USA, Marzo 2006: GeekPunk, casa editrice della testata a fumetti Super Hero Happy Hour apprezzatissima dalla critica grazie ai testi di Dan Taylor, è stato costretto a modificare il titolo dell'albo in Hero Happy Hour a partire dal quinto numero. La decisione a seguito di una lettera inviata all'editore dall'ufficio marchi registrati (trademark counsel) che ricorda come Super Hero - e termini derivati - siano dal 1979 marchi riservati a uso esclusivo di Marvel Comics e DC Comics. La GeekPunk ha prontamente emanato un comunicato stampa per spiegare al pubblico il motivo del cambio di titolo, scatenando commenti accesi e indignati su molti blog tenuti da appassionati di fumetti. 'Marvel e DC ci stanno rubando il linguaggio', grida uno di loro.

Lo sappiamo; siete sorpresi quanto noi nel leggere che un termine ormai praticamente entrato nella lingua quotidiana sia protetto da trademark. Abbiamo per esempio provato, con successo, a cercare 'superhero' nell'American Heritage Dictionary of the English Language. Siete a maggior ragione ancor più sorpresi nell'apprendere che le cose stanno così da ben ventisette anni.

La legalizzazione del marchio, lungi dall'essere un segreto, era poco nota al di fuori di ambienti specializzati appartenenti all'industria dei comics. L'ignoranza sull'esistenza del trademark era talmente generalizzata da provocare l'odierna ondata di sorpresa indignazione.

Una eroica vigliacca guerra?

Ma a ben guardare, il clamore non nasce tutto dall'effetto sorpresa. Fino a oggi Marvel e DC non avevano mai ritenuto necessario far valere il loro diritto legale. Perché ora sono scesi sul piede di guerra?

Opinone diffusa, viste anche le circostanze dei fatti, è che le due major fumettistiche intendano colpire gli interessi commerciali dei piccoli editori indipendenti. Dopo circa un ventennio (anni '70-'90) di duopolio quasi esclusivo Marvel/DC, il mercato dei comics si scopre oggi molto più frazionato tra numerosi editori e complessivamente più povero.

Altri media conquistano un pubblico nutrito a scapito degli editori di fumetti. Solo i lettori più appassionati, ma inevitabilmente anche più esigenti, continuano a comprare comics. Dalla metà degli anni '90 in poi è stato tutto un fiorire di editori di media e piccola grandezza, con l'affermarsi della Image Comics come evento apri-pista. In molti sono oggi finalmente in grado di ritagliarsi una piccola fetta di mercato, strappandola a Marvel e DC se non con la quantità dei loro titoli quantomeno con le buone vendite di isolate proposte di qualità.

Eroi contro Supereroi

In un mercato iperconservativo come quello dei fumetti statunitensi, l'odierna varietà di editori non intacca ancora l'unico e incrollabile baluardo delle strategie per una sicura presa sul pubblico: i lettori vogliono supereroi. Che rispondano a standard classici, ne rivedano criticamente il ruolo (come nel Watchmen di Alan Moore) o li riscrivano in chiave satirica (come in questo Hero Happy Hour - per prudenza lasciamo anche noi definitivamente cadere il prefisso 'Super') è con i supereroi che gli editori vanno sempre sul sicuro. Ma, esclusi Marvel e DC, da oggi tutti devono ricordarsi che i propri supereroi non vanno più denominati tali.

Basterà una contromisura così surreale a far riconquistare alle due major fumettistiche il dominio inconstrastato? La guerra dei supereroi contro i super... cosi comincia oggi ed è ancora tutta da combattere.

Per chi fosse interessato a approfondire l'argomento sotto il profilo storico o legale segnaliamo The Superhero Trademark FAQ pubblicata proprio in questi giorni sul sito Comic Books Resources.