L'epopea di Ken Il guerriero, il manga scritto da Buronson e disegnato da Tetsuo Hara, rivive in questo film che è una produzione parallela a quella dell'omonima serie anime, e rielabora in modo più libero il materiale originale.
L'ambientazione è ovviamente la stessa. Un mondo di fine ventesimo secolo come si temeva nel 1984, anno di prima pubblicazione del fumetto. ovvero post-apocalittico in seguito a un conflitto nucleare globale. Per le lande desertiche vaga il guerriero Ken, detentore del sacro pugno della Divina Scuola di Hokuto, insieme all'amata Julia. Ma bande di predoni senza legge sono in agguato, e Ken viene ferito a morte da Shin, l'esponente della scuola rivale di quella di Hokuto, la Sacra Scuola di Nanto.
Questi, da sempre innamorato di Julia, la rapisce, convinto di aver ucciso il ruo rivale. In realtà Ken sopravvive, ed inizia il suo viaggio dell'eroe attraversando diverse prove, duellando anche a morte con vari rivali, trovando sulla strada anche degli alleati, sulle tracce dell'amata Julia e del suo sogno di fare rifiorire la Terra.
Se non avete mai visto Ken Il Guerriero è meglio fermarsi qui, perché il pregio innegabile di questo film è il fatto che si possa guardare da solo, senza sapere nulla della saga, dipanatasi per numerose pagine del manga, in varie serie TV, OAV e spin-off. Se pur non racconta tutta la storia, il finale è comunque un arco narrativo completo.
Il film, valutato da solo, è un buon distillato dell'immaginario distopico post-apocalittico dell'epoca, dalla trilogia di Mad Max in poi, con l'aggiunta di temi della cultura giapponese e della kung fu exploitation. D'altra parte nell'esorcizzazione del post nucleare il Giappone ha radici ben più profonde, legate al trauma di aver subito le prime (e speriamo che restino per sempre le uniche) due bombe atomiche mai fatte esplodere in un conflitto. Quindi le esagerazioni ipertrofiche, guerrieri che diventano mostri giganti che devastano intere città, si rifanno senz'altro più a Godzilla che ai riferimenti hollywoodiani.
Si tratta di un universo narrativo con una fisica e una biologia forse tutta sua, ma in realtà profondamente legata alla visione orientale del corpo umano e della sua fisiologia, con iperboli per ragioni narrative.
La versione presentata è stata restaurata, anche se alcune scene, delle quali non si dispone più del master originale, appaiono chiaramente sgranate perché ricavate da materiale di scarsa qualità. Sono pochi secondi di varie scene, che nulla tolgono a uno spettacolo che ancora oggi regge il confronto sia da un punto di vista tecnico che narrativo.
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