Si può puntare tutto su un progetto inseguito per una vita, mettendo in gioco reputazione, soldi e tutto quello che si è costruito una carriera cinquantennale?
La risposta è sì, cosa si ha da perdere? Questo è quello che ha fatto Francis Ford Coppola con Megalopolis, film fantascientifico, utopia e distopia, crogiuolo di suggestioni visive e narrative. Progetto ambizioso e faraonico che omaggia in modo struggente l’arte di fare cinema in modo totalizzante e immersivo, dando la massima dignità alla narrazione per immagini.
Come non pensare che il protagonista Cesar Catilina (Adam Driver), non sia un alter ego del regista che nella sua gioventù, tra la fine degli anni ’60 e ‘70, insieme ad una banda di ragazzi terribili composta da George Lucas, Steven Spielberg, Brian De Palma, Martin Scorsese, tra i tanti, abbia scosso le fondamenta di un sistema hollywoodiano che ormai aveva fatto il suo tempo? Una banda che è venuta a patti con le major, con incassi stratosferici ma anche con un controllo sulla propria produzione superiore a quello delle generazioni precedenti. Come spesso accade, le rivoluzioni poi di diventano a loro volta status quo da abbattere, ma è innegabile che un certo modo di fare cinema, di produrlo, di girarlo e distribuirlo, sia nato in quegli anni, e abbia consentito per certi versi a realtà come i Marvel Studios di esistere.
Quella generazione non era senza memoria e non era totalmente iconoclasta in realtà. Studiava e lottava per la preservazione del cinema del passato, che citava ampiamente. Questa generazione è paradossalmente oggi, la maggiore antagonista del cinema spettacolo che ha contribuito a fare nascere.
Coppola costruisce un mondo alternativo, simile al nostro ma divergente nella misura in cui racconta di New Rome, città della costa est degli Stati Uniti che reitera le dinamiche dell’antica Roma repubblicana. In questa città Catilina è un architetto che vorrebbe costruire una utopia ipertecnologica, Megalopolis, una città che dia benessere e un adeguato stile di vita a tutti. Cesare ha come antagonista un sindaco conservatore, Franklyn Cicero (Giancarlo Esposito), ma anche nella sua stessa famiglia si nascondono nemici, pronti anche a sobillare le masse con argomenti populisti, come il cugino Clodio (Shia LaBeouf).
Al tema della ricerca dell’utopia, della lotta contro i nuovi conservatori e i populisti, la trama mescola la gestione del potere e la responsabilità che ne segue. Catilina infatti ha il potere di fermare il tempo, ma per fortuna (o sfortuna penserebbero in molti) non lo vuole usare come facile via per i suoi scopi, a rischio di soccombere. Ma forse l’amore di Julia (Nathalie Emmanuel), figlia di Cicero, sarà una forza propulsiva e unificante, che aiuterà Cesar a realizzare il suo sogno.
Coppola cita Metropolis, il noir, tutto il suo cinema, dalle visioni cupe a quelle più luminose e speranzose. Gioca con i generi, con una prevalenza fantascientifica data dal contenitore generale e da quegli elementi, come il potere di fermare il tempo, e il Megalon, un materiale scoperte di Catilina dalle potenzialità infinite. Non si tratta di espedienti di facciata, vorrebbero essere motore narrativo, ma l'intento riesce solo in parte.
I problemi nascono quando si cerca di andare oltre la suggestione, la valutazione dell’intenzione, e si tirano le fila del risultato.
Nonostante la lunghezza, la sceneggiatura non si dispiega, anzi, s’accartoccia, salta di palo in frasca perdendo per strada pezzi, al solo scopo di arrivare alle tesi.
Un vero peccato perché con un montaggio più logico e coerente, un film così totalizzante poteva essere uno dei più rappresentativi di questo scorcio di secolo. Invece abbaglia per splendore visivo, per capacità di mettersi in gioco e di osare del regista, ma lascia interdetti per la noncuranza della narrazione di un regista che ha insegnato a intere generazioni cosa significhi sceneggiare.
Megalopolis ha grandi obiettivi, vuole raccontare grandi ideali con la messa in scena un grandioso racconto per immagini. Se il male presenta elementi spigolosi, ambienti duri alla visione, il bene risiede in luoghi sinuosi, come il Chrysler Building, capolavoro dell’art déco. E Catilina non poteva non spostarsi nella più completa e funzionante visione del futuro che era la Citroën DS. Un futuro bello da vedere e funzionante, come la Megalopolis sognata dal protagonista. Bellezza e concretezza allo stesso tempo.
Peccato che Megalopolis non raggiunga lo stesso risultato.
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