Nolan e Samuel vivono con la loro madre Momma in una casa nel bosco dopo che il Male si è impadronito del mondo e solo loro tre sono sopravvissuti alla catastrofe. Per poter muoversi nella foresta senza correre rischi sono costretti a legarsi con una corda alla casa che, grazie al legno benedetto di cui è fatta, riesce a proteggerli. Esseri malvagi vagano in attesa di una loro piccola svista, ed è sufficiente un tocco per rendere i tre sopravvissuti assassini, pronti ad uccidere anche chi amano. Solo Momma però riesce a vedere questi mostri e quando il cibo inizia a scarseggiare, Nolan capisce che per sopravvivere è necessario mettere in dubbio i dogmi che li hanno imprigionati fino ad ora. Forse sua madre non ha ragione e il mondo non è finito, forse basterebbe lasciare andare la corda per salvarsi, ma quando rivela i suoi dubbi a Samuel non trova nel fratello nessun supporto. Il tempo stringe però e una decisione va inevitabilmente presa.
La sceneggiatura di Never Let Go – A un passo dal male di KC Coughlin e Ryan Grassby è stata scritta non a caso in epoca Covid, quando il semplice uscire di casa era diventato una minaccia, ma è evidentemente anche una metafora sulla maternità. La casa è il ventre dal quale si può uscire solo grazie ad una corda/cordone ombelicale pericoloso da tagliare, e tutt’attorno alla famiglia c’è solo male. La madre è una guardiana che sorveglia i figli da qualcosa che loro non possono vedere e due sono le strade che si possono scegliere: avere fede o dubitare. I fratelli incarnano le due chiavi di lettura della storia, che sono poi anche quelle del pubblico, ossia credere che il mondo è effettivamente finito oppure che Momma sia solo una pazza visionaria che ha sterminato marito e genitori, per rinchiudersi con i figli in una casa in mezzo al bosco lontani dalla civiltà.
Never Let Go – A un passo dal male, il nuovo film di Alexandre Aja, ex regista cult del new horror francese nei duemila ma con una carriera ormai normalizzata, gioca tutta qui la sua partita: seguire lo scettico Nolan o credere alla fede di Samuel? Aiuta in questo Halle Berry che, in un cast ridotto all’osso tiene con la sua interpretazione praticamente tutto il film, che però mostra troppo presto di aver esaurito gli argomenti. Se già l’idea di partenza non è nulla di nuovo, c’è tanto Shyamalan ma si pesca anche da serie come From, non aiuta a mantenere vivo l’interesse i continui ribaltamenti di prospettiva. Il fatto che realtà e finzione siano messi in dubbio ogni due minuti non crea la suspence ma dimostra solo che Never Let Go cerca, attraverso la confusione di parare da qualche parte, non riuscendo però a mettere in piedi una storia interessante.
Aja è comunque bravino nella gestione dell’ambiente e della messa in scena, giocando sul timore del mondo fuori e dimostrando di essere un regista che sa come girare un horror che però spaventa pochissimo, perso tra il voler dare un messaggio e farlo con un’unica idea stiracchiata. Siamo ovviamente lontanissimi da pellicole come Babadook ma anche da horror caciaroni alla The Watchers – Loro ti guardano, pieni di buchi di sceneggiatura ma alla fine capaci di intrattenere per un paio d’ore.
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