L’imprenditrice Rebecca Zuin muore per un improvviso infarto, sola nella sua mega villa, lasciando al marito Bruno in eredità tutta la sua impresa milionaria. Lui è un ex professore universitario squattrinato di bell’aspetto, ormai abituato a una vita di agio e che non sembra troppo sconvolto per la morte della moglie. In realtà la donna lo teneva in pugno chiarendo in ogni situazione chi dei due fosse ad avere il controllo nella coppia e, d’altro canto Bruno si concedeva molte scappatelle anche con la sorella di Rebecca. La notte stessa dell’omicidio il corpo dell’imprenditrice scompare e, a indagare sul caso, viene chiamato l’ispettore Cosser che sospetta immediatamente di Bruno. È certo che l’uomo abbia sottratto il cadavere per evitare l’autopsia che avrebbe provato l’avvelenamento di Rebecca, per questo lo costringe in piena notte e sotto un diluvio incessante a raggiungerlo all’obitorio.
Il film spagnolo El cuerpo ha già dato vita ad altri tre remake, due indiani, Game/Oru Melliya Kodu (2016) e The Body (2019), e uno coreano Sarajin bam (2018), salendo ora a quota quattro con Il corpo di Vincenzo Alfieri. A cosa si debba tanto successo è presto detto: da una parte la quasi impossibilità di vedere l’originale o le copie più esotiche, dall’altra la struttura di un thriller serrato più o meno adatto ad ogni latitudine. La storia sarebbe potuta essere quella di un episodio di Colombo al quale però è stato inserito un efficace colpo di scena. Tutto il film racconta le indagine svolte da Cosser che un po’ meno amichevolmente rispetto all’ispettore americano, procede nella risoluzione del caso insieme a Bruno. Lo spettatore assiste a diversi flash back dove sono chiarite le dinamiche tra i personaggi da cui emerge come nessuno fosse uno stinco di santo. Con il dipanarsi della storia diventa sempre più chiaro che non esistono buoni e cattivi, che tutti sono manipolatori e manipolati, e che la trama che si cerca di ricostruire spesso è solo un gioco di specchi. Il continuo cambiamento di idea su chi sia la "vittima" e chi il "colpevole", su quale sia la verità, su cosa sia realmente successo, risulta per lo spettatore piuttosto divertente.
Complici le atmosfere da noir, quasi tutto il film è ambientato in un obitorio, di notte con una pioggia che non dà tregua, è soprattutto la scelta del cast a convincere e a dare il giusto spessore a Il corpo, con Giuseppe Battiston perfetto nei panni di Cosser, Claudia Gerini nata per fare l’imprenditrice spietata e felice di sposare un ragazzo giovane da manipolare, e Andrea Di Luigi abbastanza bravo da sostenere sia il ruolo principale che il confronto con attori più esperti. Vi è infine un elemento in più che tende a far funzionare la sceneggiatura, ovvero il colpo di scena finale che fa perdonare anche le diverse incongruenze che ci sono state nel procedere della trama, ma che rende gradevole il tutto. C’è ora da vedere come un prodotto come questo possa oggi essere accolto in sala, visto il poco richiamo di quei titoli di fascia media che non rientrano né nel cinema d’autore né in quello dell’intrattenimento da Blockbuster.
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