Baker afferma di essersi ispirato sia alla Giulietta Masina di Le notti di Cabiria di Federico Fellini, che alla Monica Vitti di La ragazza con la pistola di Mario Monicelli, che a Lina Wertmuller e Dino Risi.
Ma Baker è anche virtuoso della composizione visiva, della gestione della macchina da presa, dandoci un racconto visivo denso di stimoli, di spunti da ammirare sul grande schermo, spaziando dal parossismo a momenti intimisti delicati e anche commoventi.
Siamo di fronte a un film che, partendo da situazioni, personaggi e visivo del pulp, ha una forte impronta autoriale.
Baker difetta solo nella parte finale, quando il film si dilunga, dilata azione e scivola troppo lentamente verso la sua risoluzione.
Ma complessivamente è un film che può dirsi riuscito nell'intento di raccontare la storia di una antieroina che rifiuta di lasciarsi in balia delle circostanze.
Nella riuscita del film parte fondamentale è il cast, con Mikey Madison bravissima nelle sfumature di un personaggio che è più complesso di quanto appaia all'inizio. È ben coadiuvata dal cast di comprimari, facce giuste con le espressioni giuste.
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