- Coinvolgere i lettori
- Le paure di R.L. Stine
- Un bambino riservato e pauroso
- Di cosa hanno paura i bambini di oggi?
- Le letture preferite
- Gli adattamenti dai suoi libri
- Ha una classifica dei propri libri che ritiene migliori?
- Il rapporto con l'illustratore delle copertine di Piccoli brividi
- Orrore e commedia, un connubio vincente
- Scrivere fumetti
- I finali aperti
- C'è ad oggi un libro che avrebbe voluto scrivere ma non è riuscito? C'è un'idea sulla quale sta lavorando adesso?
- Cinema e TV di ispirazione
Incontrare R.L. Stine, per chi vi scrive, è stata un'emozione incontenibile. Agli occhi di un bambino degli anni Novanta era una figura alla pari di Stephen King ed era pressoché impossibile non restare ipnotizzati davanti alle copertine coloratissime di Piccoli brividi.
Uno dei più attesi ospiti della narrativa fantastica di Lucca Comics & Games è presente alla manifestazione con molti incontri con il pubblico e fin da subito si è rivelato una persona alla mano e spiritosa. È stato un vero piacere incontrarlo di persona.
Coinvolgere i lettori
Una giornalista in sala ha raccontato la propria esperienza con i Piccoli brividi, che leggeva alla sua sorellina e si divertivano molto entrambe, immedesimandosi nelle vicende perché spesso i protagonisti sono proprio fratelli con un forte legame che si aiutano a vicenda.
Secondo l'autore la prima cosa che colpisce i lettori è il fattore di immedesimazione. I protagonisti di Piccoli brividi e di Fear Street (in Italia arrivati inizialmente con il titolo La strada del terrore, ndr) infatti hanno sempre avuto più o meno le età del pubblico di riferimento e nella vita quotidiana hanno gli stessi problemi, desideri e dinamiche familiari dei lettori. Ma come riusciva l'autore a ottenere questo effetto di immedesimazione? Erano bambini speciali e i genitori erano sempre superflui
ha dichiarato l'autore, suscitando ilarità nel pubblico, perché era proprio così, è una caratteristica ricorrente nelle sue storie, dove i bambini vivono esperienze spaventose che non comprendono appieno, ma i genitori o gli adulti in generale non gli credono e devono usare la propria testa e per uscire al meglio da quelle spaventose avventure. Scrivendo i libri in prima persona, l'immedesimazione per il lettore stesso era molto più marcata.
Le paure di R.L. Stine
Il momento nella vita che lo ha spaventato maggiormente è stato quando aveva accompagnato il figlio Matt (sempre citato nella quarta di copertina dei Piccoli brividi, ndr), quando aveva quattro anni, a un motor show, un'esposizione enorme di automobili a New York. Si è distratto un attimo e ha perso il bambino di vista. Il momento è durato pochi secondi, ma per lui è passata un'eternità e sono stati i peggiori della sua vita. Alla fine il piccolo stava osservando da vicino una macchina e ha rimproverato il papà chiedendogli dove fosse finito.
Un bambino riservato e pauroso
Parlando della propria infanzia, Stine ha ammesso di essere stato un bambino timido e si spaventava spesso. Scriveva da solo nella propria cameretta e non cercava avventure. Quando gironzolava per il quartiere in bicicletta e poi rientrava in casa, quando la lasciava in garage era convinto che qualcosa sarebbe saltato fuori dagli angoli bui, perciò la appoggiava in fretta e poi correva in casa. Ritiene che fosse un modo orribile per crescere, ma questa memoria gli è stata utile successivamente perché l'ha inserita nei libri.
Di cosa hanno paura i bambini di oggi?
Delle stesse cose. Non sono le paure che cambiano, ma le tecnologie, che si riflettono all'interno delle storie. Ora ovunque ci sono i cellulari nelle storie, prima non c'erano, ma la paura dell'ignoto fa parte dell'esperienza di ogni ragazzo. Piccoli brividi poteva essere scritto anche negli anni cinquanta e avere lo stesso effetto, quando era un bambino lui stesso, perché le paure sono sempre le stesse.
Le letture preferite
Non legge molti romanzi dell'orrore, ma ci ha chiesto di non confidarlo a nessuno, poiché non si considera un autore di genere horror.
Il suo autore preferito è Ray Bradbury.
Quando era bambino non aveva libri, leggeva solo fumetti. Un giorno sua madre lo portò in biblioteca e lì scoprì i romanzi di Ray Bradbury. Li trovava straordinari, molto ben scritti e con finali sorprendenti.
Molti anni dopo, quando era già un autore, al festival letterario del Times di Los Angeles ha finalmente incontrato Ray Bradbury. Il suo idolo, però era dietro lo stand del suo editore impegnato a mangiare un panino. Stine era intimidito, non voleva disturbarlo, ma sua moglie lo ha convinto ad avvicinarsi, titubante e finalmente dopo una stretta di mano gli ha detto "sei il mio eroe!" e lui ha risposto: "Sei tu l'eroe per un sacco di altri lettori."
Tra i fumetti che leggeva i suoi preferiti erano I racconti della cripta, The Haunt of Fear, The Witch's Cauldron e sono stati spunti molto importanti per la sua scrittura. Li leggeva dal barbiere, che ne conservava sempre una pila ben fornita. Un giorno ne comprò due, ma la madre era contraria perché li riteneva robaccia e li ha buttati via. Così ogni sabato il piccolo Stine andava a tagliare i capelli. Da ragazzino quindi aveva meno capelli di quanti ne abbia ora, ma si divertiva a leggere quello che voleva.
Gli adattamenti dai suoi libri
R.L. Stine si considera molto fortunato riguardo gli adattamenti che hanno fatto delle sue storie e ritiene che i due film del 2015 e 2018 con Jack Black che interpreta lo stesso Stine siano molto buoni. Durane la realizzazione della prima serie TV degli anni Novanta era occupato a scrivere i libri, ma vedeva altri registi prendere le sue storie, rielaborarle e farle andare talvolta in un'altra direzione per lui era molto divertente.
Ha una classifica dei propri libri che ritiene migliori?
Più facile dirne uno, La maschera maledetta, perché ritiene sia la sua storia di Halloween meglio riuscita. Una ragazzina paurosa e vessata dagli scherzi dei coetanei trova una maschera spaventosa e la indossa per spaventarli e prendersi una piccola vendetta, ma più spesso la indossa, più le risulta difficile poi toglierla e la rende sempre più cattiva. La storia è basata su una storia vera. Sempre il figlio Matt quando era piccolo aveva provato a mettersi una maschera della creatura di Frankenstein, ma non riusciva a toglierla. Così anziché andare ad aiutarlo si è messo a prendere appunti pensando che fosse un'ottima idea per una storia.
Il rapporto con l'illustratore delle copertine di Piccoli brividi
La nostra domanda verte sul rapporto umano e creativo che si è instaurato con l'illustratore Tim Jacobus, che ha realizzato le prime cento copertine di Piccoli brividi, sempre affascinanti e cariche di mistero. Stine considera il disegnatore una persona eccezionale. Si sono conosciuti personalmente solo dopo tre anni da quando aveva pubblicato il primo libro, La casa della morte. Visti i tempi stretti di lavorazione dei libri, Jacobus non riusciva a leggere le storie per intero, quindi realizzava le copertine sulla base di informazioni estremamente limitate. Incredibilmente, attraverso la lettura di pochi paragrafi riusciva sempre a cogliere perfettamente l'atmosfera delle sue storie.
L'unica eccezione è la copertina di Foto dal futuro, dove non è presente la macchina fotografica maledetta, ma una fotografia che ritrae una famiglia di scheletri intenta a fare un barbecue. Così l'editore gli ha chiesto di aggiungere quella scena nel libro e lui ha risolto il problema facendola comparire in un sogno del protagonista.
Orrore e commedia, un connubio vincente
Orrore e umorismo secondo Stine sono molto legati tra di loro, perché offrono la stessa reazione istintiva. Ha fatto un paio di esempi: se salti improvvisamente davanti a qualcuno e gli fai buh!
, scappano ma poi ridono, perché è liberatorio; sulle montagne russe le persone urlano e ridono allo stesso tempo.
Stine inizialmente scriveva storie umoristiche, non credeva che sarebbe arrivato a scrivere dell'orrore. C'è sempre anche dell'umorismo perché non è sua intenzione spaventare davvero i bambini.
Scrivere fumetti
Gli piace molto anche scrivere fumetti, perché lo riporta alle sue prime passioni/letture. Non ama granché la scrittura descrittiva, spesso taglia molto. Con il fumetto ha il vantaggio di poter descrivere solo la scena e poi lascia il problema di arricchire l'ambiente all'illustratore.
I finali aperti
Quando leggeva da ragazzo, Stine amava i twist nei libri, come avveniva nei romanzi di Bradbury. Pensava però che i libri per ragazzi fossero troppo lineari, mentre lui ama quando avvengono delle cose sorprendenti che i lettori esclamino "Non me l'aspettavo!" Così ha sempre cercato di inserirle nei suoi libri. Per quanto riguarda i finali, devono essere felici. Ma in un Fear Street ha fatto imprigionare la protagonista e lasciato libero l'assassino. I lettori non l'hanno apprezzato. Ha raccontato che gli arrivavano lettere che iniziavano con Caro mr. Stine e poi gli davano del cretino, così ha dovuto scrivere un seguito per sistemare.
C'è ad oggi un libro che avrebbe voluto scrivere ma non è riuscito? C'è un'idea sulla quale sta lavorando adesso?
Prima domanda: no. Seconda domanda: no.
Sta lavorando su molte cose, prima fra tutte la nuova serie di Piccoli brividi col sottotitolo La casa del terrore, poi una serie a fumetti sempre per ragazzi The Graveyard Club, poi dieci storie brevi che non ama troppo perché l'editore ha insistito che diventassero da tre a dieci mentre ne pensava solo una. Poi faranno un nuovo film di Fear Street nel 2025 dove si sono divertiti a uccidere un sacco di adolescenti. È confermata anche la seconda stagione della nuova serie di Piccoli brividi che unisce e rielabora i suoi libri in una unica, lunga storia omogenea.
Cinema e TV di ispirazione
Ritiene molto importante la serie TV Ai confini della realtà di Rod Serling. Stine è figlio degli anni Cinquanta e da ragazzino andava ogni week-end al cinema insieme al fratello a vedere i cartoni di Tom e Jerry e film dell'orrore come Blob, Il mostro della laguna nera, Il cervello che non voleva morire e molti altri.
Non ci resta che ringraziare calorosamente R.L. Stine per la disponibilità e da lettore della prima ora negli anni Novanta, perfettamente nel target di quei coloratissimi libretti, chi vi scrive può confermare che è stata una grandissima emozione riuscire a stringere la mano e dire "grazie" di persona all'autore che ha plasmato l'immaginario fantastico di moltissimi lettori in tutto il mondo, tra divertimento e un po' di pelle d'oca.
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